TRUMP, IL DIRITTO DELLA FORZA

Donald Trump ha preso atto dei nuovi rapporti di forza nel Vicino Oriente: i palestinesi contano meno che mai. Trump difende una conquista militare di Israele. Gli Stati nascono e muoiono con la guerra.

Che cosa accadrebbe se, costituitosi lo Stato della Palestina, il suo presidente dichiarasse Gerusalemme capitale del nuovo Stato? Perché Gerusalemme è secondo loro una città islamica? Come sono davvero mutati i rapporti di forza?

Prima di rispondere, sgomberiamo il campo dagli equivoci, chiedendoci perché lo Stato palestinese e quello israeliano hanno diritto a esistere, sebbene i lemmi “Palestina” e “Israele” non abbiano alcuna radice storica a giustificare la costituzione dei due Stati.

[cryout-pullquote align=”right” textalign=”justify” width=”33%”]Pubblicato con altro titolo sul quotidiano La Verità del 10 Dic. 2017[/cryout-pullquote]

La Palestina non è mai esistita prima, durante e dopo il dissolvimento dell’Impero Ottomano, se non per le manipolazioni franco britanniche, con l’accordo segreto del 1916 (The Sykes–Picot Agreement) sulla spartizione delle aree di influenza sull’Asia Minore, per sfruttarle a proprio vantaggio. In quanto a Israele, l’ultima entità statale d’etnia ebraica si dissolse nell’Impero Romano.

Non di meno l’esistenza legittima di ambedue gli Stati è un dato di fatto per via politica, conseguito ai due conflitti mondiali e alle conflittualità successive. Quanti contestano la nascita della Palestina o di Israele, quindi sbagliano. Così come sbagliano quant’altri, al contrario, ne rivendicano la legittimità solo su basi storico religiose. Gli Stati si legittimano politicamente nel presente se hanno capacità d’esistere, autoconservarsi ed essere sovrani attori di relazioni politico economiche con gli altri Stati. In quanto al passato: «Gli Stati nascono e muoiono con la guerra» sentenziò Charles De Gaulle. Difficile dargli torto. Chi ne dubiti esamini i 193 membri delle Nazioni Unite, senza dimenticare che persino il 194°, solo osservatore nell’ONU, lo Stato Vaticano, è frutto delle armi.

Lo Stato palestinese e quello israeliano si legittimarono dal 1947, quando l’assemblea dell’ONU, a maggioranza dei due terzi, optò per due Stati separati, Palestina e Israele, con Gerusalemme “città internazionale”. 

Israele oggi è consolidata grazie a se stessa e all’aiuto esterno, statunitense soprattutto. Lo Stato palestinese è invece finora abortito grazie ai numerosi “amici”, guerrafondai falliti, dall’Unione sovietica alle cricche Bush-Obama-Clinton, inclini a utilizzare i palestinesi a mo’ di clava contro Israele e fattore di crisi e di crescita del costo del greggio. Quest’ultima funzione oggi è in declino e, con essa, scema la rilevanza dei palestinesi e del loro possibile Stato.

Trump ha solo preso atto dei nuovi, reali rapporti di forza, a sfavore dei palestinesi. Questi dati di fatto sembrano tuttavia trascurabili a quanti oggi, con livore ideologico, evitano di chiedersi che cosa accadrebbe se Abū Māzen, costituendosi lo Stato palestinese, collocasse la capitale a Gerusalemme. Pochi fra costoro protesterebbero.

D’altronde anche fra gli ebrei si registrato colpi bassi. Senza scomodare il solito Gad Lerner, basti leggere Sergio Della Pergola, docente dell’Università Ebraica di Gerusalemme: «Questo annuncio ha il sapore di un diversivo dalla caccia all’uomo sulla questione russa in cui è coinvolto (Trump, NdR)».

