IL CO.CE.R. DELLE FORZE ARMATE E LA DELIBERA OSCURATA

Una delibera del Co.Ce.R. interforze, la rappresentanza che unisce tutti militari italiani, porta un attacco durissimo sia al ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola,sia alla riforma delle pensioni del comparto Difesa, annunciata giulivamente dalla lacrimevole Elsa Fornero. A dispetto degli annunci di iniziative clamorose contro il Governo da parte del Co.Ce.R., la delibera è stata silenziata su tutta la stampa e sulle televisioni. Il progetto di dimezzare l’esercito e concentrare gran parte delle risorse della Difesa nella Marina Militare parte da lontano.  Di Paola, a Ferragosto del 1995, preparò in gran Segreto, su ordine dell’allora capo di stato maggiore della difesa, Guido Venturoni, il “Modello di Difesa” che suonava la campana a morto dell’Esercito. Oggi, dietro la cortina fumogena della  spending review, che licenzia 40mila quadri su 190mila uomini delle Forze Armate, Di Paola realizza il suo disegno poiché a pagare il conto è soprattutto l’Esercito. La tecnologia dell’Aeronautica è più o meno salvaguardata con l’acquisto oramai deciso dei 90 cacciabombardieri multiruolo F-35. La tecnologia della Marina militare sembra (ma vedremo che non è così) salvaguardata con l’acquisizione delle fregate FREMM. Tutto questo ha dei costi di mantenimento elevatissimi, nei quali incidono in misura pesantissima il mantenimento di due portaerei. Siamo l’unico paese europeo  con due portaerei, che tuttavia rimangono in porto perché sono insostenibili i costi per mandarli in mare. Tutt’al più si usa la portaerei Cavour come campo di pallacanestro.

Già nel 1995 Di Paola pose come obiettivo della Difesa di dedicare non più del 50 per cento del budget al personale, la metà rimanente ripartita in due aliquote del 25 per cento per le spese correnti (mantenimento delle caserme, rifornimenti e consumi) e per l’investimento in nuove tecnologie.

Non c’è un solo ministero che si sia mai posto obiettivi neppure lontanamente comparabili a questo. Tanto meno c’è un ministero che con caparbietà abbia mai messo in crisi una delle sue branche portanti. Non lo ha fatto l’Interno con la Polizia di Stato, tanto meno la Giustizia coi magistrati o la Sanità coi medici. Lo ha fatto la Difesa con l’Esercito e non pochi ne danno la responsabilità alla carenza di leadership grigioverde.

In ogni caso dal 1995 la formula 50-25-25  di DiPaola ha dato un assist formidabile alla Ragioneria dello Stato per giustificare i taglia sulle spese del personale, una falcidia che negli anni ha penalizzato soprattutto l’Esercito.

Taglia oggi e taglia domani, si è al capolinea: Di Paola licenzia 40mila persone su 190 effettivi, il resto della PA ne licenzierà meno di 20mila su 4 milioni.

Quando dai generali è giunto qualche mugugno, un puntuale articolo su La Repubblica – peraltro in grandissima parte veritiero – ha tacitato tutti. La parte vera sono gli sprechi di pochi farabutti, la parte falsa sono le pensioni e l’indennità di ausiliaria. Non sono privilegi, considerando che un ufficiale arriva alla dirigenza non prima di venti anni di carriera e una selezione che non c’è in alcun altra amministrazione. Ma oramai la credibilità è stata minata e dalla Difesa la reazione è stata fra il blando e il nulla.

Chi ritiene tuttavia che le spese di “investimento” siano per ora a posto dovrà ben presto ricredersi. Le fregate FREMM (Frégates Européennes Multi-Missions), volute proprio da Di Paola, prima o poi dimostreranno tutti i loro limiti e non potranno affrontare l’oceano poiché hanno una sola turbina e di potenza limitata. Dovranno quindi essere sottoposte prima di quanto si immagini a lavori di ammodernamento che sarebbero stati evitabilissimi se la progettazione fosse stata oculata e gli accertamenti dei requisiti operativi condotti con la necessaria severità. Lo scialo non riguarda dunque solo le mandorle e i rinfreschi di qualche generale.

Per ora si penalizza il personale, poi si vedrà.

Informazioni su Piero Laporta

Dal 1994, osservate le ambiguità del giornalismo italiano (nel frattempo degenerate) Piero Laporta s’è immerso nella pubblicistica senza confinarsi nei temi militari, come d'altronde sarebbe stato naturale considerando il lavoro svolto a quel tempo, (Ufficio Politica Militare dello Stato Maggiore della Difesa). Ha collaborato con numerosi giornali e riviste, italiani e non (Libero, Il Tempo, Il Giornale, Limes, World Security Network, ItaliaOggi, Corriere delle Comunicazioni, Arbiter, Il Mondo e La Verità). Ha scritto “in Salita, vita di un imprenditore meridionale” ed è coautore di “Mass Media e Fango” con Vincenzo Mastronardi, ed. Leonardo 2015. (leggi qui: goo.gl/CBNYKg). Il libro "Raffiche di Bugie a Via Fani, Stato e BR Sparano su Moro" ed. Amazon 2023 https://shorturl.at/ciK07 è l'inchiesta più approfondita e documentata sinora pubblicata sui fatti del 16 Marzo 1978. Oggi, definitivamente disgustato della codardia e della faziosità disinformante di tv e carta stampata, ha deciso di collaborare solo con Stilum Curiae, il blog di Marco Tosatti. D'altronde il suo più spiccato interesse era e resta la comunicazione sul web, cioè il presente e il futuro della libertà di espressione. Ha fondato il sito https://pierolaporta.it per il blog OltreLaNotizia. Lingue conosciute: dialetto di Latiano (BR) quasi dimenticato,, scarsa conoscenza del dialetto di Putignano (BA), buona conoscenza del palermitano, ottima conoscenza del vernacolo di San Giovanni Rotondo, inglese e un po' di italiano. È cattolico; non apprezza Bergoglio e neppure quanti lo odiano, sposatissimo, ha due figli.
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19 risposte a IL CO.CE.R. DELLE FORZE ARMATE E LA DELIBERA OSCURATA

  1. Luca Marco scrive:

    Caro generale non entro nel merito del suo articolo che mi sembra certamente in controtendenza ai suoi precedenti, ma riferendosi all’articolo di Tonacci lei ha scritto: “la parte falsa sono le pensioni e l’indennità di ausiliaria”. Può dimostrarlo?
    cordiali saluti

    • Piero Laporta scrive:

