GIOVANNI BRUSCA ASSASSINO DI FALCONE? SOLO LUI?

Svelate le menzogne su via d’Amelio. Anche su Capaci i conti non tornano. Poco prima della ratifica del trattato di Maastricht, l’Italia vittima della speculazione assistette agli attentati contro i simboli della lotta alla mafia. Vari depistaggi riuscirono a nascondere la verità. Articolo del 31 agosto 2018, ancora attuale per il clamore della scarcerazione di Giovanni Brusca  – the 31 August 2018’s article is still relevant due to the release of Giovanni Brusca – The via d’Amelio’s lies are naked. Even the Capaci’s accounts do not add up. Shortly before the Maastricht treaty’s ratification, Italy witnessed the carnages of the symbols of the war on Mafia. Various red herrings hide the truth.)

Taluni assicurano che la speculazione contro l’Italia del 1992 – 60.000 miliardi di oro di Bankitalia per acquistare le lire – ebbe due picchi in corrispondenza di Capaci e via D’Amelio. Basterebbero le carte della Banca d’Italia per sincerarsi se quella connessione è vera? Per comprendere se la speculazione fu causa o effetto? Distinzione di non poco conto, dopo tutto.

Some assure that the speculation against Italy of 1992 – 60,000 billion lire of gold of Bank of Italy converted into lire  – had two peaks: at Capaci and via D’Amelio (respective locations where judge Falcone and judge Borsellino were killed, Translator’s note). Would Bank of Italy files be sufficient to prove if that connection is true? To understand if speculation was cause or effect? Distinction of no small measure, after all.

Il tribunale di Caltanissetta certifica verità deviate per via D’Amelio da parte di pezzi dello Stato. Una novità? Lino Jannuzzivero giornalista, fu coperto di querele, avendo sostenuto dal primo istante l’inattendibilità di Vincenzo Scarantino – drogato e schizofrenico – quale autista della 500 Fiat esplosa in via D’Amelio. «Possibile che Cosa nostra affidasse a un simile individuo il compito di trasportare la macchina con l’esplosivo?». Pioggia di querele eccellenti le cui motivazioni meritano approfondimenti, così come la pubblica informazione connivente. Si indaghino soprattutto i patrimoni di costoro, dei loro eredi, di quanti comunque potrebbero averne beneficiato. Tre poliziotti sono indagati: avrebbero imbeccato Scarantino. Solo tre poliziotti? E basta? Suvvia, è arrivato il tempo di chiarire il ruolo di tutti su Scarantino.

Occorre capire come il depistaggio avvenne, chi lo ordinò, a quale disegno rispose, quali illeciti guadagni determinò. Si dimentica un dettaglio altrimenti banale: un delitto di tale portata non avrebbe senso se non procurasse un guadagno adeguato. La favola dei mafiosi impegnati nelle vendette va bene per le fiction televisive. Risparmiatecela. Se la magistratura non è in grado di indagare su sé stessa, si nomini una commissione parlamentare con ampi poteri requirenti.

The Caltanissetta Court certifies that the truth was manipulated in the case of Via D’Amelio  by elements of the deep state. A surprise? Lino Jannuzzi, a true journalist, was covered with lawsuits because he had maintained from the first moment the unreliability of Vincenzo Scarantino a drug addict, schizophrenic, and unstable – as the driver of the Fiat 500 which was blown up in via D’Amelio. “Is it possible that Cosa Nostra should entrust such an individual with the task of operating the car full of explosive?” he asked. This resulted in a flood of lawsuits, as has been said, whose motivations require further investigation, as well as the motivations of a conniving press. Let’s into their assets, their heirs, and the assets of those who might have benefited. Three policemen are investigated: they supposedly prepared Scarantino. Just three policemen? Come on,  time has come to verify everyone’s role regarding Scarantino.

