Salvini e Di Maio seguano la strada di De Gasperi e Togliatti

Partito Democratico all’11%, Forza Italia al 9%, LEU e Udc insieme non superano Fratelli d’Italia; questi i numeri da cui partire per leggere la dinamica elettorale. Che cosa farebbero statisti come Alcide De Gasperi e Palmiro Togliatti?

Non si cullino sull’ulteriore sconfitta del PD. Se non vanno avanti rischiano una “vittoria di Pirro”. 
Matteo Salvini e Luigi Di Maio devono quindi decidere come studiare da statisti, come trasformare definitivamente l’Italia.
Intendiamoci, Salvini e Di Maio sono stati bravi sinora, sebbene alle prime armi. Per quanti errori possiamo loro imputare, essi hanno tuttavia dimostrato umiltà, virtù che rassicura la gente. Dai numeri abruzzesi essi possono partire sin d’ora per costruire una nuova Italia, liberata definitivamente dai velenosi dualismi – fascismo, antifascismo, destra, sinistra – provvidenziali per quanti vogliono spennarci e bollirci come capponi di manzoniana memoria.
In Italia, com’è oggi in Abruzzo, sembra esserci un blocco del 70-80 per cento estraneo alle logiche di Silvio Berlusconi e Giorgio Napolitano, burattinai di politica infetta. Se le elezioni europee confermeranno le percentuali abruzzesi, allora Salvini e Di Maio possono e devono mettere in pratica la grande lezione di Alcide De Gasperi e Palmiro Togliatti, costruendo una maggioranza e un’opposizione che rompano col passato. Nel 1948 ruppero col fascismo, nel 2109 possono rompere con le politiche ben rappresentate dal saluto untuoso del cosiddetto generale Claudio Graziano a Jean-Claude Juncker. Non per caso il cosiddetto generale Graziano è creatura di Napolitano, asinus asinum fricat.
I numeri dicono che la situazione più difficile, aspramente difficile, è di Luigi Di Maio. Inutile ignorare che cosa significhi per le logiche interne del M5S la perdita di metà dei voti del 4 marzo. È tuttavia opportuno che il direttorio pentastellato capisca l’importanza di forgiare una nuova repubblica, pur con la prospettiva di passare provvisoriamente all’opposizione. Se Lega e M5S, cioé Salvini e Di Maio, saranno accorti, daranno vita a un sistema politico bipolare che non esclude il M5S dal governo, al contrario di quanto accadde al PCI di Palmiro Togliatti, il quale, nonostante tutto, accettò tale esclusione di fatto.
Le elezioni europee confermeranno l’esito abruzzese. Sarà allora necessario che Giuseppe Conte costringa Sergio Matarella a sciogliere le Camere. Diciamo “costringa” perché lo staff del Quirinale è sensibile ai sibili da via dei Serpenti, dov’è Giorgio Napolitano con prerogative superioria quelle d’una regina madre.
Formatosi un nuovo Parlamento, Salvini non ceda alla tentazione di escludere il M5S dal governo, gettandolo nelle braccia del PD, eterodiretto da via dei Serpenti. Non aspettano altro, Napolitano e Fico, per logorare Di Maio e lo stesso Salvini.
Il nuovo governo deve invece completare il lavoro iniziato dall’elettorato, cancellando le tracce di Berlusconi e Napolitano dalla vita politica, così come il Parlamento del 1948 cancellò i nostalgici duri e puri del Fascismo.
Il nuovo Parlamento vari quindi una nuova Costituzione che ridia dignità e preminenza al Parlamento sovrano, limitando all’osso le prerogative del Quirinale, oramai più pericoloso della breccia di Porta Pia per l’indipendenza dell’Italia. Questo nuovo Parlamento metta mano alla legge elettorale, stabilendo un quorum che ripulisca gli scranni parlamentari di tutti gli eteroprezzolati.
Giovanni Toti, che ha ben compreso la situazione di Forza Italia, si impadronisca del partito, si unisca a Salvini e Di Maio, se vuole dare un contributo serio di politica moderata.
Il nuovo Parlamento deve avere un obiettivo strategico: unire il paese da nord a sud, dalle isole alla terra ferma. É quindi necessario colpire senza pietà i ladri che hanno spogliato l’Italia e vorrebbero svenderla del tutto se ne avessero l’opportunità. Ogni rendita, ogni ricchezza delle famiglie regnanti dal 1991 a oggi deve essere sottoposta a indagine finanziaria, come si farebbe con una famiglia mafiosa, confiscando ogni avere ingiustificabile con le entrate ufficiali e applicando multe pari a tre, cinque, dieci volte il valore confiscato, senza escluderne gli eredi. Solo questo può giustificare i sacrifici che si vanno chiedendo al paese.
Unificare l’Italia rende pure necessario cancellare ogni commemorazione parziale delle vittime del passato, concentrando in un unico giorno – per esempio il 25 Aprile – il “Ricordo delle Vittime delle Dittature e del Terrorismo”. È stupido e velenoso contrapporre i morti fra loro, esacerbando separazioni fra i vivi.
Il terzo fondamentale punto è il più arduo per Luigi Di Maio: riformare la magistratura, renderla davvero indipendente. Finora l’indipendenza dei magistrati s’è risolta in dipendenza da partiti e potentati di vario colore e nazionalità, come dimostrarono le connessioni fra consolato americano di Milano e Mani Pulite, oltre a certe recenti stravaganze marittime. La magistratura requirente sia posta sotto il governo, come accade in tante nazioni civili, Francia inclusa. Occorre inoltre che il Parlamento cancelli l’autoreferenzialità del Consiglio Superiore della Magistratura e ponga in Costituzione il divieto di associazione fra i magistrati. È infatti assurdo che un magistrato si dichiari indipendente, per poi genuflettersi a un’associazione di politicizzati.
Fatte queste riforme, si vada a nuove elezioni. Il sistema diverrà bipolare con Lega e M5S su fronti opposti, tutto il resto dimenticato.
Di Maio esiterà, è comprensibile; tenga tuttavia conto che, conferendo prerogative forti al Parlamento, assicura forte capacità all’opposizione, cioé al suo partito, visti i numeri attuali, fin quando gli elettori non decideranno che è maturo per il governo, com’è naturale in un sano sistema bipolare.
Salvini e Di Maio hanno fatto moltissimo finora. Ora li attende la prova più grande: dimostrarsi statisti e passare alla Storia, com’è accaduto a De Gasperi e Togliatti. Possono farlo con l’umiltà e l’avvedutezza finora dimostrate. La fiducia degli italiani li premierà. www.pierolaporta.it

 

Informazioni su Piero Laporta

Dal 1994, osservate le ambiguità del giornalismo italiano (nel frattempo degenerate) Piero Laporta s’è immerso nella pubblicistica senza confinarsi nei temi militari, come d'altronde sarebbe stato naturale considerando il lavoro svolto a quel tempo, (Ufficio Politica Militare dello Stato Maggiore della Difesa). Ha collaborato con numerosi giornali e riviste, italiani e non (Libero, Il Tempo, Il Giornale, Limes, World Security Network, ItaliaOggi, Corriere delle Comunicazioni, Arbiter, Il Mondo e La Verità). Ha scritto “in Salita, vita di un imprenditore meridionale” ed è coautore di “Mass Media e Fango” con Vincenzo Mastronardi, ed. Leonardo 2015. (leggi qui: goo.gl/CBNYKg). Il libro "Raffiche di Bugie a Via Fani, Stato e BR Sparano su Moro" ed. Amazon 2023 https://shorturl.at/ciK07 è l'inchiesta più approfondita e documentata sinora pubblicata sui fatti del 16 Marzo 1978. Oggi, definitivamente disgustato della codardia e della faziosità disinformante di tv e carta stampata, ha deciso di collaborare solo con Stilum Curiae, il blog di Marco Tosatti. D'altronde il suo più spiccato interesse era e resta la comunicazione sul web, cioè il presente e il futuro della libertà di espressione. Ha fondato il sito https://pierolaporta.it per il blog OltreLaNotizia. Lingue conosciute: dialetto di Latiano (BR) quasi dimenticato,, scarsa conoscenza del dialetto di Putignano (BA), buona conoscenza del palermitano, ottima conoscenza del vernacolo di San Giovanni Rotondo, inglese e un po' di italiano. È cattolico; non apprezza Bergoglio e neppure quanti lo odiano, sposatissimo, ha due figli.
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5 risposte a Salvini e Di Maio seguano la strada di De Gasperi e Togliatti

  1. luciano prando scrive:

    caro piero, l’accoppiata verdini-salvini via figlia che voglia dire il progetto di una parte della m di assumere il capitano, come per robespierre, napoleone, garibaldi, lenin-stalin, mussolini, hitler, franco, cossiga, ciampi, berlusca, d’alema, renzi (qualcuno l’ho saltato, qualcuno dimenticato)….visto che macron ha assunto bergoglio?

