La Libertà Uccide i Diritti – di P.Musu

La libertà avvelena i diritti, facendo infine svanire beni giuridici e interessi comuni, a vantaggio d’una oligarchia onnipotente. / Freedom, poisoning the rights, ultimately vanishes legal goods and common interests, to advantage an omnipotent oligarchy.

È universalmente riconosciuto che ci sono dei Beni Giuridici che appartengono alla Comunità Internazionale, e degli Interessi, che vanno al di là dei confini dell’ordinamento di ogni Stato e di ogni Popolo, singolarmente considerati.

[cryout-pullquote align=”center” textalign=”left” width=”90%”]Paola Musu, avvocato, inizia la collaborazione con OltreLaNotizia[/cryout-pullquote]

Questi Beni Giuridici e questi Interessi sono, infine, tutti espressione, per derivazione, del principio universale di Giustizia, che trova la propria fonte nel Diritto Naturale e, infine, nello Jus Gentium. Tra essi, tutti quelli che sono comunemente chiamati “diritti fondamentali dell’uomo”.

In questo contesto, il principio della preminenza del Diritto sulla Forza, e, soprattutto, sull’impiego arrogante della Forza (Ibris), e dei suoi strumenti (non solo militari, ma ivi comprese l’economia e la moneta), che da troppo tempo si è e si sono esercitati sui Popoli del mondo, sulle loro economie, i loro Stati, i loro territori e i loro confini, si leva oggi come un grido, reclamando il suo posto nella gerarchia del corretto uso del potere, nonchè dei valori e dei principi universali.

In questa gerarchia, è il Diritto che utilizza l’economia per la realizzazione dei fini giuridici sui quali lo stesso si fonda; e questi fini trovano la loro legittimazione esclusivamente negli elementi che costituiscono l’espressione del principio universale di Giustizia, sopra richiamato, che ha al suo centro l’Uomo, sia come espressione della sua dimensione Spirituale, che del suo essere Materiale.

Ciò detto, è divenuto sfacciatamente evidente che si è gestito ogni genere di risorse (anche e, in certi casi, soprattutto economiche e finanziarie) in modo tale che il risultato sia, ed è, l’indebitamento crescente e senza fine degli Stati, la distruzione della loro economia, la riduzione in stato di povertà e di indigenza di un numero crescente e senza fine di cittadini e di Popoli e, infine, la distruzione di Stati, Popoli, civiltà, anche con certi effetti, non secondari, come le tragedie delle crisi economiche studiate a tavolino e delle emigrazioni di massa forzate, le cui ripercussioni devastanti si potranno veramente valutare soltanto negli anni seguenti, e, in particolare per queste ultime, sia per le regioni di partenza, sia per quelle di arrivo.

Sotto il vessillo blasfemo della parola “libertà”, abilmente piegata nelle sue declinazioni più estensive, trascinati, quasi in una sorta di ipnosi massiva, al motto di parole d’ordine come “progresso”, “cambiamento” compulsivo, “libero scambio” e “riforme”, travolti da una psicosi collettiva, si è costruito un immane inganno, che ha travolto ogni livello di vita: umana, economica, politica, divorando anche quel che resta della dimensione spirituale.

Laddove non si è arrivati con gli artigli dell’economia, dagli embarghi ai fasulli “piani di sviluppo” (progetti fallimentari preordinati all’indebitamento, senza soluzione, di interi popoli e territori), alla trappola di una moneta imposta dall’esterno (sia d’ “ancoraggio” che d’”impiego”: peso argentino-dollaro, franco CFA, sino all’euro) si è intervenuti con le armi: gli ultimi devastanti conflitti armati, abilmente mascherati sotto la voce “lotta al terrorismo”, sono riusciti a distruggere anche quello che il tempo e la storia, in millenni, non avevano osato (Palmira, mercato di Aleppo, reperti in Iraq…).

Per puro, folle, profitto e potere fini a sè stessi, si sono sacrificati valori umani essenziali: quasi come in una sceneggiatura dal sapore drammatico, mentre si proclamavano diritti umani fondamentali e imprescindibili, se ne cristallizzavano e codificavano i cardini in documenti sottoscritti in atmosfere e contesti magnificenti, dietro le quinte si affilavano le armi più sofisticate per devastare la vita di milioni di esseri umani.

Liriche imponenti hanno costellato in musica i palcoscenici dell’ultimo scorcio dello scorso secolo: qualunque risveglio degli spiriti è stato abilmente ammansito, plasmato, dirottato e, infine, travolto o soffocato, sino alla compressione dell’essere umano allo status di macchina: ma l’uomo è oltre questo, è prima di tutto “essere” e, poi, anche, ma non solo, “umano”. Intere generazioni sono andate perdute: quale immenso capitale sprecato, quanti talenti perduti, quanta bellezza distrutta!

Qualcuno, in tutto questo, avrà avanzato la pretesa di essere “come Dio”: ma Dio non distrugge, crea. Qui si è solo distrutto, continuativamente, inesorabilmente: non si è creato nulla, solo un’immensa devastazione.

Quale immane follia ha portato le nostre Genti a buttare al macero l’enorme bagaglio culturale frutto dell’elaborazione filosofica, giuridica e politica della cultura classica, semitica, cristiana e medievale? Da tali radici noi traemmo i fondamenti della nostra scienza, del nostro umanitarismo, del nostro liberalismo e della nostra fede nella dignità e nella libertà umana.

Per dirla con Ionesco “Le roi se meurt”… Cosa ci impedisce di darci ancora un’occasione? O troveremo la nostra Salamina o, a breve, sarà la dissoluzione, anche per chi, con tracotante temerarietà, gioca ancora ad “essere Dio”.