L’ambasciata USA a Gerusalemme fu voluta da una legge del Congresso nel 1995, durante la prima presidenza Clinton. Sei mesi fa Trump firmò l’ennesimo rinvio della sua attuazione, come avevano fatto i predecessori da ventidue anni. The Donald, contrariamente a quanto gesuiticamente insinua Della Pergola, avrebbe avuto sei mesi fa più motivi di oggi per un diversivo. «Appena sarò eletto la nostra ambasciata verrà trasferita a Gerusalemme!» promise. Lo ha fatto solo oggi, perché oggi ha forza politica sufficiente. Sei mesi fa sarebbe stato un suicidio, visti anche i veleni odierni dei Della Pergola.

Quanti oggi criticano Trump, dimenticano le mire mussulmane: Gerusalemme è da sempre per i palestinesi capitale del loro Stato. Perché dovremmo regalarla a loro? Bene ha fatto Trump a dare una mano a Israele a difendere la sua conquista militare dopo la Guerra dei Sei Giorni del 1967, voluta dai mussulmani, contro la decisione delle Nazioni Unite del 1947. Se negli USA avesse vinto la cricca finanziaria petrolifera filo mussulmana, essi giustificherebbero Gerusalemme in mano ai palestinesi, come spesso fanno, poiché “ospita la moschea Al Aqsa, il terzo luogo più sacro dell’Islam dopo la Mecca e Medina”, come se la tradizione ebraica e la presenza del Santo Sepolcro non contino nulla.

Se questo è il criterio di legittimazione, visto il fiorire delle moschee in Italia, meglio la forza e la decisione di Trump. Esse dovrebbero tranquillizzarci, nonostante la “profonda preoccupazione” del filo islamico Bergoglio.

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Informazioni su Piero Laporta

Dal 1994, osservate le ambiguità del giornalismo italiano (nel frattempo degenerate) Piero Laporta s’è immerso nella pubblicistica senza confinarsi nei temi militari, come d'altronde sarebbe stato naturale considerando il lavoro svolto a quel tempo, (Ufficio Politica Militare dello Stato Maggiore della Difesa). Ha collaborato con numerosi giornali e riviste, italiani e non (Libero, Il Tempo, Il Giornale, Limes, World Security Network, ItaliaOggi, Corriere delle Comunicazioni, Arbiter, Il Mondo e La Verità). Ha scritto “in Salita, vita di un imprenditore meridionale” ed è coautore di “Mass Media e Fango” con Vincenzo Mastronardi, ed. Leonardo 2015. (leggi qui: goo.gl/CBNYKg). Il libro "Raffiche di Bugie a Via Fani, Stato e BR Sparano su Moro" ed. Amazon 2023 https://shorturl.at/ciK07 è l'inchiesta più approfondita e documentata sinora pubblicata sui fatti del 16 Marzo 1978. Oggi, definitivamente disgustato della codardia e della faziosità disinformante di tv e carta stampata, ha deciso di collaborare solo con Stilum Curiae, il blog di Marco Tosatti. D'altronde il suo più spiccato interesse era e resta la comunicazione sul web, cioè il presente e il futuro della libertà di espressione. Ha fondato il sito https://pierolaporta.it per il blog OltreLaNotizia. Lingue conosciute: dialetto di Latiano (BR) quasi dimenticato,, scarsa conoscenza del dialetto di Putignano (BA), buona conoscenza del palermitano, ottima conoscenza del vernacolo di San Giovanni Rotondo, inglese e un po' di italiano. È cattolico; non apprezza Bergoglio e neppure quanti lo odiano, sposatissimo, ha due figli.
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15 risposte a TRUMP, IL DIRITTO DELLA FORZA

  1. renato scrive:

