ISIS è business – Attenti a non farci ingannare

putinISIS: lo stupidario nazionale richiama quello a suo tempo sciorinato per le Brigate Rosse. Putin ci ha fatto capire il perché

Tale strano modo di porsi, sui media italiani ed europei, opponendo categorie religiose, culturali e razziali per sviare dalla spiegazione di un’aggressione che è politica e militare. Che qualche dettaglio non convincesse lo avevamo additato in tempi non sospetti.
Una delle rare eccezioni nel desolante panorama italiano è Matteo Renzi. La nostra diffidenza verso Smargiasso è immutata, gli va tuttavia riconosciuto che nella sua intervista a SkyTG24, dopo gli attentati di Parigi, ha dimostrato idee chiare sui limiti e le possibilità di una strategia comune contro ISIS. Comune con chi? Con quelli che con le “primavere mussulmane” hanno speculato a nostro danno. D’altronde in questi ultimi tre decenni che cosa rimane della capacità dei nostri comandanti militari sul terreno? E’ un dato oggettivo di cui tenere conto prima di gettarsi in una missione che non potrebbe neppure mascherarsi da “missione di pace”. Anche i media fanno la loro parte per confondere le idee alla gente.
Il titolo su l’Unità: “Sono assassini, non musulmani”, riporta agli Anni di Piombo e ai distinguo piccolo borghesi che inducevano a tacciare di fascismo gli imbecilli assassini delle Brigate Rosse. Giorgio Bocca assimilò le BR a «un curioso effetto, di favola per bambini scemi o insonnoliti». Sono occorsi trent’anni per capire che le BR erano composte di comunisti duri e puri, non di meno erano scemi, assassini e al servizio di interessi che non erano né comunisti né puri. Erano tutti complici di un attacco agli interessi economici nazionali, ieri esattamente come oggi.
Qualcosa di analogo si sta infatti ripetendo col terrorismo di ISIS.
Ci si domanda se sono mussulmani o non, come se ciò sia davvero il nucleo della questione. 
ISISISIS ha conquistato manu militari un territorio considerevole, che va dall’Iraq settentrionale alle porte di Damasco, capitale della Siria, il cui presidente Assad non è certo responsabile di tale situazione.
Al contrario proprio i francesi si prodigarono attivamente con inglesi, statunitensi, arabi sauditi e milizie con varie bandiere a destabilizzare la Siria. In precedenza essi – e noi con loro – distrussero l’Iraq di Saddam Hussein.
Non vogliamo tuttavia impelagarci in una disputa sulle giustificazioni (im)morali di questa guerra e delle altre.
ISIS è lì: questo è un dato di fatto. Difficile farlo sloggiare incalzandolo con le chiacchiere del tipo “Fermarli non bombardare”. La zona conquistata è ricca di pozzi petroliferi. Il territorio siriano era uno dei granai più ricchi del mondo e potrebbe tornare ad esserlo. Inoltre se ISIS arrivasse sul Mediterraneo, si salderebbe a Gaza, incalzerebbe da presso Israele, senza dimenticare che potrebbe accedere ai giacimenti del Mediterraneo orientale, fra i più ricchi mai scoperti.
È un business da migliaia di miliardi di dollari. È un business condiviso.
Vladimir Putin al termine del G20, in Turchia, ha spiegato: «ISIS è finanziato da individui di 40 Paesi, inclusi alcuni membri del G20», distribuendo ai presenti un dossier statunitense della Brookings Institution che inchioda una quantità di cittadini del Qatar e dell’Arabia Saudita che operano «mediante il sistema bancario del Kuwait».
Putin ha messo sotto accusa anche il padrone di casa del G20, la Turchia, la quale è membro della NATO e sino a poco tempo fa in molti spingevano perché entrasse nella UE.
[cryout-pullquote align=”left” textalign=”justify” width=”33%”]MATTEO RENZI A SKYTG24

“L’Italia è pronta a fare la propria parte ma non facciamo l’errore di una Libia bis. Il tema è decidere qual è l’obiettivo.
“Bisogna capire come esci dal pantano in Siria. C’è bisogno che la coalizione si apra alla Russia e che le grandi potenze si parlino”. E commentando la proposta di Putin, di una grande coalizione contro l’Isis come ai tempi di Hitler, il premier non ha dubbi: “Mi sembra una proposta molto giusta”, aggiungendo che “sarebbe molto positivo” riportare la Russia al tavolo della coalizione internazionale.

[/cryout-pullquote]Nessuna smentita credibile è stata opposta a Putin.
Qual è dunque il nocciolo del problema?
ISIS e i suoi alleati più o meno occulti hanno davanti due opzioni per rimanere sul loro territorio: 1) col riconoscimento internazionale; 2) senza riconoscimento ufficiale ma con un tacito riconoscimento internazionale.
In ambedue i casi continuerebbero i propri commerci, loro obiettivo primario.
Qual è stata la risposta dell’Occidente? Bombardare. Gli USA sono stati più prudenti, mancando gli obiettivi, diciamo così; la Francia ha dimostrato particolare zelo ed è stata punita, ma ha capito il messaggio. Parigi ha infatti cessato di bombardare, nonostante le rodomontate di Hollande.
Adesso che cosa si può fare?
Invadere il territorio di ISIS richiede il triplo delle forze impiegate – senza successo – in Iraq. La soluzione farebbe comunque molto piacere ai finanziatori di ISIS – Arabia Saudita & C. in testa – che vedrebbero il costo del greggio schizzare in alto come ai bei tempi delle Due Torri e delle guerre in Iraq e Afghanistan.
Se invece l’Occidente resterà inerte, è certo l’espandersi dell’influenza russa nell’area più ricca di petrolio del Pianeta, procurando l’orticaria a Washington e Londra, a dir poco. Tutte le attuali alleanze potrebbero essere sconvolte e Israele sarebbe indotta ad allontanarsi ancora di più da Washington e dalle cerchie clintoniane, legate a doppio filo agli arabi sauditi, come d’altronde la famiglia Bush.
Comunque si osservi l’evolversi dello scenario dal 1991 a oggi, occorre ammettere che Saddam Hussein aveva visto lungo attaccando il Kuwait e l’Arabia Saudita.
Hanno ucciso Saddam Hussein e Muhammad Gheddafi. I francesi sono stati fra i più zelanti accoltellatori della pace. Che se la sbrighino loro e i loro amici di Washington, oppure si mettano al servizio di Putin. L’Occidente non è più credibile, per questo ISIS non esita ad attaccare. 
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Informazioni su Piero Laporta

