Come Siamo Diventati Schiavi della UE – Seconda Parte

I Trattati della UE, l’arma per sottomettere e conquistare le nostre ricchezze. Francia e Germania applicano la lezione di Machiavelli con la complicità del Partito Democratico.

Nella puntata precedente concludemmo che siamo in una guerra, cominciata dopo il 1989, nei mesi successivi alla riunificazione tedesca, i cui costi sono ricaduti in considerevole parte sulle casse italiane. 

Prima d’inoltrarci, dobbiamo essere pedanti, chiedendoci che cosa è la guerra. Per Karl von Clausewitz, generale prussiano nelle guerre napoleoniche: “La guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi”, spiegandola come “un atto di forza per dominare l’avversario”. Più tardi Lenin invertì la prospettiva: ”La politica è la prosecuzione della guerra con altri mezzi”, geniale definizione della politica ma non della guerra, instradandoci tuttavia di gran lunga meglio di von Clausewitz.

[cryout-pullquote align=”left” textalign=”justify” width=”33%”]Secondo di otto articoli, pubblicato su La Verità il 19 Agosto 2018[/cryout-pullquote]

In tempi più recenti, intellettuali d’ogni tendenza tentano di definire la guerra, conciliando le prospettive liberali e marxiste, pur sapendo impossibile tale conciliazione. Il francese Michel Foucault forse andò più vicino di altri all’obiettivo: «Il Potere è la guerra, la guerra continuata con altri mezzi», annacquando tuttavia la sostanza, rimandando al Potere, senza spiegare che cos’è la guerra.

Proviamo una definizione “operativa” (cioè connessa all’operare della guerra):«La guerra è una rapina; se la vittima resiste, è una rapina a mano armata». La guerra a Saddam Hussein e all’Iraq fu per rapinarne i giacimenti petroliferi. La guerra alla Libia e al colonnello Gheddafi avvenne per motivi analoghi, così come quella in corso contro la Siria. Non c’è una sola guerra senza rapina, neppure quelle per l’unità d’Italia. Talvolta il tentativo di rapina è reciproco – come fra Stati Uniti e Giappone a Pearl Harbour, oppure fra Israele e paesi arabi  – col bottino ovviamente solo al vincitore.

In altri termini, il binomio “guerra-politica” si svela violento quando la politica (sanzioni economiche, pressioni diplomatiche, campagne massmediatiche, intellettuali ascari, funzionari corrotti, i trattati…) non sono sufficienti a rapinare le risorse prese di mira nella strategia generale.

Dopo il Trattato di Maastricht del 1992, da 26 anni, ogni italiano avverte una progressiva spoliazione delle ricchezze nazionali, mentre vanno in fumo le promesse sbandierate agli albori da Bruxelles e dai suoi agenti, italiani e non. Promisero benessere e invece s’è diffusa povertà; promisero lavoro e invece s’è diffusa disoccupazione. I difensori d’ufficio della UE attribuiscono l’insuccesso al “debito pubblico”. Questo problema sussisteva anche prima del 1992, ma fino a quell’anno eravamo un paese felice.

Oggi patiamo aspre ostilità quando il legittimo governo – eletto dai cittadini dopo sette anni di manovre quirinalizie – difende un legittimo interesse nazionale, riassumibile in poche ovvie parole: non possiamo raccogliere tutta la migrazione africana.

Sergio Mattarella, altrimenti prodigo di interventi sul governo italiano sin dal suo nascere, ha udito per tre volte il presidente francese, Emmanuel Macron, offendere pesantemente le istituzioni e il popolo italiano – una volta col Governo Gentiloni e due col Governo Conte – e per tre volte ha taciuto, egli, il garante dell’Unità nazionale e custode della Costituzione. «L’offesa che si fa all’uomo» disse Niccolò Machiavelli «deve essere tanto grande da non temere la vendetta». Macron non la temeva e aveva ragione di non temerla, la vendetta di Mattarella.

Negli ultimi giorni Mattarella ha affermato: «L’accoglienza è un valore irrinunciabile». Mattarella sa bene tuttavia che la graduatoria dei valori è dialettica, strettamente connessa al contingente. Affermare apoditticamente l’irrinunciabilità dell’accoglienza può essere eversivo quanto affermare il diritto a sovvertire la democrazia, come facevano le Brigate Rosse.

