La fine del Mondo, il Santo Natale e i borghesucci italiani.

Maya prophecyUna sicurezza tra molte incertezze: la fine del Mondo è rimandata a tempi più apocalittici di quelli correnti.

È tuttavia curioso come l’attendibilità del calendario Maya non fu messa in discussione daBuon Natale! media e televisionari, altrimenti prodighi di laici blabla sulla Bibbia, nella quale dopotutto c’è solo la previsione della nostra Resurrezione, la quale insomma non è una catastrofe.

Accaniti contro la Bibbia, la fosca previsione Maya rimase indisturbata, anzi avvalorata, per circa cinque anni da quando si palesò sull’orizzonte mediatico, poco dopo l’ingresso alla Casa Bianca del premio Nobel per la Pace e criminale di guerra, Barak Hussein Obama.

La7, obamiana e bilderbeghiana, il 24 settembre 2010, annunciò: ”Direttamente dal Messico, Valerio Massimo Manfredi, per questa puntata, spostandosi da Teotihuacàn a Tenayuca patria Azteca, ci spiegherà in maniera scrupolosa la civiltà precolombiana, in particolar modo i Maya, popolo dall’ampia cultura, con grande conoscenza dell’astronomia, delle arti e con una società e religione molto complessa.

Per introdurre il film che andrà in onda alle 22.30, Apocalypto di Mel Gibson, che racconta una parte della storia dei Maya e delle civiltà precolombiane, Impero ci spiegherà gli aspetti storici delle civiltà dell’America centrale, partendo dalla guerra tra la popolazione del posto e quella proveniente dalle città, con particolare interesse, alla conquista spagnola, Montezuma, ed i vari tempi votati al sacrificio degli Dei.

Se siete amanti della storia delle civiltà precolombiane, lo speciale di Impero, vi spiegherà in maniera dettagliata, una delle pagine più nere e apocalittiche della storia mondiale”.

Capite? Valerio Massimo Manfredi…Una cazzata pazzesca, avrebbe detto Fantozzi, quand’era ancora un ometto libero.

Dopo un annetto le pagine “più nere e apocalittiche della storia mondiale” passano a Crozza, girate in burla, a cinque anni da quando tutto è cominciato. Le riviste e i giornali fighissimi seguirono la stessa parabola di La7, come obbedendo a una regia: «Drammatizzate, drammatizzate, drammatizzate… accreditate i Maya, bravi e profetici… smorzate… smorzate… smorzate…».

S’arriva a ridosso della data fatale, qualche giorno prima del santo Natale, la musica cambia ancora: «Adesso ridete…ridete… ridete… tutta una burla… macché fine del Mondo! Voi ci avevate creduto?». Uno scherzetto, la prosecuzione di Halloween con altri mezzi. Suvvia, se abbiamo scampato la fine del mondo, anche se scoppiasse una guerra mondiale – Russia e Cina si armano a rotta di collo – potremmo dire che ci è andata bene. È come quando aumentano la benzina: annunciano un iperbole poi la dimezzano. La fine del mondo? Macché, verrà solo una guerra. Allora va bene.

Nel frattempo sono spariti i soldi dalle nostre tasche e i presepi da molti luoghi pubblici; presepi spariti del tutto da tivvù e giornali. Guardate Google, ci rappresenta come burattini. Buone feste, dice. Animali, è il 25 Dicembre, è il Santo Natale. Non gliene frega nulla: tutti si sono dati appuntamento per cancellare il Natale. Passerà ancora qualche anno e la celebrazione del Santo Natale sarà proibita. Bisognerà andare in Russia per festeggiare e ammirare un presepe.

Questo concerto di coincidenze globalizzate, in un mondo le cui farfalle di Tokio fanno sfracelli a Manhattan, e figuriamoci a Casoria e san Basilio, mi lascia un po’ così. Qualcuno dirà “le coincidenze sono solo casualità”.

