IRAN, 1953, il Golpe

iranL’Iran nel 1953 consegnato a Reza Palhevi, corrotto e genuflesso alla CIA. L’ayatollah Ruhollah Khomeini osservò, traendone le conclusioni.

In questi giorni ricorre l’anniversario del colpo di stato che nel 1953 spodestò Mohamed Mossadeq, legittimo capo del governo iraniano. È una pagina brillante del “liberismo” occidentale, simile a quanto avviene oggi in Siria e dintorni, senza dimenticare gli eventi italiani del 1992-1994.
1901, maggio. Lo shah Mozaffar ad-Din Shah Qajar rilascia una concessione sessantennale per la ricerca di giacimenti petroliferi al britannico William Knox D’Arcy per alleggerire il debito verso Londra. Il primo giacimento fu scoperto nel 1908. Lo sfruttamento, per conto della Anglo-Persian Oil Company (APOC) il cui 51% era di proprietà inglese, per volontà di Winston Churchill, ministro della Marina, che convertì la Royal Navy dal carbone al petrolio.
[cryout-pullquote align=”left|center|right” textalign=”left|center|right” width=”33%”]“Il regime di Saddam Hussein è spregevole, sta sviluppando armi di distruzione di massa, e non lo si può lasciare incontrollato. E’ una minaccia per il suo popolo e per la regione e, se gli si consente di sviluppare tali armi, è una minaccia anche per noi” (Tony Blair, 2002)[/cryout-pullquote]Il petrolio iraniano non solo alimentava i motori della Royal Navy, ma spinse in avanti l’industrializzazione della Gran Bretagna e offrì larghi margini di guadagno a coprire i costi della ristrutturazione industriale.
1925. Il cosacco Reza Khan fu proclamato shah dell’Iran. Mohamed Mossadeq era uno dei quattro membri del Parlamento iraniano, il Majlis, che gli si opponevano e si impegnò per dimostrare che l’APOC frodava sistematicamente l’Iran per miliardi di dollari (miliardi di quel tempo). L’odio per gli inglesi favorì la penetrazione dei tedeschi. Ad agosto del 1941 Churchill e Stalin invasero l’Iran, esiliarono Reza Khan e insediarono suo figlio, Mohamed Reza Palhevi, giovane e malleabile.
L’Iran era una dependance alleata. Nel dicembre del 1943 i tre Grandi – Roosevelt, Stalin e Churchill – vi tennero una conferenza di guerra. Al termine del conflitto il paese era stremato. Due milioni di morti almeno per carestia, malattie e sfruttamento bestiale nei campi petroliferi (salario di un operaio, mezzo dollaro al giorno).
1951, aprile. Mossadeq convinse il Majlis a nazionalizzare la produzione del petrolio iraniano e divenne primo ministro. A giugno la flotta inglese stazionò al largo della costa dell’Iran, a premessa del boicottaggio internazionale del petrolio iraniano, atto di guerra economica per abbattere Mossadeq. I cablo delle cancellerie internazionali davano per certo il lavorio degli agenti inglesi in Iran per rovesciare Mossadeq.
1952, estate. Gli inglesi non facevano progressi in Iran. Truman si opponeva all’invasione dell’Iran. Churchill, nel frattempo ritornato primo ministro, tentava inutilmente di forzare gli Stati Uniti in cambio del sostegno militare inglese nel conflitto coreano.
In quel frangente si realizzò la condizione replicatasi sovente durante la Guerra Fredda e fino ai giorni correnti: gli Stati Uniti appoggiavano Mossadeq, mentre la CIA operava per deporlo, secondo i disegni inglesi, senza l’imprimatur della Casa Bianca.
[cryout-pullquote align=”right” textalign=”justify” width=”33%”]Si realizzò la condizione replicatasi sovente durante la Guerra Fredda e fino ai giorni correnti: gli Stati Uniti appoggiavano Mossadeq, mentre la CIA operava per deporlo, secondo i disegni inglesi, senza l’imprimatur della Casa Bianca.[/cryout-pullquote]1953, febbraio. Sir John Sinclair nuovo capo dell’intelligence britannica giunse a Washington per incontrare Allen Dulles[1], direttore della CIA. Concordarono di affidare a Kim Roosevelt[2] il comando delle operazioni per un colpo di Stato in Iran.
Roosevelt aveva inizialmente come obiettivo il Tudeh, partito comunista iraniano, fuorilegge, piccolo ma ben organizzato. Gli agenti di Roosevelt avevano risorse – denaro e armi – per sostenere per sei mesi diecimila miliziani, tratti dalle tribù iraniane meridionali. Il bersaglio di Roosevelt era adesso Mossadeq, la cui credibilità e popolarità dovevano essere minate fra i partiti politici e le fazioni religiose iraniane.
1953, 4 marzo. Allen Dulles tenne una lunga relazione al National Security Council per sostenere che l’Iran rischiava di cadere in mani comuniste e il sessanta per cento del petrolio del mondo libero sarebbe finito nelle mani di Mosca. A causa d’una tale perdita, gasolio e benzina degli Stati Uniti sarebbero dovuti essere razionati. Il presidente Eisenhower[3] non accreditò nulla di quella relazione, reputando preferibile offrire a Mossadeq un prestito di cento milioni di dollari per dare stabilità al suo governo, piuttosto che farlo cadere.
Monty Woodhouse[4] suggerì ai colleghi americani della CIA di utilizzare argomenti più insinuanti: non potevano far passare Mossadeq per un comunista, piuttosto insinuare che la sua debolezza potesse favorire un’ascesa dei comunisti e con essa la caduta dell’Iran nelle mani dei sovietici. Mossadeq favorì il disegno di Woodhouse con un bluff mal calcolato, evocando la minaccia sovietica con l’ambasciata statunitense di Teheran.
1953, 4 aprile. La CIA inviò un milione di dollari alla stazione di Teheran, sebbene Eisenhower fosse ancora scettico. Pochi giorni dopo, il presidente in un discorso affermò «il diritto di qualsiasi nazione di costituire un governo e un sistema economico di propria scelta è inalienabile» e che «il tentativo da parte di qualsiasi nazione di imporre ad altre la propria forma di governo è indifendibile».
1953, maggio-giugno. La preparazione del golpe accelerò benché carente di approvazione presidenziale. Fazlollah Zahedi, prescelto dai britannici, un dissoluto generale a riposo, si disse alla testa dei golpisti. La CIA gli fornì 75.000 dollari in contanti, per costituire un direttorio militare. Fanatici religiosi, i Guerrieri dell’Islam, avrebbe ucciso i sostenitori personali e dei politici di Mossadeq fuori e dentro il governo.
1953, 11 luglio. La crescente e indotta instabilità dell’Iran spinse Eisenhower ad approvare il piano per rovesciare Mossadeq. La CIA scoprì successivamente che il generale Zahedi non aveva neppure un soldato. L’agenzia non aveva occhi e orecchie che le fornissero un’attendibile quadro di situazione militare a Teheran. Non aveva neppure la lista degli ufficiali, golpisti e non.
Kim Roosevelt si rivolse al generale di brigata Robert A. McClure[5], presente a Teheran coi consiglieri militari americani, giuntivi nel 1950 per formare i quadri dell’esercito.
La CIA si mise nelle mani di McClure per avere un quadro della situazione dei militari iraniani e degli orientamenti politici degli ufficiali d’alto rango. La CIA inoltre reclutò un colonnello per tenere i collegamenti tra esercito iraniano e McClure. Il colonnello ingaggiò segretamente altri quaranta ufficiali.
1953, 14 agosto. Il golpe era fissato per quella notte e, a dispetto della segretezza della CIA, Mossadeq lo sapeva. Kim Roosevelt chiese con urgenza a Langley[6] altri cinque milioni di dollari per sostenere il generale Zahedi.
Mossadeq mobilitò l’esercito a Teheran coi carri armati a difesa della propria residenza. Quando il comandante della guardia imperiale della Shah andò ad arrestare Mossadeq, fu catturato dai soldati fedeli al primo ministro. Zahedi si rifugiò presso una residenza della CIA e si sbriciolò l’organizzazione dei golpisti, improvvisata dalla CIA.
1953, 16 agosto. Radio Teheran annunciò che il colpo di Stato era fallito. La CIA non sapeva che cosa fare. Allen Dulles aveva lasciato Washington da una settimana per una lunga vacanza in Europa, sicuro che tutto andasse bene. Lo Shah fuggì in Italia, nell’hotel Excelsior di via Veneto a Roma. Si dice che Dulles e Reza Palhevi arrivarono in albergo contemporaneamente.