  2. luciano prando scrive:

    Caro Piero, concordo in tutto e per tutto con le tue proposte, anche se per de Gasperi e Togliatti fu facile accordarsi sulla base del patto di Yalta.
    Soprattutto il Togliatti arrivato in Italia finalmente sfuggito vivo agli orrori dell’hotel Lux di Mosca, pronunciò la frase hic manebimus optime, lontana da lui ogni idea di cacciarsi nel guaio di vincere le elezioni del 18 aprile 48: mise su il Fronte Popolare fagocitando il Partito Socialista, poiché, divisi, i due avrebbero avuto la maggioranza parlamentare anche con l’eventuale scissione saragattiana….povero Nenni gran parlatore testa vuota….
    Poi le cosche democristiane, scampato il pericolo, misero subito fuori gioco il de Gasperi, il resto è un’altra storia.
    Venendo all’oggi la questione è, prima di tutto economica: se aumenti i consumi interni la metà va altrove sperperato in importazioni di primo prezzo ed il PIL non si muove, se dai dei soldi alle imprese queste li investono nella finanza internazionale continuando a cedere le proprie quote di mercato ad aziende straniere che alla fine delocalizzano, se lasci fermo il tutto e dai una mano all’export migliori il PIL ma lasci fuori dalla vita produttiva il 15% della popolazione, soprattutto i giovani.
    Conosci il mio parere: è inutile litigare sulla TAV o fare altre opere pubbliche, con il “poco” disponibile sarebbe ben “poco”, occorre investire nell’industria ritornando al capitalismo di stato, allo stato imprenditore con capitali reperiti sul mercato finanziario, nuove regole contro la delocalizzazione, nuove regole sugli standard qualità-sicurezza-garanzia per l’import……e qualche aiutino nascosto all’export……

  3. Armando Stavole scrive:

    Devono ascoltare opinionisti come te e badare anche alla geopolitica. Per esempio ecco un grosso boccone che potrebbe risultare avvelenato: https://www.triesteprima.it/cronaca/porto-giulio-camber-allarme-bruxelles-investimenti-cinesi-13-febbraio-2019.html?logged_in=facebook#commentLast_0
    Io penso che come Repubblica la nostra sarebbe meglio Presidenziale. Il paragone della mancanza dell’alternanza durante la I Repubblica è valido come esempio, ma non storicamente, visto che i presupposti sono cambiati dopo la caduta del muro, almeno spero!

  4. PIERO LAPORTA scrive:

    Senza queste riforme comanderà no ancora i Berlusconi e i Napolitano. Non c’è scelta, è dunque facile scegliere.

  5. Alessandro Gentili scrive:

    Caro Piero,
    hai disegnato un progetto ambizioso di cui approvo quasi tutto. Sono perplesso però sulle persone che hai individuato per realizzarlo. Questi i mesi di governo hanno evidenziato delle abilità e qualche furbata, ma hanno messo in luce molti limiti di Salvini e di Di Maio. Quasi scontati per il secondo, una sorpresa per il primo. Non me lo aspettavo proprio.
    Tu vuoi ridare centralità al parlamento: non mi pare serva troppo.
    Vuoi anemizzare il presidente della Repubblica, ma un governo che governa per 5 anni di seguito, magari riconfermato per altri 5 no?
    Perfetta la riforma della magistratura come la hai prospettata ma con una precisazione. Le potestà disciplinari devono essere in capo ai capi degli uffici giudiziari e i magistrsti devono essere valutati per il loro rendimento e promossi per merito!
    Ma temo Tu abbia messo troppa carne sul fuoco. A queste riforme fondamentali ed essenziali non ci pensa nessuno!

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