Fino a quando, Europa, abuserai della nostra pazienza?

OltreLaNotizia ha l’onore d’ospitare l’esposto depositato oggi presso le massime Autorità costituzionali da tre legali cagliaritane, Paola Musu, Debora Mura, Patrizia Francesca Orsini: «Fino a quando dunque, Europa, abuserai della nostra pazienza? Quanto a lungo ancora codesta tua follia si prenderà gioco di noi? Fino a che punto si spingerà la tua sfrenata audacia?»

Ciascun lettore è invitato a diffondere questo grido di libertà.

Cagliari, 27 luglio 2020

Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Presidente del Senato
Al Presidente della Camera
Alla Corte Costituzionale

“Quousque tandem abutere”, Europa,” patientia nostra? Quamdiu etiam furori iste tuus nos eludet?  Quem ad finem sese effrenata iactabit audacia?” (Fino a quando dunque, Europa, abuserai della nostra pazienza? Quanto a lungo ancora codesta tua follia si prenderà gioco di noi? Fino a che punto si spingerà la (tua) sfrenata audacia?).

Alla luce degli avvenimenti recentemente occorsi nel “tempio” della tecnocrazia europea, mentre è ancora in corso il dibattito su un’ improvvida, ingiustificata e fuori legge, proroga di uno “stato di emergenza”, sulla cui legittimità ab origine, specie quanto alla gestione, abbiamo già manifestato, come anche da più parti, dubbi più che fondati, ci permettiamo di usare le parole di Cicerone, aggrappandoci alle nostre più solide Radici.

I toni trionfalistici che hanno accompagnato la chiusura della seduta straordinaria dell’ultimo Consiglio Europeo, ancor prima di entrare nel merito delle conclusioni rese, sembrano dimenticare un elemento fondamentale: in forza all’art.15 del TUE “Il Consiglio europeo all’Unione gli impulsi necessari al suo sviluppo e ne definisce gli orientamenti e le priorità politiche generali. Non esercita funzioni legislative.”

In altri termini, il Consiglio europeo è solo un organo di indirizzo politico ed i suoi “atti”, stesi in forma di “conclusioni”, esempio cosiddetto di soft low, non hanno valore vincolante, né nei rapporti tra Stati, salva la spontanea applicazione tra essi del principio di leale cooperazione (della cui violazione al livello europeo si è troppo spesso stati inermi testimoni e vittime, soprattutto in quanto cittadini), né nei rapporti con i terzi, salva l’adesione volontaria. E nel susseguente prefigurato iter attuativo, molti sono gli “spazi in bianco” lasciati alla discrezionalità degli organi e istituzioni comunitarie chiamati ad intervenire, con rischi elevatissimi di trasformazione della celebrata vittoria in una rovinosa disfatta.

Questo quanto agli effetti giuridici impropriamente attribuiti, ad esito della riunione dell’organo in questione, dalla ridondante campagna mediatica.
Detto ciò, supposto che a tali “conclusioni” segua una calorosa cooperazione degli Stati europei ed una supina, presunta “volontaria”(si conceda il beneficio del dubbio, visto il triste precedente greco), adesione, è palese, nell’architettura d’impianto che ne viene disegnata, l’ideazione di un costrutto  che rappresenta una chiara rivisitazione del MES, ritratteggiato nella forma e nel nome, ma non nella sostanza: le condizionalità prefigurate sono talmente pervasive, da tradursi in una intrusività tale nella gestione del denaro, che si ipotizzerebbe a disposizione, da devastare profondamente ogni residuo di sovranità e di residuo impianto ordinamentale costituzionale. 

Il tutto attraverso un machiavellico e perverso paradigma che consolida ulteriormente, ed aggrava, il modello del debito come chiave delle relazioni tra gli Stati membri, rafforzando maggiormente la posizione di alcuni tra essi nel controllo della disciplina della gestione monetaria e di bilancio (i cosiddetti “frugali”), con aggravio della condizione di inferiorità di altri (tra cui l’Italia), che diventa cronica ed irreversibile: tutto ciò è macroscopicamente comprovato da quanto prefigurato al punto “A19” delle conclusioni e rimarcato nei poteri assicurati a quella che è stata definita in gergo “minoranza di blocco”.

Il sistema finanziario sia pubblico che privato non reggerà a lungo agli effetti di questa ennesima, provvida, crisi che, complice l’impianto economico-monetario comunitario, sta infossando i paesi debitori dentro la spirale del debito, inducendoli a consegnarsi alla trappola dell’assistenza finanziaria condizionata.

Il tutto, peraltro, con un escamotage intessuto attraverso un improprio, artificioso, utilizzo dei meccanismi ordinari comunitari, piuttosto che con una necessaria, e dovuta, modifica dei trattati. Ciò vale anche laddove si vorrebbe attribuire alla Commissione il potere di indebitamento sui mercati finanziari (punti “A3” – “A5”), nonché un indebito autonomo potere di imposizione fiscale (punto “A29”) (destinato a finanziare il novellato potere di indebitamento sui mercati), che andrebbe, oltretutto, a sommarsi alla già insostenibile pressione fiscale, e con conseguente indebita ed arbitraria assunzione, in capo all’Unione Europea, delle prime caratteristiche di statualità, in totale spregio e violazione della legalità costituzionale, pesante compromissione dell’autonomia di organi costituzionali e con indebita usurpazione di poteri di competenza esclusiva degli Stati. 