1953, 19 agosto. A Teheran arrivarono autobus e camion carichi di uomini delle tribù del sud, assoldati dall’Agenzia.
Attaccarono armi in pugno i punti nevralgici della capitale: palazzo della radio, comandi della polizia e dell’esercito, ministeri. Il generale Zahedi, a dispetto del suo terrore codardo, fu letteralmente vestito dagli agenti della CIA e insediato. Fino a sera almeno duecento persone morirono nella “primavera democratica” di Teheran.
Il palazzo di Mossadeq fu attaccato dalla Guardia Imperiale. Il primo ministro fuggì. Si arrese il giorno successivo. Finì in carcere per tre anni e morì dieci anni dopo, ancora agli arresti domiciliari.
[cryout-pullquote align=”right” textalign=”justify” width=”33%”]«Nell’azione di governo dobbiamo vigilare sull’acquisizione di ingiustificata influenza, voluta o non richiesta, del complesso militare-industriale. Esiste e persisterà l’eventualità di disastroso incremento di potere mal riposto. Noi non dobbiamo mai lasciare che il peso di questa combinazione metta in pericolo le nostre libertà o i nostri processi democratici. Non dovremmo dare nulla per scontato. Solo una popolazione in allerta e informata può costringere ad una corretta interazione tra la gigantesca macchina industriale e militare della difesa e i nostri metodi e obiettivi di pace, in maniera tale che sicurezza e libertà possano prosperare insieme.»Dwight David Eisenhower , discorso di addio alla Casa Bianca[/cryout-pullquote]Il nuovo primo ministro Zahedi ebbe un milione di dollari in contanti e avviò immediatamente la repressione di tutti gli oppositori politici, incarcerati, torturati e uccisi.
Reza Palhevi, tornato sul trono, impose la legge marziale, utilizzò servizi segreti e delinquenti (che spesso coincidevano) per reprime ogni opposizione e fece conto sul nuovo servizio d’intelligence, la Savak. La CIA a sua volta utilizzava la Savak come “occhi e orecchie” per controllare i sovietici. La SAVAK, addestrata ed equipaggiata dalla CIA, rispondeva tuttavia ai servizi inglesi e in tale ambiguo modo andò avanti per oltre vent’anni.
Da quel golpe la CIA trasse la convinzione di poter controllare la transizione d’ogni governo, ovunque nel mondo, per piegare un paese agli interessi statunitensi. In realtà, l’Agenzia era ed è tuttora carente di presenze sul territorio, di cui invece sono ben dotati i servizi inglesi. In tal modo spesso – com’è stato il caso iraqeno, ma anche quello libico e quello siriano – il dipartimento di Stato guarda e sente con occhi e orecchie britannici. La situazione può svilupparsi più o meno attendibilmente se gli agenti britannici sono operanti.
La convinzione di poter sovvertire il mondo fu applicata nei quaranta anni successivi nell’America Latina, dove gli esiti parlano da soli.
Se guardiamo ai giorni nostri, gli Stati Uniti dovrebbero riflettere sull’entusiasmo degli inglesi per l’attacco apparentemente insensato all’Iraq – ricordiamo le provette nelle mani di Colin Powell nel Consiglio di Sicurezza delle NU – sulle “primavere mussulmane” e, più in generale, sull’incendio di tutto l’arco che va da Gibilterra all’Afghanistan, mentre la credibilità statunitense crolla e il peso politico militare degli inglesi è ai massimi livelli dalla fine della 2GM.
Sono morti milioni di uomini, centinaia di migliaia fuggono, il mondo è più instabile che mai e avviato verso la guerra. Nel migliore dei casi la democrazia è entrata in agonia e sarà arduo rianimarla.
Dimenticavo. Quel 14 agosto nella piazza di Teheran c’era il vecchio ayatollah Ahmed Kashani e il suo devoto pupillo, il cinquantunenne ayatollah Ruhollah Khomeini. Ciò che a noi è chiaro oggi, ad essi fu lampante 62 anni fa. Quando ci chiediamo perché il fondamentalismo dilaga, ricordiamoci dei delitti in nome della democrazia e del liberismo, dei banditi internazionali sedicenti vestali della libertà.