It is necessary to understand how the sidetracking of the investigation took place: who ordered it, what was the grand design, what illicit gains this generated. In fact, an otherwise trivial detail is forgotten: a crime of this magnitude would not make sense if it did not provide adequate gain reward The story of the mobsters involved in a vendetta is good for TV dramas. Please spare us! If the judiciary is not able to investigate itself, let a parliamentary commission be appointed with ample investigative powers.

Per inquadrare il 1992 e quanto esso comporta per l’Italia, si riaprano anche le indagini su Capaci. Lo suggerisce – dopo la sentenza di Caltanissetta – una logica elementare: l’attentato a Borsellino è conseguenza di quello a Falcone. I pezzi sporchi dello Stato poi operarono in via D’Amelio quindi perché avevano già operato a Capaci.

I pezzi sporchi dello Stato è verosimile che abbiano operato prima, durante e dopo l’attentato di Capaci. Prima per propiziarlo; durante per assicurarne il successo; dopo per cancellare le tracce. Curioso che nessuno ne parli. Oppure si vuole far credere che si sono svegliati solo per Paolo Borsellino? Si riaprano le indagini su Capaci, dunque. D’altronde lo suggerisce anche una rilettura tecnica dell’attentato.

In order to frame properly the year 1992 and what this entails for Italy, the Capaci investigation must be also reopened. This is suggested – after the Caltanissetta sentence – by elementary logic: the attack on Borsellino is a consequence of the one on Falcone. The dirty pieces of the Italian state, therefore,  operated in via D’Amelio because they had already operated in Capaci.

So it is likely that dark elements of the Italian state were active before, during and after the Capaci attack. First to ensure its planning; during the attack to ensure its success; and after to erase any tracks. Curious that no one talks about it. Or do you want to make us believe that they woke up only for poor Paolo Borsellino? So, let the investigation on Capaci be reopened! On the other hand, it is also suggested by a more technical re-reading of the attack.

I mafiosi fecero numerose prove di velocità, al fine di stabilire come e quando dare l’impulso radiocomandato, presumendo che Giovanni Falcone viaggiasse a 160-170 chilometri orari. È il primo errore. La Croma blindata non raggiungeva e manteneva tali velocità. Non di meno i mafiosi posero un rottame di frigorifero sul margine della carreggiata a 30 metri dall’esplosivo, per dare l’impulso elettronico quando l’auto di Falcone vi si fosse allineata, tenendo conto della velocità di reazione di Giovanni Brusca.

The mafia made numerous speed tests in order to establish how and when to give the radio-controlled impulse, assuming that Giovanni Falcone traveled at 160-170 kilometers (100-105 miles) per hour. It is the first mistake. The armored Fiat Croma was’nt able to reach and to maintain such speeds. Nevertheless the Mafia put a refrigerator scrap at the edge of the road 30 meters from the explosion site to give the electronical impulse when Falcone’s car aligned itself with it, taking into account Giovanni Brusca’s reactive speed.

Centosettanta chilometri all’ora sono 47 metri al secondo. L’auto di Falcone copriva gli ultimi 30 metri in 0,63 secondi.

L’ipotesi di velocità di 170 chilometri all’ora era sbagliata per tre motivi.

Uno lo abbiamo già detto: quel modello di Croma (blindata per di più) non era in grado di mantenere la velocitàdi 170 km7h.

Il secondo motivo è che Falcone non oltrepassava mai i 120 chilometri quando viaggiava con la moglie.

Infine Brusca, certamente poco a suo agio con la fisica, trascurò che la velocità era una variabile del tutto incontrollabile da parte dei malviventi e quel frigo ai margini della carreggiata non dava alcuna certezza.

Eppure, come abbiamo detto, Falcone all’appuntamento con la morte giunse puntuale. Perché?

La nostra tesi: “Sulla striscia minata dai mafiosi (intasando di esplosivo un cunicolo sotto la sede stradale) sarebbe dovuto esserci Falcone con la sua auto al momento dell’esplosione. Essa invece – per un ritardo di 0,3-0,5 secondi – impattò   sul muro di detriti, sollevato dalla esplosione.