      Molto volentieri.
      Mentre non si mette mano a tutta l’enorme massa dissipatrice di spesa pubblica (la prego di leggere con molta attenzione quanto ho collocato a questo link) nello stesso tempo sono stati varati dei provvedimenti legislativi che hanno eroso:
      – la reversibilità della pensione a favore delle vedove
      – l’ammontare della pensione dei militari
      e ora si mette in discussione l’ausialiaria.
      Tutt’e tre appartengono alle categorie dei diritti acquisiti, vigenti per tanti, discussi per altrettanti.
      A mio avviso si può legittimamente affermare che per chi si arruola dall’anno prossimo non ci sarà ausiliaria a fine servizio. Mi sembra, al contrario, una forzatura esigere che il trattamento di fine rapporto sia modificato in corsa, chiamandolo “privilegio”. Le misure che concernono il trattamento di fine rapporto sono peculiari a ogni professione. E’ pertanto ancora più incomprensibile che si discuta di questo e si lascino immutati i trattamenti di fine rapporto dei manager, meglio dei maneggioni di stato che non comprendono solo le buonuscite multimilionarie, ma anche auto di servizio, valletti e case gratis.
      In questa situazione è legittimo il sospetto che si additi l’ausiliaria di un colonnello, che dopo 40 anni non supera i 300 euro mensili per preservare troppi altri trattamenti dissipatori che l’articolo su Repubblica ha rivelato solo in minima parte.
      D’altro canto, come lei ha certamente letto su questo articolo, mentre lo Stato piange miseria e dal Mef partono le bordate pubblicate da Repubblica che fanno da battistrada ai provvedimenti punitivi per i militari, nello stesso Mef si spartiscono premi milionari, pari al triplo delle spese per l’ausiliaria, lasciano le briciole alla base degli mimpiegati MEF e conferendo ai vertici extra a cinque zeri.
      In questo quadro desolante, l’entusiasmo col quale i vertici militari hanno reagito al blocco degli stipendi dei gradi più bassi e la tiepidezza con cui osservano l’ennesimo attacco all’ausiliaria la dicono lunga sul negoziato in corso fra loro e il Mef.
      Non c’è una sola democrazia al mondo nella quale i vertici delle polizie e delle forze armate costino mensilmente non meno di 5milioni di euro, senza contare alloggi, auto, segreterie e valletti. Essi cioé costano più della stessa ausialiaria posta sotto accusa.
      Lasci a lei il conto dei costi dei vertici della rimanente macchina statale, delle direzioni generali dei vari dicasteri e dipartimenti, dei servizi segreti e della protezione civile, cui si aggiunge il parastato e le migliaia di partecipate comunali, provinciali e regionali.
      L’obiezione apparentemente fondata è che l’ausialiaria è una conseguenza della guerra fredda, durante la quale la mobilitazione poteva coinvolgere anche i quadri in pensione. Oggi quindi non ha più senso. Giusto. La responsabilità di questo, visto che il legislatore dorme dal 1989, non può essere fatta ricadere sul personale in divisa, che nel frattempo è stato arruolato con un trattamento nel quale non c’era solo il vantaggio dell’ausiliaria bensì anche la forte penalizzazione nell’accesso alla fascia direttiva, dove un funzionario civile può giungervi con un unico concorso anche prima di 30 anni, mentre un direttivo militare vi arriva dopo numerose selezioni e non prima dei 40 anni.
      Ci sono troppi generali? E’ vero, ma i generali non servono solo a comandare brigate e corpi d’armata che non ci sono più, ma anche a coprire funzioni direttive, dentro e fuori le forze armate, in Italia e all’estero. Se troppi generali non vanno bene, si riduca drasticamente il loro numero affidando le funzioni direttive – remunerandole come tali – a partire dal grado di maggiore, adeguando non solo gli stipendi ma anche le pensioni, tenendo conto che i militari non possono fare altri lavori che quello per cui sono modestamente pagati.
      La necessità di sintesi mi obbliga a molte imprecisioni ma, come può intuire, ancora una volta chi sembra offrire soluzione semplici per problemi complessi, a partire dal ministro Fornero, o non conosce la materia oppure è un mendace.
      U’ultima cosa. Vada a controllarsi le piante organiche dei vari ministeri e dipartimenti. Potrà agevolemnte verificare che, nonostante tutto, la parte militare della Difesa è in coda per il numero di quadri direttivi. Allo stesso tempo il funzionamento della macchina Difesa, con tutti i suoi limiti, è stato sinora tra i più affidabili con la spesa dedicata al personale fra le più contenute della macchina statale. Qualocosa questo significherà, non crede?