    07/01/18 ho letto testo e commenti
    La guerra dei sei giorni nel 1967 fu iniziata dagli israeliani con l’attacco improvviso e conseguente distruzione dell’aviazione egiziana. Motivazione ? Egitto, Siria e Giordania pare stessero ammassando truppe in prossimità del confine israeliano nel Sinai. Nasser aveva chiesto all’ONU di ritirare le truppe che stazionavano sul territorio egiziano dopo l’attacco del 1956 da parte di Inghilterra, Francia e Israele. Benché Israele, al contrario dell’Egitto, si fosse rifiutato di concedere lo stazionamento di forze ONU sul suo territorio, trovò che la richiesta egiziana fosse inammissibile e motivo sufficiente per l’aggressione. La guerra si sarebbe potuta comunque evitare: Nasser aveva acconsentito ad inviare il suo vice a Washington per un negoziato in quella sede. L’allora leader del Likud, e più tardi primo ministro Menachem Begin, in un’intervista del 1982 al “Army War College” del Pentagono ammise che l’attacco all’Egitto era in realtà immotivato, non c’erano prove sufficienti a sostenere che Nasser ed altri “mussulmani” avessero intenzioni bellicose. Fu null’altro che una deliberata iniziativa israeliana.

    • Piero Laporta scrive:

      Ammettiamo pure che sia stata, come dice lei, un’iniziativa israeliana deliberata. Che cosa cambia oggi? La guerra crea diritto, piaccia o meno. Se ne dubita, chieda ai nostri profughi istriani.

      • renato scrive:

        E’ una visione parziale della storia, che un esperto come Lei dovrebbe evitare.

        • Piero Laporta scrive:

          La storia cammina indipendentemente dalle nostre idee. Essa è il risultato essenziale di rapporti di forza e di qualche rara circostanza fortuita. Il vaso di Pandora è stato aperto ben prima del 1967 e persino del 1948. Non può chiudersi solo perché lo speriamo.

  2. Mauro scrive:

    A proposito della fine degli imperi nella guerra… Cosa pensi, Piero, la quasi fine delle militarmente potentissima superpotenza bizantina e la fine dell’altrettanto superpotenza sassanide nella seconda metà del VII secolo erano proprio dovute a un’irresistibile forza delle armate arabe formate di pastori invasati? La guerra bizantino-sassanide del 602-628 fu una delle più strabilianti dimostrazioni di potenza militare high-tech dei due antagonisti della storia; e Maurizio arrivò a Persepoli. Eppure ambedue le superpotenze dell’epoca crollarono come birilli davanti a modeste armate di cavalieri arabi armati così così pochi anni dopo. Non è che Bisanzio e Persepoli fossero economicamente stremate da quasi trent’anni di costosissima guerra a elevata tecnologia? Gli imperi muoiono nella guerra, ma soprattutto muoiono nella follia economica: proprio quello che sta facendo il vostro idolo.

    • Piero Laporta scrive:

      La corruzione – del tutto analoga a quella corrente, mutatis mutandis – faceva spalancare le porte delle città cristiane ai mussulmani. S’accorsero poi d’essere nella brace per evitare la padella, ma il guaio era fatto. La storia è maestra di vita, ma – aggiunse Gramsci – non ha scolari.

      In quanto ai debiti, quelli correnti degli USA li imputi al “nostro idolo”? Il quale li ha invece ereditati dai tuoi idoli, soprattutto dalla raffinatissima cerchia di intellettuali Bush-Clinton-Obama. Hai idea di quanto siano costate due guerre nel Golfo, i Balcani e l’Afghanistan?
      Quanto sta tentando Trump è l’unica via possibile ora per il suo paese. Peccato che inguai Europa, Russia e (in misura minore) la Cina. Dubito che ciò sia in cima alle preoccupazioni di Trump.

  3. Mauro scrive:

    Una tua idea costante, Piero, è che gli stati e gli imperi scompaiano solo attraverso la guerra. In linea di principio è vero, come indica la storia, ma le eccezioni non mancano: l’impero inglese, tanto per citare l’ultimo esempio, non è morto in pochi anni attraverso la guerra, ma per iperestensione a fronte di un’economia ormai debolissima (anzi, le due ultimissime guerre coloniali, la repressione della rivolta comunista in Malaysia e la rivolta Mau-Mau in Kenia l’impero inglese le vinse, senza parlare della WW II). In ogni caso, dietro la disfatta militare, c’è sempre la debolezza economica rispetto all’iperestensione. Ma non è tanto questo il punto…
    Leggo spesso i tuoi pezzi e i commenti dei tuoi aficionados; e tutto mi dà l’idea di una polverosa battaglia di retroguardia. Sul sito web del National Geographic (12 o 13 milioni di copie di tiratura, io sono abbomato dal 1976) sono stati appena pubblicati due articoli intitolati rispettivamente “Spinach leaf transformed into beating human heart tissue”
    (https://news.nationalgeographic.com/2017/03/human-heart-spinach-leaf-medicine-science/?utm_source=NatGeocom&utm_medium=Email&utm_content=Best_of_Quirky_20171216&utm_campaign=Best_Of&utm_rd=173719982) e “Human-pig hybrid created in the lab” (https://news.nationalgeographic.com/2017/03/human-heart-spinach-leaf-medicine-science/?utm_source=NatGeocom&utm_medium=Email&utm_content=Best_of_Quirky_20171216&utm_campaign=Best_Of&utm_rd=173719982).
    La chimera uomo-maiale dell’ultimo articolo fornirà organi per trapianti a basso costo in quantità inesauribili: milioni di cirrotici gravi nel mondo avranno un fegato trapiantato mezzo umano e mezzo suino, ma vivranno mentre ora sono condannati a una morte orribile in pochissimi anni. E poi cuore, pancreas, polmone, ecc. E queste news sono sono solo quello che compare nella stampa popolare: immagina cosa sta nascendo nei laboratori universitari (senza troppe pubblicazioni sulla letteratura scientifica) della Cina che sta tornando a essere quello che è stata per millenni: la nazione, fortunatamente per millanni pacifica verso l’esterno ma casomai aggredita, scientificamente e tecnologicamente di gran lunga più avanzata al mondo. E voi ancora discutete tra pochissimi iniziati se Bergoglio sia o no eretico? Ma dai, Piero… Intanto il vostro idolo Trump sta accelerando ulteriormente la fine del (breve) impero americano indebitandosi sempre più coi suoi demenziali tagli di tasse: qualche anno di apparente crescita economica (ci sarà, forse, e gli idioti osanneranno il debito per la crescita), magari riuscirà anche a far risalire i suoi catastrofici indici di gradimento per le elezioni di mid-term, ma poi il tonfo definitivo sarà sempre più vicino. Non per motivi militari, ma per l’indebitamento eccessivo. Qui in Europa, più in piccolo, iniziamo a consigliare ai nostri figli e nipoti di darsi una passabile conoscenza del tedesco e, invece di occuparsi di Bergoglio e Trump, chiediamo ai nostri provincialissimi politici (tutti!) di non fare imbecilli promesse di ulteriore indebitamento, ma di puntare ad azzerare il debito pubblico per conservare almeno un po’ di libertà.

    • Piero Laporta scrive:

      Mah… UK è sopravvissuta a se stessa, un po’ come l’Urss dopo il 1980. L’una e l’altra avevano perso vitalità nonostante i successi puntiformi di quella in Kenia e dell’altra nel Corno e nel Centro Africa. “Gli stati nascono e muoiono con le guerre” è un dato assolutamente incontrovertibile, per via sperimentale. Muoiono, non crollano, con un’agonia a volte lunga, ma questo è un altro discorso. UK ha pagato la Seconda Guerra mondiale, l’Urss la Guerra fredda e soprattutto l’Afghanistan.