Ci si augura, sul punto, non si voglia continuare a perseverare nell’indebita invocazione del tanto bistrattato art.11 della Costituzione. In esso non si parla di “cessioni”, bensì di “limitazioni”. La “limitazione” è di per sé un vincolo, che pur lasciando inalterata la titolarità di un diritto in capo al soggetto, ne limita l’esercizio secondo le condizioni o gli ambiti stabiliti dalla limitazione stessa, ma non, e mai, in modo così privativo da svuotare di contenuto il diritto stesso od il suo esercizio, specie nel suo contenuto essenziale: il livello di passività ed inerzia con cui negli anni si è consentito uno svuotamento tale dell’integrità statuale, da provocare una progressiva pesante compromissione dei cardini di funzionamento della democrazia nella forma repubblicana ex art.139 della Costituzione, esige ora che a tutto questo venga posto un pesante argine.

In difetto, dignità e onore richiederebbero che si dichiarasse apertamente cosa è rimasto, se qualcosa ne è rimasto, della Repubblica e dell’Italia, quantomeno per risparmiare l’ulteriore consunzione delle pareti dei sepolcri a coloro che per esse hanno versato il loro sangue.
Avv.Paola Musu
Avv.Debora Mura
Avv. Patrizia Francesca Orsini

Informazioni su Piero Laporta

Dal 1994, osservate le ambiguità del giornalismo italiano (nel frattempo degenerate) Piero Laporta s’è immerso nella pubblicistica senza confinarsi nei temi militari, come d'altronde sarebbe stato naturale considerando il lavoro svolto a quel tempo, (Ufficio Politica Militare dello Stato Maggiore della Difesa). Ha collaborato con numerosi giornali e riviste, italiani e non (Libero, Il Tempo, Il Giornale, Limes, World Security Network, ItaliaOggi, Corriere delle Comunicazioni, Arbiter, Il Mondo e La Verità). Ha scritto “in Salita, vita di un imprenditore meridionale” ed è coautore di “Mass Media e Fango” con Vincenzo Mastronardi, ed. Leonardo 2015. (leggi qui: goo.gl/CBNYKg). Il libro "Raffiche di Bugie a Via Fani, Stato e BR Sparano su Moro" ed. Amazon 2023 https://shorturl.at/ciK07 è l'inchiesta più approfondita e documentata sinora pubblicata sui fatti del 16 Marzo 1978. Oggi, definitivamente disgustato della codardia e della faziosità disinformante di tv e carta stampata, ha deciso di collaborare solo con Stilum Curiae, il blog di Marco Tosatti. D'altronde il suo più spiccato interesse era e resta la comunicazione sul web, cioè il presente e il futuro della libertà di espressione. Ha fondato il sito https://pierolaporta.it per il blog OltreLaNotizia. Lingue conosciute: dialetto di Latiano (BR) quasi dimenticato,, scarsa conoscenza del dialetto di Putignano (BA), buona conoscenza del palermitano, ottima conoscenza del vernacolo di San Giovanni Rotondo, inglese e un po' di italiano. È cattolico; non apprezza Bergoglio e neppure quanti lo odiano, sposatissimo, ha due figli.
Questa voce è stata pubblicata in polis e contrassegnata con , , , , , . Contrassegna il permalink.

7 risposte a Fino a quando, Europa, abuserai della nostra pazienza?

  1. Paolo scrive:

    Rivolgere simili domande al Presidente Mattarella è lo stesso che pretendere di parlare con un sordomuto.

  2. massimo trevia scrive:

    A Settembre!

  3. sigmund scrive:

    Purtroppo abbiamo ben compreso che ci stanno mettendo un cappio al collo, ma il problema è: come facciamo a reagire? Come facciamo a fermare questa deriva autoritaria che prende spunto da una pandemia fasulla per cercare di dividere e quindi soggiogare tutti?
    Qui non si parla di elezioni e allora quale altra arma abbiamo in mano? Un fatto è certo noi resisteremo con le unghie e con i denti perché alla fine sappiamo che è l’unica cosa che possiamo fare: Resistere, sapendo che alla fine non praevalebunt!

  4. Oscar scrive:

    Vox clamantis in deserto!

  5. MARIA CRISTINA Tagliabue scrive:

    Apprezzo moltissimo. Non avremo risposte.

  6. Pietro Sia scrive:

    Qualcuno ha finalmente avuto i contrapposti
    per scrivere e farsi sentire da questa orda
    di barbari,preparati sotto il profilo finanziario
    ma senza alcuno scrupopolo nel distruggere
    gli altri paesi a loro beneficio.Nelle mie Pasquinate
    espresso gli stessi pensieri,ma quelli non hanno
    valore.Qieste persone meritano un applauso.
    Avremmo avuto bisogno di gente come quest’
    per discutere con l’Europa.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *