Eutanasia della civiltà di R.Farina

bambino-in-croceEutanasia senza nome. Si vergognano. Piuttosto ho un’altra idea: temono diventi meta di pellegrinaggi, come si fa coi martiri.

Hanno paura si sveli l’orrore dell’eutanasia in sé e quella tomba, se ne fosse rivelato il luogo, provocherebbe troppi fiori, troppe lacrime per diventare una cosa normale. Bisogna nascondere ma far sapere, occultare ma rivendicare.
Quella creatura, un bambino, una bambina, non si sa, è così trasformato in un bastardo senza gloria, gettato come un seme per far fiorire l’eutanasia per tutti, per abituarci all’idea. Se si può bruciare il legno verde, che sarà mai se si dà fuoco al legno vecchio.
Cos’è questa roba? Un segno della superiore civiltà laica? E quella belga cos’è, una società avanzata?

[cryout-pullquote align=”right” textalign=”justify” width=”33%”]Articolo apparso con altro titolo su Libero del 18 set.2016  testata[/cryout-pullquote]
In realtà siamo davanti a un milite ignoto sul fronte della guerra più turpe che ci sia: quella contro la vita dei bambini, peggio ancora perché ad armare la mano del boia sono genitori schierati contro il proprio figlio in nome della pietà.
Un giorno bisognerà costruirci intorno, a quella tomba (più probabilmente il piccolo malato ed eliminato è stato cremato e la sua polvere dispersa nel vento, fa così poesia) un altare della patria per dar gloria all’innocenza uccisa, per di più con la crudeltà pazzesca di averne ottenuto il “sì”. La legge belga del 2014 infatti è stata studiata per benino per scaricare sensi di colpa e pulirsi la coscienza. Si prevede l’eutanasia per i minorenni predisponendo procedure igieniche da lager di Auschwitz. Prima infatti padre e madre si mettono d’accordo, e si informano presso il medico se il caso rientra nel protocollo. Quindi si passa il modulo ben compilato in stampatello al “Dipartimento di controllo federale e valutazione dell’eutanasia”. Quelli rispondono okei. Con una condizione: che il piccolo o la piccola malati di tumore (ma specialmente di disamore) o con un handicap considerato ostacolo alla felicità o – più modestamente – al piacere idiota di campare come capita a quei genitori assassini, rispondano flebilmente di sì. E via: li si scanna come agnelli, ovviamente senza coltelli, un’iniezione, fa meno Grand Guignol . Anzi no, li si trasborda su un astronave per il Paese dei Balocchi dove ci saranno solo caramelle e fiorellini. Se no perché un bambino o un ragazzino dovrebbe dire di sì? I bambini non credono esista il nulla. Non ritengono possibile che la vita finisca. Come dice il Vangelo, i bambini vedono la verità, sanno che la morte non è l’ultima parola. Per cui accettano, eccome se dicono di sì.
Qualcuno ha osservato: meglio così, con il timbro dello Stato, che nella clandestinità. Ah sì? Meglio il patibolo che abbia la toilette, e la vidimazione della Asl, rispetto a un delitto di strada, perché poi bisogna pulire? (Per chi finga di non capire, trattasi di metafora).
Altri dicono: va bene purché si sia rispettata la volontà del minore. Immaginiamo la scena, in due versioni. Numero uno: il papà si avvicina alla bambina e le dice: “Mamma ed io avremmo pensato che per te sarebbe meglio morire. Che ne dici? Guarda, se ci rispondi di no, per noi va bene lo stesso. Pensaci”. Se lo avessero detto a me, anche se avessi avuto il raffreddore, mi sarei buttato dalla finestra.
Ipotesi numero due. Il ragazzino malato e sofferente dice alla mamma: “Vorrei morire”. E lei replica: “Parliamone, la legge fornisce questa possibilità, ora mi procuro il modulo”. Lo so, l’aborto terapeutico, anzi eugenetico, è qualche cosa di simile. Ma almeno lì il bambino non si vede. E non c’è l’ipocrisia di dirgli: posso ammazzarti, per favore?