Iiih… il caso, quante cose reputammo casuali e ora scopriamo che casuali non erano manco per niente. Una fra le tante, l’avete già dimenticata, scommetto: quel console americano a Milano, qualche mese fa, quando Tonino Di Pietro attaccava il Quirinale, ci disse di Tangentopoli e del suo consolato intrufolato negli atti giudiziari. Negli anni ’90 si disse ch’era un caso la malora dei politici meno simpatici agli americani.

Era il 30 ottobre 1938. Ordinarono a Orson Welles:”Dai, facci capire quanto efficace sia la radio per scatenare il panico, dopo tutto stiamo andando in guerra, dobbiamo sapere cosa farne di queste valvole”. Fu “La Guerra dei Mondi”, l’invasione dei marziani. Era la sera di Halloween, dolcetto o scherzetto, passammo da «lo dice il giornale» a «lo dice la radio», a benedire le sacre fonti cui attingere opinioni. Poi subentrò “lo dice la televisione” e infine oggi ”lo dice Internet!”.

La fiducia tuttavia non è più scontata. Questo pensiero è il rovello dei mestatori. Sel’opinione pubblica ha un punto fermo – il magistero del Papa, per esempio – allora devi togliere ogni certezza, svuotare ogni convinzione, affinché le tue balle galleggino nell’artificiosa coscienza collettiva che tu realizzi nel Web. Il risultato però non è più così agevole come nel 1938. Allora Mr. Smith accendeva la radio e ascoltava. Se non gli piaceva la minestra, spegneva e s’allontanava. Alcuni, pochi, potevano opporsi alle convinzioni di molti, ma era negata loro la radio per controbattere. Con la tivvù andò più o meno allo stesso modo. Arrivarono radio e tivvù private e fu crisi passeggera; non appena domate/comprate divennero in pari modo inattendibili.

Il Web fu la fase successiva; un bombardamento a tappeto di informazioni che sbriciola ogni convinzione precedente: una mano santa per i manipolatori. “Una bugia ripetuta spesso, diventa verità”, disse Joseph Goebbels che oggi sarebbe di casa in Internet.

Le immagini dei presepi artistici napoletani sono tratte dal sito ‘O presebbaro

La manipolazione è possibile ma è enormemente più dispendiosa che nel 1938. Meno male, immaginate se fosse il contrario … mentre è più o meno gratuita la fruizione del web; infatti vogliono rimediare.

Intanto L’opinione pubblica oggi s’interroga sulle manipolazioni in Nord Africa.

I 10mila morti che le agenzie inglesi imputavano al Rais libico agli inizi dei disordini furono oscurati dai veri 10mila morti del terremoto in Giappone. Giorni prima Internet aveva sbugiardato la tivvù a proposito della polizia di Berisha che “spara sui dimostranti”. I filmati di YouTube, passati alla moviola, mostravano un dimostrante che spara alle spalle d’un altro. Sul sito www.malainformazione.it trovate queste e altre interessanti dimostrazioni.

presepenapoletano10Il Web,  interattivo e incontenibile, ama le controanalisi stringenti. La prima guerra in Iraq – era il 1991 – fu manipolata? Il Web, ancora troppo elitario, aveva la mordacchia. La seconda guerra in Iraq, nel 2003, offrì l’imbarazzo onusiano di Colin Powell, sembrava uno scolaretto che non aveva studiato bene la lezione, tentando di dimostrare l’esistenza delle inesistenti armi di distruzione di massa di Saddam.

Con quello che avviene in Nord Africa oggi, torna un detto di Roosvelt: puoi dire molte bugie a pochi ed essere creduto, una bugia a tanti ed essere creduto; non puoi però dire tante bugie a tanti e sperare di essere creduto; nonostante il petrolio e l’uranio, aggiungiamo.

Domanda odierna: dov’è Julian Assange? È attore, comprimario o co-regista, in questo teatro globale di trascoloranti non verità?

Insomma Orson Welles non fu che un principio.