      • Mauro scrive:

        Appunto, diciamo la stessa cosa; l’indebitamento economico e l’esaurimento economico. Ovvio che Trump non sia responsabile del folle indebitamento USA dagli anni ’70 in poi ( hanno iniziato un po’ prima dei nostri governi pentapartito), ma nel suo anno di governo (si fa per dore) il debito è ulteriormente cresciuto (in accelerazione) e ora il suo demenziale taglio delle tasse rischia di far cadere definitivamente la baracca. Sai bene cosa accadrebbe se la Cina decidesse di vincere in una settimana la quarta guerra mondiale e lasciasse 800 o 1000 miliardi di debito pubblico USA sui mercati. Fantascienza per ora, ma per quanto? L’unica cosa che dovremmo fare tutti (tutti) per conservare la libertà è tagliare a marce forzate il debito pubblico. Al limite semplicemente ripudiarlo (tutti). Ma tagliarlo e ricominciare da zero, altro che demenziali tagli di tasse a favore di assicurazioni sanitarie e ricchi. La fine della superpotenza bizantina dopo i fantastici successi militari del X secolo è stato, dopo secoli e secoli, il debasement dell’aereo, da secoli e secoli la moneta internazionale. Non a caso, pochi anni dopo, nel 1077 vennero Mazinkert e la perdita di Armenia e Anatolia e la caduta di Bari e la fine in Occidente. Il resto fu solo disperata lotta per la sopravvivenza degli ultimi brandelli..

        • Mauro scrive:

          Appunto, diciamo la stessa cosa; l’indebitamento economico e l’esaurimento economico. Ovvio che Trump non sia responsabile del folle indebitamento USA dagli anni ’70 in poi ( hanno iniziato un po’ prima dei nostri governi pentapartito), ma nel suo anno di governo (si fa per dore) il debito è ulteriormente cresciuto (in accelerazione) e ora il suo demenziale taglio delle tasse rischia di far cadere definitivamente la baracca. Sai bene cosa accadrebbe se la Cina decidesse di vincere in una settimana la quarta guerra mondiale e lasciasse 800 o 1000 miliardi di debito pubblico USA sui mercati. Fantascienza per ora, ma per quanto? L’unica cosa che dovremmo fare tutti (tutti) per conservare la libertà è tagliare a marce forzate il debito pubblico. Al limite semplicemente ripudiarlo (tutti). Ma tagliarlo e ricominciare da zero, altro che demenziali tagli di tasse a favore di assicurazioni sanitarie e ricchi. La fine della superpotenza bizantina dopo i fantastici successi militari del X secolo è stato, dopo secoli e secoli, il debasement dell’aureo, da secoli e secoli la moneta internazionale. Non a caso, pochi anni dopo, nel 1077 vennero Mazinkert e la perdita di Armenia e Anatolia e la caduta di Bari e la fine in Occidente. Il resto fu solo disperata lotta per la sopravvivenza degli ultimi brandelli..

          • Piero Laporta scrive:

            Diciamo apparentemente la stessa cosa. Trump riscopre l’interessa nazionale statunitense dopo circa trent’anni da Berlino, il cui crollo ha segnato il montare progressivo di interessi a-nazionali dietro i quali si sono celati i più inconfessabili traffici, a svantaggio degli erari, non solo quello statunitense, come sappiamo bene. E’ ovvio che questo cambio di rotta mette la Cina di fronte a una scelta. Se facesse quanto tu paventi sarebbe guerra immediata, perché il modo più spiccio per non pagare un debito è uccidere il creditore. Per nostra fortuna tali meccanismi non sono così semplici. Resta però il pericolo che prima del 2020 (secondo mandato di Trump) gli interessi a-nazionali preferiscano rischiare una guerra piuttosto che un’inversione mondiale delle politiche. In quanto ai debiti pubblici, non è possibile né azzerarli né ridurli. Non lo dico io. Trump, con tutti i suoi limiti, è l’unico che può fermare la corsa verso il disastro avviatasi nel 1990.