Che cosa determinò il ritardo spiega perché non può essere stato Giovanni Brusca a dare l’impulso elettronico che ha determinato l’esplosione.”

One hundred seventy kilometers per hour equals 47 meters per second, hence Falcone’s car would have covered the last 30 meters in 0.63 seconds.

The hypothesis of a speed of 170 kilometers per hour was wrong for three reasons.

We have already explained one of them: that Falcone’s Croma car model (the armored version) was not able to maintain that speed, 170 kilometers per hour.

The second reason is that Falcone always limited his speed to no more than 120 kilometers when he was traveling with his wife.

Finally, Brusca, certainly not very comfortable with the laws of physics, neglected the fact that the speed was a variable that could not be controlled by the criminals, consequently that piece of fridge at the edge of the road did not provide any certainty.

Yet, as we said, Falcone was punctual with his appointment with death. Why?

Our thesis is: “on the strip mined by the mafia (clogging a drainage tunnel under the roadway with explosives) Falcone should have been there with his car at the time of the explosion. Instead – due to a delay of 0.3-0.5 seconds – it hit the wall of debris raised by the explosion.

What caused that delay explains why it cannot have been Giovanni Brusca who gave the electronic impulse that caused the explosion”.

Il convoglio di Falcone era di tre auto, la sua e due di scorta, una avanti, l’altra dietro, a distanza serrata. La prima auto, finita sull’esplosione, fu proiettata a 60 metri di distanza; gli occupanti morirono sul colpo.

L’auto di Falcone urtò il muro sollevato dall’esplosione; muro compattato nel primo istante, per poi ricadere e sgretolarsi dopo non più di due o tre secondi.

L’auto di Falcone impattò sul muro esplosivo e l’autista sopravvisse poiché non guidava. Egli era infatti seduto dietro, a 50-70 centimetri dal giudice. Nella terza auto sopravvissero tutti.

Falcone’s motorcade was made up of three cars: his and two escorts, one forward, the other behind, at a tight distance. The lead car, exactly over the explosion, was thrown 60 meters away; its occupants died instantly.

Falcone’s car hit the wall raised by the explosion; compacted wall in the first instant, and then falling back and crumbling after no more than two or three seconds.

Falcone’s car hit the explosive wall and the driver survived because he was not driving, he was sitting in the back seat, two feet behind the judge. In the third car everyone survived.

Falcone guidava l’auto, ricordiamolo. Secondo la testimonianza del suo autista, dovendo dare alla moglie le chiavi di casa, poste nello stesso mazzo di chiavi della Croma, scambiò in corsa la chiave di accensione, 300 metri prima del punto di scoppio.

L’auto andò a motore spento, in folle, passando da 120 chilometri all’ora (33 metri al secondo) a non più di 90 chilometri all’ora (25 metri al secondo).

Falcone pertanto non coprì gli ultimi 30 metri in 0,63 secondi – come avevano invece previsto i mafiosi – impiegando invece da 1 a 1,2 secondi.

Quando Brusca schiacciò il pulsante, l’auto di Falcone distava quindi 17-20 metri all’esplosione.

Falcone was driving the car that day, let’s not forget it. According to the testimony of his driver, asked to give his wife (Falcone’s) the keys to the house, which were in the same bunch of keys of the Croma, he exchanged the ignition key while running, 300 meters before the point of the explosion.

The car ran a few moments with the engine turned off, in neutral, going from 120 kilometers per hour (33 meters per second) to no more than 90 kilometers per hour (25 meters per second).

Falcone, therefore could not have covered the last 30 meters in 0.63 seconds – as the Mafia criminals had expected – taking at least 1-1.2 seconds. 

When Brusca pressed the button, then, Falcone’s car was at 17-20 meters from the explosion.