“Una bugia ripetuta spesso, diventa verità” oggi passa con i serial, ripetitivi appunto, che ti fanno digerire l’indigeribile, dalla pedofilia scaricata sui preti in Boston Legal, alla tortura legalizzata di NCIS. L’intera serie de “I Sopranos” fu confezionata quando si rese necessario ricollocare tutta la mafia in Italia e nell’ambito cattolico, come se le triangolazioni FBI-CIA-Riina fino alla fine della Guerra Fredda fossero state un nonnulla.

I borghesucci italiani si preoccupano del presepio e non vedono che ci hanno già portato via la Chiesa o sono in procinto di farlo gli stessi servi infedeli al suo interno.

In una chiesa salesiana per la Santa Messa, l’officiante mi tribolò con un’omelia pauperista, muovendo dalla lettura del Santo Vangelo sulle gesta di san Giovanni Battista. Che cosa centrasse l’erario col tema evangelico rimase oscuro, non di meno dal pronao tartagliò d’anatemi contro ricchi ed evasori fiscali, principio d’ogni male, come s’assistesse a CheTempoCheFa, piuttosto che al sacro rito.

”Il dieci per cento delle famiglie italiane possiede metà della ricchezza nazionale” pausa teatrale, il braccio levato e poi alzo zero contro gli evasori. Se siamo ancora al pauperismo, che cosa studiò costui in seminario? Il sacro comiziante ignorò che il Poverello d’Assisi – correva il XIII secolo – levò un muro insormontabile contro il pauperismo, il quale fu eradicato dai territori cattolici, per poi rivitalizzarsi, ieri, grazie a iniezioni di marxilluminismo, in Italia particolarmente inebrianti, nelle strade di Bologna e Firenze, lungo le quali poteri tetri e solidi agguantano le coscienze prima e i denari poi, predicando povertà e scassinando casseforti pubbliche e private.

Mentre quello conciona mi chiedo se si sia mai interrogato sulle ragioni della progressiva assenza di Gesù bambino dall’iconografia natalizia, a favore di alberi innevati, renne rampanti, rubizzi babbinatale e persino cani abbigliati da pastori. Quello predicare virtù, accucciato nella congrua, mentre le Marieantonietta sbeffeggiano il popolo, corrotto dalla connivenza fra prelati e potere. L’arte del Presepe? Non interessa i difensori dei beni culturali e artistici.

In questa prova generale d’Apocalisse, l’officiante comizia dal pronao, ci interroghiamo se il mondo finirà o la guerra scoppierà, incuranti che, scomparso un cardinale elevatosi ad antipapa in pectore, un altro ne occupò la scena mentre quello declinava. Il nuovo, come il predecessore, prodiga esortazioni, consigli, rimproveri, niente affatto preoccupato, proprio come il predecessore, d’essere famigerato, anzi ostentatamente indifferente, quest’ultimo, d’essere nomato “principessa”, per i suoi stili di vita per nulla ispirati al Battista, ancor meno al suo divino cugino, semmai evocando Salomé danzante per il Tetrarca.

La dilagante notorietà  degli alti prelati per le gesta richiamate, come per gli antichiPresepe1 cavalieri, dai loro nomi d’arte – tutti curiosamente declinati al femminile: Jessica, Katya, Malena, Silvia… – mentre s’ordiscono trame contro il Vicario di Cristo, è il dato su cui i predicatori/comizianti mai si soffermano, poiché nonostante non abbiano famiglia (forse), hanno tuttavia un proprio donabbondio da custodire. È quindi più agevole concionare di evasori fiscali, dipingendoli come diavoli nemici della Chiesa, piuttosto che esecrare le Jessica in porpora. Insomma sia lodata e ringraziata ogni momento, Equitalia.