[1] Direttore della Central Intelligence Agency dal 1953 al 1961 e membro della commissione Warren.

[2] Kermit “Kim” Roosevelt Jr. (16 Feb. 1916 – 8 Giu. 2000), nipote del presidente degli Stati Uniti, Theodore Roosevelt, servì nell’ Office of Strategic Services e proseguì la carriera nella Central Intelligence Agenzia (CIA), focalizzandosi sul Medio Oriente.

[3] Dwight David Eisenhower (Denison, 14 ott. 1890 – Washington, 28 mar. 1969), Brillante, illuminato generale e politico statunitense. Presidente degli Stati Uniti dal 20 gen. 1953 al 20 gen. 1961, successore di Harry Truman e seguito da John Fitzgerald Kennedy. Nel 1942, fu a capo delle truppe statunitensi nella seconda guerra mondiale. 

[4] Christopher Montague Woodhouse, 5 ° barone Terrington (11 mag. 1917-13 feb. 2001), conservatore, membro del parlamento. Dal 1951 fu agente MI6 sotto copertura a Teheran con un incarico del Foreign Office.

[5] Padre delle forze per le operazioni speciali dell’esercito statunitense.

[6] Langley, “unincorporated community” degli USA, nella contea di Fairfax, nello stato della Virginia. Vi è ubicata la sede centrale della CIA.

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Informazioni su Piero Laporta

Dal 1994, osservate le ambiguità del giornalismo italiano (nel frattempo degenerate) Piero Laporta s’è immerso nella pubblicistica senza confinarsi nei temi militari, come d'altronde sarebbe stato naturale considerando il lavoro svolto a quel tempo, (Ufficio Politica Militare dello Stato Maggiore della Difesa). Ha collaborato con numerosi giornali e riviste, italiani e non (Libero, Il Tempo, Il Giornale, Limes, World Security Network, ItaliaOggi, Corriere delle Comunicazioni, Arbiter, Il Mondo e La Verità). Ha scritto “in Salita, vita di un imprenditore meridionale” ed è coautore di “Mass Media e Fango” con Vincenzo Mastronardi, ed. Leonardo 2015. (leggi qui: goo.gl/CBNYKg). Il libro "Raffiche di Bugie a Via Fani, Stato e BR Sparano su Moro" ed. Amazon 2023 https://shorturl.at/ciK07 è l'inchiesta più approfondita e documentata sinora pubblicata sui fatti del 16 Marzo 1978. Oggi, definitivamente disgustato della codardia e della faziosità disinformante di tv e carta stampata, ha deciso di collaborare solo con Stilum Curiae, il blog di Marco Tosatti. D'altronde il suo più spiccato interesse era e resta la comunicazione sul web, cioè il presente e il futuro della libertà di espressione. Ha fondato il sito https://pierolaporta.it per il blog OltreLaNotizia. Lingue conosciute: dialetto di Latiano (BR) quasi dimenticato,, scarsa conoscenza del dialetto di Putignano (BA), buona conoscenza del palermitano, ottima conoscenza del vernacolo di San Giovanni Rotondo, inglese e un po' di italiano. È cattolico; non apprezza Bergoglio e neppure quanti lo odiano, sposatissimo, ha due figli.
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6 risposte a IRAN, 1953, il Golpe

  1. Nic scrive:

    Rispondiamo a M. Blondet: “Stare con Putin ?”

  2. Gimmi Fontana scrive:

    Caro Piero, l’Islam è la concubina del comunismo vecchio e nuovo. Rimane il fatto che se gli USA non ci avessero salvato dal nazismo, oggi, mi dici tu quanti parlerebbero?

    • Piero Laporta scrive:

      Gli USA fino ad Eisenhower ci hanno salvato dal nazismo, dopo, come vedi, è un’altra storia. Che facciamo, questa storia la nascondiamo per riconoscenza? Il comunismo non c’è più, né può essere un alibi.

  3. Enrico scrive:

    Tutto molto chiaro. Purtroppo a distanza di 60 anni l’occidente continua a commettere gli stessi errori, ed i predicatori islamici hanno gioco facile nel convincere le masse che applicando la Sharia si otterrà la società perfetta.

  4. A questa operazione fece seguito un tentativo di colpo di stato in Siria miseramente abortito sul nascere.

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