  4. Oscar scrive:

    Gentili ha commentato puntualmente. Un po’ forte però. Qualche venatura di cinismo? D’altronde tutti riconosciamo che la vicenda è fattuale da 70 anni. Allora perché proprio adesso Trump da fiato alle trombe. Oggi non mi sembra tanto più forte di sei mesi fa. Sta sputtanando l’ONU fra le ipocrite critiche di tutti. Certo sta mostrando i muscoli e ciò si sta rivelando una carta vincente. Lui, però, rimane nei fatti molto prudente. Corea del Nord docet.

  5. Oscar scrive:

    Ineccepibile analisi storica! Non posso che complimentarmi. Tuttavia, a margine di tutto, non escluderei l’effetto sviamento della attenzione della “dichiarazione” ( allo stato semplice fuoriuscita di fiato dalla bocca). Nei fatti, la bufala dell’ affaire Russia si sta protraendo oltremodo e, in aggiunta, è di oggi la notizia che è saltata fuori una giornalista a dire che – in epoche passate – Trump aveva “tentato” ( sic) di baciarla. … e allora Clinton? Infine, concedimi un piccolo rimprovero: non stigmatizzare i comportamenti di Bergoglio mentre è impegnatissimo a fare politica.

  6. alessandro gentili scrive:

    Caro Piero,
    le tue parole sono musica per le mie orecchie! Il chiasso che si avverte nel pollaio dei mistificatori e degli “invertebrati” (così l’Italia) sono la prova che Donald Trump ha fatto una cosa giusta, anzi giustissima!
    E’ vero, l’ONU ha riconosciuto i due stati, quello israeliano e quello palestinese, ben 70 anni fa! In 70 anni abbiamo visto come il mondo arabo non abbia mai voluto riconoscere lo stato di Israele che hanno anche tentato di distruggere. L’Iran minaccia continuamente di voler distruggere Israele. I palestinesi non sono un popolo! Sono i rom della Palestina, sono reietti del mondo arabo, schifati da tutti i paesi arabi, odiati dai giordani e ghettizzati dai libanesi. Vivacchia da sempre uno pseudo stato palestinese che vive con assurde contribuzioni ONU e dell’Unione Europea, che alimenta un antico terrorismo strisciante, che ha affermato gli attentati con le autobombe e quei martiri di Allah le cui famiglie sono giustamente “trattate” da Israele! Quello che la nostra sinistra radical scic e molte sinistre nel mondo considerano lo stato palestinese in realtà è rappresentato da due enormi campi profughi (Gaza e Cisgiordania) che si distinguono per sporcizia, povertà e miserie di ogni genere.
    I fautori delle “vie della pace” sono squallidi venditori di pentole che predicano bene e razzolano male e che traggono enormi guadagni da questa 70entannale epoca di incertezze, equivoci e fallimentari esperimenti di pacificazione. Ciò che non si risolve in 70 anni, non si ruisolve più!
    Bene ha fatto Trump a rompere gli indugi. Poi di che parliamo? Gerusalemme è da sempre la capitale di israele. A Gerusalemme hanno da sempre sede i più importanti organi dello stato israeliano!
    Quante stupidaggini!
    Bene, i palestinesi minacciano di aprire l’inferno! E lo aprano. Israele in 4 e 4 otto farà piazza pulita degli oppositori e la finiamo con queste coglionate
    Con l’occasione se riterranno di rompere anche le ossa all’Iran forse andremo a star meglio!
    I palestinesi in 70 anni hanno dimostrato di non essere un popolo, non sono uno stato, sono certamente un ricettacolo di terroristi che destabilizzano il mondo intero. Prima saranno cancellati dalla carta geografica, meglio sarà!

    • Marco scrive:

      Anche in altri campi di concentramento regnavano sporcizia, povertà e miseria. Di quelli mi rompono i cosiddetti ogni anno, obbligandomi a ricordarli come la cosa più terribile della storia. Per questi è più semplice, basta cancellarli dalla carta geografica. Inutile chiedere come. Si useranno metodi gentili.

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