D’altronde le Nazioni Unite certificano una crescita annua – fino al 2050 – della popolazione africana pari a 62 milioni, cioè ogni anno nasceranno in Africa tanti quanti siamo oggi in Italia. Con tutta la buona volontà, l’accoglienza senza regole, senza risorse, senza pianificazioni di breve, medio e lungo termine, è un non senso logico prima ancora che una apparente follia politica. Eppure tale follia è sostenuta senza esitazioni da alte personalità politiche e religiose. L’accoglienza senza copertura finanziaria – l’altrimenti tanto invocata copertura finanziaria – è una pedata all’art. 81 della Costituzione. Eppure una vasta platea di politici, da Mattarella in giù finge di non saperlo.

Per comprendere perché, ritorniamo alla definizione di Michel Foucault: «Il Potere è la guerra, la guerra continuata con altri mezzi». Vi si coglie una sottile allusione alla corruzione. Se il Potere non muove guerra al di fuori dei propri confini geografici – com’è il caso dell’Italia con l’art. 11 della Costituzione – allora il Potere muove la guerra entro i propri confini, contro il suo stesso popolo, a danno del suo popolo, così costituendosi vassallo del Potere esterno che muove libero e per suo conto, distruggendo, rapinando, corrompendo, schiavizzando.

È quanto accade all’Italia almeno dall’estate del 1992: i governi nazionali operano a vantaggio, quando non al servizio d’un altro governo, com’è accaduto, per esempio, coi governi Renzi e Gentiloni, nel tentativo di cessione del mare sardo alla Francia. Oramai è palese lo scopo strategico di quanti hanno nel mirino il nostro paese: Francia e Germania, le quali ci stanno sottomettendo, seguendo i dettami di Sun Tzu, generale cinese del V sec. A.C. «La perfezione non è vincere tutte le battaglie bensì sottomettere il nemico senza combattere». La ragione ce la spiega Machiavelli ancora una volta: «Meglio è vincere il nemico con la fame che col ferro, nella vittoria del quale la fortuna può molto più che la virtù.» Se riducono l’Italia alla fame non avranno necessità delle armi né di correre i rischi che esse evocano. Riducono l’Italia alla fame, corrompendone la classe politica. (2-continua– leggi qui) www.pierolaporta.it

il prossimo articolo sarà disponibile dalla mezzanotte del 28 agosto 2018

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Informazioni su Piero Laporta

Dal 1994, osservate le ambiguità del giornalismo italiano (nel frattempo degenerate) Piero Laporta s’è immerso nella pubblicistica senza confinarsi nei temi militari, come d'altronde sarebbe stato naturale considerando il lavoro svolto a quel tempo, (Ufficio Politica Militare dello Stato Maggiore della Difesa). Ha collaborato con numerosi giornali e riviste, italiani e non (Libero, Il Tempo, Il Giornale, Limes, World Security Network, ItaliaOggi, Corriere delle Comunicazioni, Arbiter, Il Mondo e La Verità). Ha scritto “in Salita, vita di un imprenditore meridionale” ed è coautore di “Mass Media e Fango” con Vincenzo Mastronardi, ed. Leonardo 2015. (leggi qui: goo.gl/CBNYKg). Il libro "Raffiche di Bugie a Via Fani, Stato e BR Sparano su Moro" ed. Amazon 2023 https://shorturl.at/ciK07 è l'inchiesta più approfondita e documentata sinora pubblicata sui fatti del 16 Marzo 1978. Oggi, definitivamente disgustato della codardia e della faziosità disinformante di tv e carta stampata, ha deciso di collaborare solo con Stilum Curiae, il blog di Marco Tosatti. D'altronde il suo più spiccato interesse era e resta la comunicazione sul web, cioè il presente e il futuro della libertà di espressione. Ha fondato il sito https://pierolaporta.it per il blog OltreLaNotizia. Lingue conosciute: dialetto di Latiano (BR) quasi dimenticato,, scarsa conoscenza del dialetto di Putignano (BA), buona conoscenza del palermitano, ottima conoscenza del vernacolo di San Giovanni Rotondo, inglese e un po' di italiano. È cattolico; non apprezza Bergoglio e neppure quanti lo odiano, sposatissimo, ha due figli.
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