In quel momento la prima auto di scorta era a meno di dieci metri dall’esplosione. Se l’esplosione fosse avvenuta quando Falcone si trovava a 17-20 metri, chiunque si intenda di esplosivi sa che quella distanza gli avrebbe consentito la salvezza, malconcio ma salvo. Lo prova che il suo autista, lo ripetiamo, si salvò perché era seduto dietro, a 50-70 centimetri di distanza dal giudice. Falcone si sarebbe salvato e la prima auto di scorta avrebbe impattato sul muro esplosivo. At that moment the first security car was less than ten meters from the explosion. If the explosion really had happened when Falcone was still 17-20 meters away, anyone who understands explosives knows that this distance would have allowed him to save himself, battered but safe. The proof rests with his driver, who, we repeat, was saved because he was sitting behind Falcone, 50-70 centimeters away from the judge.

L’ulteriore ritardo (da 120 km/h a 90 km7h), causato dallo scambio di chiavi, portò quindi sull’esplosione la prima auto di scorta invece dell’auto di  Falcone che impattò sul muro di detriti causato dall’esplosione.

Non fu quindi Brusca a dare il vero impulso esplosivo. 

Infatti, secondo gli atti processuali, Brusca premette invano più volte il telecomando. L’esplosione è stata pertanto poi innescata da qualcun o qualcos’altro.

Il telecomando di Brusca non era collegato al circuito esplosivo. Non c’è altra spiegazione tecnica.

Tale ricostruzione è avvalorata da un altro dato di fatto. Il giorno precedente, il 22 maggio, intorno alle ore 12.32 furono notati un furgone Fiat Ducato bianco e alcune persone che eseguivano lavori sul luogo dello scoppio. Furono deviate le automobili di passaggio, furono usati birilli per indirizzare il traffico. Nessuna ditta risultò dagli accertamenti.

The further delay (from 120 km / h to 90 km7h), caused by the exchange of keys, then brought the first security car onto the explosion instead of Falcone’s car which hit the wall of debris caused by the explosion.

Then it cannot have been Brusca who gave the real explosive impulse.

In fact, according to the court documents, Brusca pressed in vain the remote control several times. So the explosion was then triggered by someone or something else.

Brusca’s remote control was not connected to the explosive circuit. There is no other technical explanation.

This reconstruction is supported by another fact. The day before the event, on May 22nd, around 12:32 PM, a white Fiat Ducato van was noticed,, along with and some people, carrying out work at the site of the explosion. Passing cars were diverted, and traffic cones were used to divide the traffic. No contractor was ever identified in the subsequent investigations.

Che cosa e come successe? Qualcuno manipolò il circuito elettrico di Brusca, di scarsa o nulla affidabilità, come abbiamo visto. L’esplosione fu determinata o da un altro impulso esplosivo inviato da un altro gruppo meglio attrezzato, oppure da due antenne che si «guardarono», una sul circuito dell’esplosivo, l’altra sull’auto di Falcone.

What and how did it happen? Someone manipulated Brusca’s electrical circuit, of little or no reliability, as we have demonstrated. The explosion was determined either by an explosive impulse sent by another group better equipped, or by two “dialoguing” antennas: one on the explosive circuit, the other on the Falcone car.

La seconda ipotesi appare più verosimile poiché, grazie al doppio ritardo (da 120 km/h a 90 km7h) sappiamo che l’esplosione avvenne come se Falcone viaggiasse a 120 km/h.

In altre parole, il lavoro fu fatto da un vero specialista. egli era consapevole della forte sensibilità dei detonatori elettrici. Il circuito era quindi doppio: uno di sicurezza, chiuso via radio un istante prima che Falcone scambiasse le chiavi; il secondo,  che innescò l’antenna sull’esplosivo quando ricevette l’impulso dall’antenna sull’auto di Falcone.