It is universally recognized that there are Legal Assets that belong to the International Community, and Interests, that go beyond the boundaries of the order of each State and of each People, individually considered.

[cryout-pullquote align=”center” textalign=”left” width=”90%”]Paola Musu, lawyer,  begins the collaboration with  OltreLaNotizia[/cryout-pullquote]

These Legal Assets and these Interests are, finally, all expression, by derivation, of the universal principle of Justice, that finds its source in Natural Law and, finally, in Jus Gentium.

Among them all those that are commonly called “fundamental human rights”

In this context, the principle of the pre-eminence of the Law on Force, and, above all, on the arrogant use of the Force (Ibris), and its instruments (not only military, but including the economy and money), who have for too long been and have exercised on the Peoples of the world, on their economies, their States, their territories and their borders, today it rises as a cry, reclaiming its place in the hierarchy of the proper use of power, as well as of universal values and principles.

In this hierarchy, it is the Law that uses the economy for the realization of the legal ends on which it is based; and these ends find their legitimacy only in the elements that constitute the expression of the universal principle of Justice, above recalled, which has at its center the Human being, both as an expression of his Spiritual dimension, and of his being Material.

That said, it has become blatantly apparent that all kinds of resources have been managed (including and, in some cases, especially economic and financial ones) so that the result is, and is, the growing and endless indebtedness of the States, the destruction of their economy, reduction in need and poverty of a growing and endless number of citizens and Peoples and, finally, the destruction of states, peoples, civilizations, even with certain effects, not secondary, such as the tragedies of economic crises studied at the table and forced mass emigration, the devastating repercussions of which can only be truly assessed in the following years and, in particular, for the latter, both for the departure regions and for the arrival regions.

Under the blasphemous banner of the word “freedom”, cleverly bent in its most extensive declinations, dragged, almost in a kind of massive hypnosis, to the motto of buzzwords such as “progress”, “change” compulsive, “free trade” and “reforms”, overwhelmed by a collective psychosis, a huge deception has been built, which has overwhelmed every level of life: human, economic, political, devouring even what remains of the spiritual dimension.

Where we have not arrived with the claws of the economy, from the embargos to the bogus “development plans” (failed projects preordained to the indebtedness, without solution, of entire peoples and territories), to the trap of a currency imposed from the outside (both as “anchor” and as “employment”: Argentine-dollar peso, CFA franc, up to the euro) we intervened with weapons: the last devastating armed conflicts, cleverly disguised under the heading “fight against terrorism”, managed to destroy even what time and history, in millennia, had not dared (Palmira, Aleppo market, finds in Iraq…).

For pure, insane, profit and power for their own sake, essential human values were sacrificed: almost as in a script with a dramatic flavor, while fundamental and essential human rights were proclaimed, crystallizing and coding the hinges of them in documents signed in to magnificent atmospheres and contexts, behind the scenes the most sophisticated weapons sharpened to wreak havoc on the lives of millions of human beings.

Impressive lyrics have dotted in music the stages of the last glimpse of the last century: any awakening of spirits has been deftly cloaked, molded, hijacked and finally overwhelmed or suffocated, until the compression of the human being to the machine status: but human being is beyond this, it is first of all “being” and then, also, but not only, “human”. Entire generations have been lost: what immense capital wasted, how many talents lost, how much beauty destroyed!

Someone, in all this, will have advanced the claim to be “like God”: but God does not destroy, he creates. Here it has only been destroyed, continuously, inexorably: nothing has been created, only immense devastation.

What immense folly has led our Peoples to throw to the mace the enormous cultural baggage resulting from the philosophical, legal and political elaboration of classical, semitic, christian and medieval culture? From these roots we drew the foundations of our science, our humanitarianism, our liberalism and our faith in human dignity and freedom.

To say it with Ionesco “Le roi se meurt”…What’s stopping us from giving us another chance? Either we will find our Salami or, shortly, it will be the dissolution, even for those who, with recklessness, still play to “be God”.

(P.Musu translated)

Informazioni su Piero Laporta

Dal 1994, osservate le ambiguità del giornalismo italiano (nel frattempo degenerate) Piero Laporta s’è immerso nella pubblicistica senza confinarsi nei temi militari, come d'altronde sarebbe stato naturale considerando il lavoro svolto a quel tempo, (Ufficio Politica Militare dello Stato Maggiore della Difesa). Ha collaborato con numerosi giornali e riviste, italiani e non (Libero, Il Tempo, Il Giornale, Limes, World Security Network, ItaliaOggi, Corriere delle Comunicazioni, Arbiter, Il Mondo e La Verità). Ha scritto “in Salita, vita di un imprenditore meridionale” ed è coautore di “Mass Media e Fango” con Vincenzo Mastronardi, ed. Leonardo 2015. (leggi qui: goo.gl/CBNYKg). Il libro "Raffiche di Bugie a Via Fani, Stato e BR Sparano su Moro" ed. Amazon 2023 https://shorturl.at/ciK07 è l'inchiesta più approfondita e documentata sinora pubblicata sui fatti del 16 Marzo 1978. Oggi, definitivamente disgustato della codardia e della faziosità disinformante di tv e carta stampata, ha deciso di collaborare solo con Stilum Curiae, il blog di Marco Tosatti. D'altronde il suo più spiccato interesse era e resta la comunicazione sul web, cioè il presente e il futuro della libertà di espressione. Ha fondato il sito https://pierolaporta.it per il blog OltreLaNotizia. Lingue conosciute: dialetto di Latiano (BR) quasi dimenticato,, scarsa conoscenza del dialetto di Putignano (BA), buona conoscenza del palermitano, ottima conoscenza del vernacolo di San Giovanni Rotondo, inglese e un po' di italiano. È cattolico; non apprezza Bergoglio e neppure quanti lo odiano, sposatissimo, ha due figli.
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