Informazioni su Piero Laporta

Dal 1994, osservate le ambiguità del giornalismo italiano (nel frattempo degenerate) Piero Laporta s’è immerso nella pubblicistica senza confinarsi nei temi militari, come d'altronde sarebbe stato naturale considerando il lavoro svolto a quel tempo, (Ufficio Politica Militare dello Stato Maggiore della Difesa). Ha collaborato con numerosi giornali e riviste, italiani e non (Libero, Il Tempo, Il Giornale, Limes, World Security Network, ItaliaOggi, Corriere delle Comunicazioni, Arbiter, Il Mondo e La Verità). Ha scritto “in Salita, vita di un imprenditore meridionale” ed è coautore di “Mass Media e Fango” con Vincenzo Mastronardi, ed. Leonardo 2015. (leggi qui: goo.gl/CBNYKg). Il libro "Raffiche di Bugie a Via Fani, Stato e BR Sparano su Moro" ed. Amazon 2023 https://shorturl.at/ciK07 è l'inchiesta più approfondita e documentata sinora pubblicata sui fatti del 16 Marzo 1978. Oggi, definitivamente disgustato della codardia e della faziosità disinformante di tv e carta stampata, ha deciso di collaborare solo con Stilum Curiae, il blog di Marco Tosatti. D'altronde il suo più spiccato interesse era e resta la comunicazione sul web, cioè il presente e il futuro della libertà di espressione. Ha fondato il sito https://pierolaporta.it per il blog OltreLaNotizia. Lingue conosciute: dialetto di Latiano (BR) quasi dimenticato,, scarsa conoscenza del dialetto di Putignano (BA), buona conoscenza del palermitano, ottima conoscenza del vernacolo di San Giovanni Rotondo, inglese e un po' di italiano. È cattolico; non apprezza Bergoglio e neppure quanti lo odiano, sposatissimo, ha due figli.
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3 risposte a Eutanasia della civiltà di R.Farina

  1. alessandro gentili scrive:

    Cari Amici,
    eppure nel mondo che ci circonda il favore nei confronti dell’eutanasia cresce esponenzialmente. Le persone sono contagiate da queste tradizioni nordiche che si ritengono prove di civilta’ superiore e, per altre cose, abbiamo gia’ visto che se ci si affida ai referendum la spuntano sempre i progressisti, araldi della nuova morale disumana.
    Sono schifato. Allo stesso modo mi allarma moltissimo la moda del trapianto, della donazione degli organi dei moribondi: ma siamo matti. Far espiantare un cuore e’ sempre un omicidio! E spesso il consiglio del medico o la generosita’ dei congiunti non sono sentimenti ne’ nobili ne’ altruistici

  2. Pierpaolo Piras scrive:

    Eutanasia vuol dire “dolce morte”. Tutto il contrario di quel ch’è accaduto in Belgio. Già, ci sono gravi stranezze : non si conosce l’identità nè dell'”ucciso” nè dei medici (si fa per dire…) che hanno staccato la spina. Non dicono la “gravissima ” patologia che lo affliggeva. Non altrettanto accadde nel caso Englaro o di Piergiorgio Welby dove Pannella e company facevano a gara a piangere e strepitare alle telecamere mentre altri chiudevano la respirazione al povero welby.
    Si vergognano eccome sotto sotto del livello infimo al quale è ridotta la considerazione della vita umana. Nessuno è padrone della propria vita neanche chi la possiede, figuriamoci tutti gli altri , genitori compresi.
    Che si vergognino anche delle macroscopiche menzogne relative al “dolore incurabile” del quale il diciassettenne belga sarebbe stato affetto : esistono, usatissimi, analgesici decine di volte più potenti della già efficacissima Morfina, che vengono utilizzati ad ogni latitudine nelle comuni terapie del dolore. Che si vergogni anche quel medico traditore del giuramento di Ippocrate, il quale ignora che il primo e più importante compito di un medico è quello di allungare la vita umana non di accorciarla.
    Il Malato non può in alcun caso essere colpevole di essere grave o gravissimo.
    Siamo alla barbarie. In questi popoli , dell’oggi e del passato, ogni genere di malformazione o invalidità era (ed è) motivo di sacrificio dello stesso, allo stesso modo degli individui albini nell’Africa nera.

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