Lo scambio di chiavi, imprevedibile, determinò un ritardo, nonostante le due antenne si siano connesse fatalmente. Così la prima auto, avendo rallentato, fu sul fornello esplosivo e Falcone, in ritardo ma non abbastanza, impattò sull’esplosione dopo una frazione di secondo.

The second hypothesis seems more likely, because the delay in the explosion was there anyway. The circuit was double: one for security, closed by a radio signal a moment before Falcone exchanged the keys; the second triggered by the antenna on the ground waiting for the one on Falcone’s car.

 In other words, the work was done by a real specialist. he was aware of the strong sensitivity of electric detonators. The circuit was therefore double: a security circuit, closed by radio just before Falcone exchanged the keys; and a second one, which triggered the antenna on the explosive when it received the impulse from the antenna on Falcone’s car.

The exchange of keys, unpredictable, however, caused a delay, despite the two antennas connecting to one another.

So the first car, having slowed down, was on the explosive point and Falcone, late but not late enough, impacted the explosion after a fraction of a second.

Sulla scena di Capaci intervenne l’Fbi, che secondo Rino Formica dava il ritmo anche a Mani pulite. D’altronde, Peter Semler, console statunitense a Milano, aveva una certa dimestichezza con Antonio Di Pietro. Si riparta dunque con le indagini dall’auto di Falcone, nelle ore precedenti la sua partenza per Capaci.

The FBI intervened on the Capaci crime scene. According to Rino Formica, (Former Economic Minister and high-ranking official in the Socialist Party), the FBI was also setting the pace on the so called “Clean Hands” investigations. On the other hand, it was said, Peter Semler, US consul in Milan, was in close contact with Antonio Di Pietro (The magistrate running the “Clean Hands” investigations).

Let’s start again, then, with the investigation of Giovanni Falcone’s car in the hours before his departure for Capaci.  


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Informazioni su Piero Laporta

Dal 1994, osservate le ambiguità del giornalismo italiano (nel frattempo degenerate) Piero Laporta s’è immerso nella pubblicistica senza confinarsi nei temi militari, come d'altronde sarebbe stato naturale considerando il lavoro svolto a quel tempo, (Ufficio Politica Militare dello Stato Maggiore della Difesa). Ha collaborato con numerosi giornali e riviste, italiani e non (Libero, Il Tempo, Il Giornale, Limes, World Security Network, ItaliaOggi, Corriere delle Comunicazioni, Arbiter, Il Mondo e La Verità). Ha scritto “in Salita, vita di un imprenditore meridionale” ed è coautore di “Mass Media e Fango” con Vincenzo Mastronardi, ed. Leonardo 2015. (leggi qui: goo.gl/CBNYKg). Il libro "Raffiche di Bugie a Via Fani, Stato e BR Sparano su Moro" ed. Amazon 2023 https://shorturl.at/ciK07 è l'inchiesta più approfondita e documentata sinora pubblicata sui fatti del 16 Marzo 1978. Oggi, definitivamente disgustato della codardia e della faziosità disinformante di tv e carta stampata, ha deciso di collaborare solo con Stilum Curiae, il blog di Marco Tosatti. D'altronde il suo più spiccato interesse era e resta la comunicazione sul web, cioè il presente e il futuro della libertà di espressione. Ha fondato il sito https://pierolaporta.it per il blog OltreLaNotizia. Lingue conosciute: dialetto di Latiano (BR) quasi dimenticato,, scarsa conoscenza del dialetto di Putignano (BA), buona conoscenza del palermitano, ottima conoscenza del vernacolo di San Giovanni Rotondo, inglese e un po' di italiano. È cattolico; non apprezza Bergoglio e neppure quanti lo odiano, sposatissimo, ha due figli.
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12 risposte a GIOVANNI BRUSCA ASSASSINO DI FALCONE? SOLO LUI?