Dal 1994, osservate le ambiguità del giornalismo italiano (nel frattempo degenerate) Piero Laporta s’è immerso nella pubblicistica senza confinarsi nei temi militari, come d'altronde sarebbe stato naturale considerando il lavoro svolto a quel tempo, (Ufficio Politica Militare dello Stato Maggiore della Difesa). Ha collaborato con numerosi giornali e riviste, italiani e non (Libero, Il Tempo, Il Giornale, Limes, World Security Network, ItaliaOggi, Corriere delle Comunicazioni, Arbiter, Il Mondo e La Verità). Ha scritto “in Salita, vita di un imprenditore meridionale” ed è coautore di “Mass Media e Fango” con Vincenzo Mastronardi, ed. Leonardo 2015. (leggi qui: goo.gl/CBNYKg). Il libro "Raffiche di Bugie a Via Fani, Stato e BR Sparano su Moro" ed. Amazon 2023 https://shorturl.at/ciK07 è l'inchiesta più approfondita e documentata sinora pubblicata sui fatti del 16 Marzo 1978. Oggi, definitivamente disgustato della codardia e della faziosità disinformante di tv e carta stampata, ha deciso di collaborare solo con Stilum Curiae, il blog di Marco Tosatti. D'altronde il suo più spiccato interesse era e resta la comunicazione sul web, cioè il presente e il futuro della libertà di espressione. Ha fondato il sito https://pierolaporta.it per il blog OltreLaNotizia. Lingue conosciute: dialetto di Latiano (BR) quasi dimenticato,, scarsa conoscenza del dialetto di Putignano (BA), buona conoscenza del palermitano, ottima conoscenza del vernacolo di San Giovanni Rotondo, inglese e un po' di italiano. È cattolico; non apprezza Bergoglio e neppure quanti lo odiano, sposatissimo, ha due figli.
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6 risposte a ISIS è business – Attenti a non farci ingannare

  1. oscar scrive:

    Non è mai troppo tardi! La mamma può ancora trucidare suo figlio. E questo l’IS lo sa.
    L’avventura dell’IS penso possa giungere al capolinea nel giro di poco tempo.
    I segnali? Sono proprio gli attacchi al cuore dell’Europa.
    Un’altra azione terroristica – anche soltanto paventata – e potrà essere dichiarato inevitabile l’attacco con truppe terrestri; l’unico risolutivo! Il territorio si conquista e si occupa. Le bombe non anno la gambe. Attila cospargeva di sale le rovine. Ti chiedo, Piero quale pensi che potrebbe essere la mossa finale? Quella che può assicurare un ragionevole periodo di pace e prosperità all’umanità?
    Non pensi che sia veramente imprescindibile la pace fra israeliani e palestinesi? L’Arabia saudita, il Qatar e il Kuwait non dovrebbero essere giustamente preoccupati dall’alleanza Obama, Putin e Cina?
    Una qualunque decisione per risistemare le cose nell’Area potrebbe risultare esiziale per quei paesi e – perché no – assai giovevole per il prezzo del petrolio.

    • Piero Laporta scrive:

      Ci stanno portando per mano alla guerra mondiale; un lungo cammino cominciato nel 2008, oggi a pochi passi dall’obiettivo. Questo è il vero motivo di timore. Tutto il resto è sovrastruttura – come si sarebbe detto un tempo.

  2. paolo angioy scrive:

    un paio di mesi fa , in TV, Luttwak pontificava che per far fuori l’ISIS da Siria ed Irak basterebbe una sola brigata occidentale ben armata, addestrata, supportata e comandata. ACCETTANDO LE PERDITE. Che ne pensi?

  3. sigmund scrive:

    La situazione è complicata e con tutte le informazioni e disinformazioni che circolano non è facile trovare il bandolo della matassa.
    La situazione, forse, può ricordare quella di Garibaldi, un mercenario, che, conquistato il meridione d’Italia con mille uomini (cresciuti poi con gli scontenti trovati lungo il cammino), si era convinto di diventare lui il padrone del regno delle Due Sicilie….
    A quel punto chi lo aveva assoldato fu costretto, armi in pugno, a ricordargli che lui era solo un mercenario e ad inviare l’esercito per rimettere le cose a posto.
    Le due cose si somigliano? Chissà.
    Quanto alla Francia e al suo leader sembra di assistere allo spettacolo del bullo arrogante che inizia una guerra e quando scopre che in guerra i morti non stanno da una sola parte, corre dalla mamma a chiedere protezione e quella condivisione che prima aveva disdegnato. Spettacolo avvilente, povera Francia, forse stanno anche peggio di noi!

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