La sporcizia è entrata nella Chiesa, ammonì Benedetto XVI, ma prima ancora entrò nelle tipografie. Il giornalismo italiano è fatto – con rare eccezioni – da borghesucci avveduti per il loro futuro e fumosi sul tempo presente. Il giornalismo asservito è il male peggiore che apre la strada a ogni altro male possibile. I lettori rispondono da par loro quando, indecisi se acquistare un quotidiano o un caffè, in larga maggioranza propendono per la tazzina. Hanno fatto una legge che vieta ai giornalisti italiani la complicità coi servizi segreti. Ben più necessaria sarebbe una legge che vietasse la genuflessione della stampa ai servizi segreti stranieri, americani in testa, com’è evidentemente successo per la campagna contro Benedetto XVI. D’altro canto, tutta la sovranità dell’Italia è ampiamente compromessa, com’è abbondantemente dimostrato dalla vicenda di Pino LoPorto e da quella dei 3mila imprigionati nelle carceri straniere.

Oggi, mentre per ora rimane impossibile sparare di nuovo al Papa, piuttosto è preferibile lordarlo con cartocci di letame, in buona misura forniti di notte dagli stessi prelati che predicano virtù di giorno, ai quali danno manforte le caricature di Savonarola, come quella che m’afflisse domenica, inconsapevole icona della borghesia italiana – laica o religiosa, non importa – in grandissima parte fatta di codardi, gretti e incapaci di pensare in libertà. Le pagliacciate di Berlusconi, le menzogne politiche di Monti e le trame di Obama attecchiscono sul terreno borghese ben coperto di  letame.

Non di meno, “non praevalebunt” e, dunque, evviva il Papa!.

Siamo nelle mani di Dio, speriamo che non applauda. Buon 2013!

Informazioni su Piero Laporta

Dal 1994, osservate le ambiguità del giornalismo italiano (nel frattempo degenerate) Piero Laporta s’è immerso nella pubblicistica senza confinarsi nei temi militari, come d'altronde sarebbe stato naturale considerando il lavoro svolto a quel tempo, (Ufficio Politica Militare dello Stato Maggiore della Difesa). Ha collaborato con numerosi giornali e riviste, italiani e non (Libero, Il Tempo, Il Giornale, Limes, World Security Network, ItaliaOggi, Corriere delle Comunicazioni, Arbiter, Il Mondo e La Verità). Ha scritto “in Salita, vita di un imprenditore meridionale” ed è coautore di “Mass Media e Fango” con Vincenzo Mastronardi, ed. Leonardo 2015. (leggi qui: goo.gl/CBNYKg). Il libro "Raffiche di Bugie a Via Fani, Stato e BR Sparano su Moro" ed. Amazon 2023 https://shorturl.at/ciK07 è l'inchiesta più approfondita e documentata sinora pubblicata sui fatti del 16 Marzo 1978. Oggi, definitivamente disgustato della codardia e della faziosità disinformante di tv e carta stampata, ha deciso di collaborare solo con Stilum Curiae, il blog di Marco Tosatti. D'altronde il suo più spiccato interesse era e resta la comunicazione sul web, cioè il presente e il futuro della libertà di espressione. Ha fondato il sito https://pierolaporta.it per il blog OltreLaNotizia. Lingue conosciute: dialetto di Latiano (BR) quasi dimenticato,, scarsa conoscenza del dialetto di Putignano (BA), buona conoscenza del palermitano, ottima conoscenza del vernacolo di San Giovanni Rotondo, inglese e un po' di italiano. È cattolico; non apprezza Bergoglio e neppure quanti lo odiano, sposatissimo, ha due figli.
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Una risposta a La fine del Mondo, il Santo Natale e i borghesucci italiani.

  1. gemini24 scrive:

    I segni di resa totale della Chiesa mi sembrano evidenti. Della sua ostpolitik non è rimasto niente; aumentano silenzio e complicità. La stessa difesa della libertà religiosa e delle comunità cristiane è subordinata ai giochi geopolitici. Il caso Siria grida vendetta. Penso che il Papa sia ormai pronto a suggellare la svolta. Auguri di buon anno a Lei, ma non a tutti. Sarei per una maledizione Maya selettiva

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