  1. salvatore scrive:

    Meglio ritornare all’antico, Generale.Però quello che mi viene difficile da digerire ,chi ha fatto questo lavoro da super esperto,non poteva essere un mafiosetto di stanza a Capaci,poi perchè Capaci? Chi ha messo le mani su questo intreccio elettrico è stato uno esperto,magari istruito a dovere in qualche nazione oltre oceano. Magari in ballo c’era sempre Ustica?

  2. Piero Geraci scrive:

    Caro Generale mi sono imbattuto in questo suo articolo ,solo oggi!; per caso venni a sapere dell’ipotesi del radiotrasmettitore posto dentro l’ auto del giudice Falcone circa 20 anni fa ;infatti insieme al falso pentito Scarantino cercarono di “fottere ” un mio amico ex maestro elementare nonché intellettuale con i fiocchi ed esperto artificiere (oltre che nella sua cava di estrazione marmo ,in provincia di Palermo, aveva lavorato con gli esplosivi per anni in Libia ). Tentarono di dare in pasto all’ opinione pubblica la notizia del ritrovamento ,nel deposito -ufficio della sua cava, di un chilo di esplosivo industriale e del libretto di lavoro di Totò Riina! Il maestro artificiere da uomo colto, con buone possibilità economiche ed esperto in tutte le tecniche di innesco e in tutti i tipi di esplosivi, riuscì a sventare il tentativo di messa in mezzo! Mi raccontò come lo scherzetto gli costò in consulenze legali, una ventina di milioni di vecchie lire e come ,dopo avere spiegato addirittura ai suoi aguzzini che, velocità dell’ auto+ tasso di umidità dell’ aria nel mese di maggio +distanza e scarsa visibilità dalla collina dove venne azionato il telecomando, rendevano assai improbabile che mano umana con un semplice radio comando avesse sortito una deflagrazione così precisa :disse agli inquirenti che secondo lui, l’impulso per lo scoppio era partito da un radiotrasmittente posta dentro l’auto del giudice Falcone. Dopo un paio di mesi di perquisizioni nel cuore della notte e interrogatori, mollarono la preda… Se lei fosse interessato a conoscere tutti i particolari della testimonianza mi posso adoperare per metterla in comunicazione con il mio ex maestro elementare!

  3. agostino nobile scrive:

    Carissimo Piero, quello che scrivi è molto interessante. Dovresti farlo pervenire alla signora Meloni e a Salvini. Magari non cambierà nulla, ma la conoscenza di questi fatti gli farà bene politicamente.

  4. Maurizio Livrea scrive:

    La ricerca della verità è fondamentale,anche se non si potrà avere la sicurezza,ma se fosse abbandonata da subito sicuramente tanti eventi non sarebbero mai venuti a galla.Lo scetticismo è quello che tramite la contro informazione si vuole ottenere proprio per evitare la ricerca della verità .Articolo e soluzioni molto interessanti.
    Complimenti al Gen.che continua a portare avanti sia come cittadino che ex militare lo Spirito di servizio alla Nazione ed alla verità.

  5. sigmund scrive:

    Il desiderio di comprendere è sempre lodevole, e ogni tentativo in tal senso va apprezzato, ma se non parlano quelli che hanno materialmente preso parte all’attentato sarà difficile stabilire quale sia la verità su quel periodo tragico che ha rappresentato l’inizio della perdita di sovranità del nostro amato paese.
    1989 a duecento anni dalla rivoluzione francese crolla il muro di Berlino e il mondo si appresta alla globalizzazione della stessa rivoluzione francese, lo abbiamo capito dopo, e anche gli avvenimenti a cui si fa riferimento in questo articolo verosimilmente rientrano nella stessa logica e andrebbero lì ricercati.

  6. serena gana cavallo scrive:

    Buio pesto con fuochi d’artificio occasionali. MAI LA VERITA’.

  7. Romano Carafoli scrive:

    Un faro nel buio dell’informazione.
    Per me pienamente condivisibile.

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