  2. Ferdinando scrive:

    Gentile Sig. La Porta,
    Mi permetta di fare alcune precisazioni, la Delibera “galeotta” NON è stata silenziata su tutta la stampa e sulle televisioni, casomai, NON E’ STATA MAI INVIATA agli organi di Stampa da parte del COCER stesso. E’ cosa ben diversa. In altre parole, chi ha seguito la vicenda può immaginare i meandri, i filtri, le veline, i rivoli che si interfacciano in queste occasioni. Come Lei, gestisco un piccolo Sito che si occupa delle vicende interne ai militari, semplicemente da un punto di vista del “benessere del personale”, niente di tecnico, niente di operativo. Troppo spesso si tenta di accomunare, strumentalizzare le vicende Tecnico/operative con quelle del benessere e della serenità del personale. Questa comunanza oltretutto è scorretta perché mette in un unico calderone tutti gli addetti ai lavori, ufficiali, sottufficiali, sovraintendenti e truppa. Purtroppo, questa similitudine mi appare forzata. Dopo sei anni di COCER, in aggiunta a quanto già detto, potrei scrivere un romanzo, un thriller che racconta di nascondimenti, malizie, compromessi e giochi politici. Niente di nuovo, è la storia di sempre. Qui non è il caso di un Comunicato Stampa passato ai mass media e a sua volta occultato. E’ un chiaro esempio dell’italianità, della “specificità” tutta interna al nostro mondo. Come esiste la “guerra preventiva”, noi abbiamo inventato i “Comunicati Stampa Preventivi”. Ovvero, si cerca una maggioranza per discutere un argomento, interminabili riunioni sulle parole da usare, si approva finalmente il Documento e poi qualcuno all’interno pensa di fare diversamente. Alla facciaccia del Consiglio, dei meccanismi democratici e de maggioranza che ha votato.
    Ci tenevo a fare questa precisazione perchè se non impariamo a dividere le questioni non arriveremo mai a capo di nulla. Ho letto volentieri il suo articolo pensando di cogliere aspetti sul sistema di Rappresentanza Militare, le contraddizioni di un organismo interno di tutela, le armi spuntate, neanche un Comunicato Stampa riesce a fare. Invece, mi ritrovo a leggere una critica politica al Ministro, ad una difesa dell’Ausiliaria per gli Ufficiali senza dire una parola per Volontari che non saranno raffermati per il taglio dei reclutamenti. Se non separiamo oggettivamente le cose, ognuno tirerà prodromo la “bandiera” che preferisce sulle spalle del personale, beninteso, che non ha omogenee prerogative, tra un Volontario e un Maresciallo c’è una grande differenza, tra quest’ultimo e un Colonnello si triplica e cosi a salire.
    Vai a capire per quale motivo oscuro non è stato inviato il Comunicato a giornali e web, qualche idea l’avrei, mi interesserebbe conoscere la Sua. Mi spiego meglio per i non addetti ai lavori, qualunque Delibera, comunicato Stampa, Documento di sintesi, proposta legislativa può essere condivisa e fatta propria dal CoCeR se il Consiglio è convocato e in costanza di numero legale ed una maggioranza approva. Si può annullare la decisione votata con un’altra riunione ed un’altra maggioranza che decide diversamente. Ciò detto, resta il giallo, chi ha occultato cosa e perchè?
    La ringrazio per lo spazio
    Cordialmente
    Ferdinando Chinè

    • Piero Laporta scrive:

      Le sue osservazioni sono centratissime e la ringrazio vivamente di averle poste. Giro tutti i suoi quesiti sia a coloro i quali avevavo lamentato l’oscuramento sia direttamente al Co.Ce.R. che un po’ di risposte le dovrebbe dare. Grazie ancora e cordiali saluti.

  3. Giovanni Martinelli scrive:

    Decisamente sferzante, a tratti feroce, sicuramente controcorrente.
    Ma il punto è che se fossimo in un’ipotetica (e metaforica) aula di tribunale, un altrettanto ipotetico giudice sarebbe costretto a chiedere al solito ipotetico pubblico ministero: e le prove della sua accusa?
    Al che, temo, seguirebbe un silenzio imbarazzato

    • Piero Laporta scrive:

      Grazie. Le sue osservazioni mi offrono il destro per tornare su alcuni dettagli importanti. Devo tuttavia chiederle di attendere cortesemente sino al pomeriggio.

      • Giovanni Martinelli scrive:

        Attendo con impazienza la sua replica e, nel frattempo, provo a spiegarmi meglio.
        Anche perché non vorrei fornire l’impressione di emettere delle sentenze senza che però, al tempo stesso, sia in grado di argomentare a mia volta.
        Procedendo con ordine.
        Nell’ambito del suo articolo, una delle tesi centrali è costituita dal (presunto) progetto di ridimensionare/dimezzare l’Esercito italiano nell’ambito del progetto di revisione impostato dall’attuale Ministro della Difesa; tale progetto, che prevede come noto la riduzione da 190mila (peraltro del tutto teorici) a 150mila militari, non è ancora noto in tutti i suoi dettagli e tuttavia, per quanto dato sapere fino ad ora, non sembrerebbe muoversi affatto nella direzione da lei indicata.
        Se infatti il modello a 190mila prevedeva la seguente ripartizione:
        EI., 112mila;
        M.M., 34mila;
        A.M., 44mila;
        quello a 150mila dovrebbe essere (approssimativamente) così composto:
        EI., 89/90mila;
        M.M., 26/27mila;
        A.M., 33/44mila.
        Dunque, non solo l’Esercito non verrebbe dimezzato ma, sulla base di queste cifre e sia pure di poco, subirebbe tagli anche inferiori alle altre FF.AA. dati in qualche modo confermati dallo stesso C.S.M. dell’Esercito che nell’illustrare la struttura futura ha chiaramente indicato che questa sarà basata su:
        1 Comando di Corpo d’Armata;
        1 Comando di Divisione;
        e, soprattutto,
        9 Brigate di Manovra pluriarma al posto delle 11 attuali.
        E anche la stessa questione dei programmi d’investimento, che favorirebbero Marina e Aereonautica si presta ad alcune osservazioni:
        1) per ciò che riguarda la Marina, sempre ammesso che si realizzino tutte e 10, si deve osservare che le FREMM andranno a sostituire ben 16 unità di vecchio tipo (classi Maestrale, Soldati e Lupo); per quanto attiene invece alla questione portaerei invece, è già stabilito che in tempi brevi ne rimarrà una sola.
        2) perciò che riguarda l’Aereonautica, gli F-35 che entreranno in servizio saranno 75 (i rimanenti 15 vanno alla Marina) e questi sostituiranno un totale di 140 fra Tornado e Ghibli oggi in linea; anche in questo caso, la contrazione è notevole,
        3) per ciò che riguarda l’Esercito, e i suoi programmi futuri, è stato detto chiaramente che verranno completate le linee dei veicoli VTLM Lince e VTMM, nonché VBC Centauro 2 e VBM Freccia e aggiornata quella basata su Ariete e Dardo. Non solo interventi ci saranno anche sulla componente ad ala rotante (con gli NH-90, i CH-47F, gli A-129 e un nuovo elicottero multiruolo) e in quello degli UAV (coprendo tutte le fasce nel campo degli UAV tattici). Al centro poi, il riconfermato impegno sul progetto Forza NEC.
        Tutti elementi, che, insieme ad altri, non danno la sensazione di un Esercito ridimensionato più di altri o, addirittura dimezzato. Certo, anche per l’Esercito stesso i numeri saranno diversi dal passato; ma questo appare del tutto normale visto che la riduzione sarà comunque notevole (per tutti).
        Sulla questione del ripartizione delle risorse (50% Personale, 25% Esercizio e 25% Investimento), non si riesce poi a capire il confronto con gli altri Ministeri; quello della Difesa, e più in particolare le Forze Armate, hanno necessità e caratteristiche del tutto peculiari. Quindi, a meno che non si voglia diventare come l’Arma dei Carabinieri che destina il 95,7% dei propri fondi al Personale, il 3,9% all’Esercizio e lo 0,4% all’investimento, qualcosa bisognerà pur fare.
        E visto che il Paese non può (anzi, non vuole) destinare più risorse alla Difesa, cos’altro rimane da fare se non quello che propone il Ministro (del quale, peraltro, non intendo certo fare il “difensore” a tutti i costi)?
        Da ultimo, mi permetta una considerazione sulle FREMM e sul loro apparato motore; ebbene, non ci siamo proprio.
        Perché è vero che dispongono di una sola turbina (sono fregate, di quante mai TAG dovevano disporre ?!?), ma non dimentichiamo che essa è tarata a 32 MW (oltre 42.900 HP), che in condizione di superpotenza arriva a oltre 35 MW (più di 46.900 HP) e quando è necessario disporre di tutta la potenza si aggiungono i 2 motori elettrici alimentati da altrettanti generatori diesel per altri 5 MW (cioè 6.700 HP). La velocità massima risulta così posizionata intorno ai 29 nodi; davvero non bastano (sempre ammesso che servano o siano comunque costo-efficaci)?
        E infine, mi permetta di essere un po’ cattivo: parlando di « … progettazione e accertamenti dei requisiti operativi condotti con la necessaria severità.» , non è che, guardando anche altrove, ci saremmo potuti risparmiare le 540 VBL Puma (oggi impiegate con il contagocce, per usare un eufemismo) o i 275 SIDAM (autentico monumento allo spreco di denaro pubblico) o, almeno in parte, i 200 Ariete (praticamente tutti fermi a prendere polvere e ruggine)?
        Saluti, Giovanni

        • Piero Laporta scrive:

          Le anticipo solo una cosa: non sono affatto sbilanciato pro esercito, tutt’altro.

        • Piero Laporta scrive:

          Comincio dalle cose su cui concordiamo, citandola:” 540 VBL Puma (oggi impiegate con il contagocce, per usare un eufemismo) o i 275 SIDAM (autentico monumento allo spreco di denaro pubblico) o, almeno in parte, i 200 Ariete (praticamente tutti fermi a prendere polvere e ruggine)”; sottoscrivo e trattengo la voglia di rincarare.
          Sulle FREMM invece il mio disaccordo rimane. Se esse servono per pattugliare il Mediterraneo, sono eccessive; se dobbiamo mandarle in oceano con una sola turbina allora alla prima avaria saranno problemi. I brasiliani hanno voluto non per caso le FREMM con due turbine e motori diesel più potenti. Le Horizont, come lei certamente saprà rispondono a questo criterio. Comunque auguriamo vento in poppa ai comandanti delle FREMM e non gufiamo oltre.
          In quanto alla riduzione organica, le 9 brigate di manovra sono solo sulla carta, perché non c’è la ridondanza necessaria di personale, avendo lasciato le strutture di comando e logistica, dalla periferia al vertice, praticamente immutate. La giustificazione inconfessabile di questo dato di fatto è la sopravvivenza di 6 stati maggiori di vertice (segretariato generale/DNA, esercito, marina, aeronautica, e difesa, cui va a sommarsi il gabinetto del ministro, dimensionatosi oramai come uno stato maggiore vero e proprio). Anche se si avesse una difesa di 300mila uomini, dovrebbe esserci un solo stato maggiore generale e al più tre comandi di forza armata.
          Ancora più imperdonabile è che non vi sia traccia di unificazione logistica. Com’è evidente per l’F-35, lo stesso sistema d’arma posseduto da aeronautica e marina fa capo a due linee logistiche distinte. Non è, come lei sa, l’unico caso.
          Questa riforma infierisce sul personale ma non offre nulla in cambio a quelli che rimangono. Per esempio non si possono cambiare con l’auto in corsa le regole pensionistiche per militari che hanno l’obbligo di fare un solo lavoro e con regole stringenti.
          In questo quadro la formula magica 50/25/25 non ha senso ed è un trucchetto per avere disponibilità di spesa al di fuori del controllo politico. Neppure le forze armate degli Usa l’anno adottata e mi lasci dire che il paragone paradossale coi Carabinieri non è un buon argomento. Le forze armate USA, come lei sa, comperano anno dopo anno, sulla base dei piani, delle esigenze contingenti e delle disponibilità di bilancio. Certo, da noi riesce difficile immaginare di presentare ogni anno la lista della spesa della Difesa senza letture distorte dell’art.11 della Costituzione e tromboneggiamenti metapacifisti. Negli Usa, dove questo problema non c’è, il Presidente e il Congresso hanno un perfetto controllo della spesa militare. Hanno anche altri problemi ma di certo non hanno un parlamento che si fa rifilare, appunto, 275 SIDAM, senza capirci un’acca.
          È una riforma gattopardesca che lascia immutati i processi di gestione e di spesa, massacrando il personale, incuranti che l’efficienza e l’efficacia restino così com’erano prima: in buona parte fuori dalla porta.
          Le sono davvero molto grato per le sue osservazioni, che ho molto apprezzato.
          Dimenticavo, non mi è piaciuta l’evocazione del tribunale… ma non mi ha sconvolto.
          Vive cordialità

          • Giovanni Martinelli scrive:

            Chiedo scusa per l’evocazione del tribunale.
            Le posso però assicurare che si è solo trattato di una metafora come un’altra, solo per metterla un po’ sul paradossale.
            Di sicuro non c’era nessun retro-pensiero o qualsiasi altra cosa che volesse in qualche modo sconvolgerla o, peggio ancora, offenderla.
            Per cui, le rinnovo le mie scuse; ribandendo al tempo stesso che non c’era alcuna “cattiveria”.
            Sul merito della sua risposta (comunque convincente e condivisibile in molti punti) magari torno più tardi.

  4. ugo scrive:

    Già! … forse

  5. ugo scrive:

    Quante spiegazioni, quante incognite dietro a una decisione così “stravagante”!
    Eppure il problema è lì e l’hai centrato: due portaerei costano troppo!
    Ne basta una: l’Italia.
    E’ la nostra penisola, la nostra nazione l’unica, vera portaerei sufficiente ed efficiente alla fonda nel Mediterraneo. Almeno lo è stata fino ad ora.
    Poi ci sono i nostri ragazzi che vanno a morire all’estero….ma questa è un’alra storia.

  6. roberto buffagni scrive:

    Mi piacerebbe sapere quale sia, a giudizio del Gen. La Porta, la logica politica (italiana e soprattutto internazionale) che guida questa politica del Ministero della Difesa.
    La penalizzazione dell’esercito sembra incompatibile con le missioni internazionali; il privilegio alla Marina è solo frutto di rapporti di forza politici interni, o risponde a un disegno geopolitico delle potenze dominanti nel Mediterraneo, che vuole un diverso utilizzo delle nostre FFAA?
    Dal punto di vista sociale, sembra francamente disastrosa la forte riduzione dell’Arma dei Carabinieri, una delle tradizionali “spine dorsali” d’Italia.
    Ringraziando, saluto cordialmente.

    • Piero Laporta scrive:

      L’affermazione personale e della propria cerchia; la difficoltà di utilizzare l’esercito nelle macellerie umanitarie senza il consenso del Parlamento; l’accumularsi di errori, dissipazioni e ritardi; più o meno sono riassumibili così le questioni che costringono a presentare come come opzione conveniente ed economica una politica di Weimar nuova maniera.

      • roberto buffagni scrive:

        La ringrazio della sintetica ed esuriente risposta. Mi resta un dubbio solo. Lei parla di “difficoltà di utilizzare l’esercito nelle macellerie umanitaria senza il consenso del Parlamento”. Magari! Sinora, il Parlamento non ha mai detto beo, e vista la sua attuale espropriazione, non credo proprio che si opporrà, in un prevedibile futuro.
        Tra l’altro, per me la cosa è fonte di una seria preoccupazione personale, perchè ho un figlio quindicenne che sta seriamente pensando alla carriera militare, e se da un canto mi fa piacere perchè indice di buon carattere, dall’altro, in queste condizioni di sudditanza politica della nazione, l’idea di vederlo spedire in avventure che con l’interesse della Patria non c’entrano nulla, anzi! mi mette il freddo nelle ossa…

        • Piero Laporta scrive:

          Sconsigli vivamente suo figlio dal farsi catturare mentre il quadro politico è esattamente quello di un paese colonizzato, dunque privo di una propria strategia di sicurezza.

          • roberto buffagni scrive:

            La ringrazio, lo sto facendo e continuerò a farlo. Che tristezza, però, dover parlare in questo modo a un ragazzo pieno di sogni e di voglia di far bene…

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