COMICI (E) POLITICI

Oltre le consuete contabilità di feriti e violenze, dopo la manifestazione a Roma dell’altro giorno, si sviluppa un dibattito parallelo fra il ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri e il comico Beppe Grillo. 

Il comico incita gli agenti ad abbandonare la divisa e  manifestare con gli studenti. Il ministro esecra: “Sono parole da irresponsabile”, con questo assurgendo il comico a leader politico e viceversa. Se c’è infatti un dato incontrovertibile che contraddistingua un politico italiano è proprio l’«irresponsabilità». Sono da tempo convinto che gli attuali inquilini del Palazzo, quelli precedenti e quelli che vi aspirano sono così inconsapevolmente comici da far apparire Grillo un grande politico.

Il governo ha impoverito l’Italia a vantaggio di potentati stranieri, secondo un disegno costruito proprio da Mario Monti. Il governo precedente ha lasciato entrare gli stranieri in Libia, il paese col quale, pochi mesi prima, aveva sottoscritto un solenne trattato di amicizia e non di meno gli ha poi bombardato le truppe. Quanto più si va indietro nella storia dei governi italiani, è un’ininterrotta sequela di tradimenti dell’interesse nazionale che vanno dalle quote agricole, all’invasione dei supermercati francesi, dai 30 miliardi annui di bolletta energetica, alle crisi finanziarie artefatte e via dissipando. Magari la causa sta nei trattati segreti impostici dopo la 2^ GM, è tuttavia significativo che la dissipazione a vantaggio dello straniero s’accompagni alle crescenti prebende dell’alta burocrazia dello Stato, incurante della condizione del paese. Dopo di che si dà tutta la croce ai politici di professione. Quelli navigati abbozzano e si assicurano il loro pezzo di formaggio; i politici sciocchi al punto da non risultare “irresponsabili” attribuiscono la colpa alla magistratura. Possiamo provare a immaginare per una volta, solo immaginare, una liturgia diversa?

Che cosa avrebbe potuto rispondere la Cancellieri al suo collega Grillo? Sarebbe stata gradita una risposta così:”Il mio dicastero che dissipa miliardi di euro per una sicurezza che non c’è; il mio dicastero che è ridondante di auto blu nonostante gli sbandierati propositi, il mio dicastero, gli stipendi dei cui vertici costano valanghe di milioni ogni mese, questo mio dicastero dimezzerà le spese e offrirà stipendi più dignitosi  agli agenti, che vanno in piazza per 20 euro; questo mio dicastero offrirà pure un esempio virtuoso e risorse  davvero dedicate alla crescita all’altrettanto dispersivo quanto avido ministero dell’Economia. Anzi, visto che ci siamo, poiché io sono un prefetto, comunque a libro paga dello Stato, ora che faccio il ministro mi limiterò – invitando gli altri colleghi nelle mie condizioni a seguire il mio esempio – a prendere in più solo la differenza fra lo stipendio precedente e quello di ministro, non a cumularli”.

Il  ministro forse non sa che fra i violenti dimostranti c’erano ragazzini di 16 anni. Difficile parlare di “professionisti della violenza” in casi come questi, eppure è stato detto così. Attenti, qualcosa è cambiato; fra quei ragazzini c’era qualche figlio di poliziotto che ha problemi a chiudere il mese. Grillo è uno che ha fiuto per gli umori della massa, dovrebbero averlo capito, i nostri comici; o no?

 

Informazioni su Piero Laporta

Dal 1994, osservate le ambiguità del giornalismo italiano (nel frattempo degenerate) Piero Laporta s’è immerso nella pubblicistica senza confinarsi nei temi militari, come d'altronde sarebbe stato naturale considerando il lavoro svolto a quel tempo, (Ufficio Politica Militare dello Stato Maggiore della Difesa). Ha collaborato con numerosi giornali e riviste, italiani e non (Libero, Il Tempo, Il Giornale, Limes, World Security Network, ItaliaOggi, Corriere delle Comunicazioni, Arbiter, Il Mondo e La Verità). Ha scritto “in Salita, vita di un imprenditore meridionale” ed è coautore di “Mass Media e Fango” con Vincenzo Mastronardi, ed. Leonardo 2015. (leggi qui: goo.gl/CBNYKg). Il libro "Raffiche di Bugie a Via Fani, Stato e BR Sparano su Moro" ed. Amazon 2023 https://shorturl.at/ciK07 è l'inchiesta più approfondita e documentata sinora pubblicata sui fatti del 16 Marzo 1978. Oggi, definitivamente disgustato della codardia e della faziosità disinformante di tv e carta stampata, ha deciso di collaborare solo con Stilum Curiae, il blog di Marco Tosatti. D'altronde il suo più spiccato interesse era e resta la comunicazione sul web, cioè il presente e il futuro della libertà di espressione. Ha fondato il sito https://pierolaporta.it per il blog OltreLaNotizia. Lingue conosciute: dialetto di Latiano (BR) quasi dimenticato,, scarsa conoscenza del dialetto di Putignano (BA), buona conoscenza del palermitano, ottima conoscenza del vernacolo di San Giovanni Rotondo, inglese e un po' di italiano. È cattolico; non apprezza Bergoglio e neppure quanti lo odiano, sposatissimo, ha due figli.
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6 risposte a COMICI (E) POLITICI

  1. Elio Paoloni scrive:

    Aggiungo un dettaglio a quello che dice D’Antonio: quando decenni fa entrai nel pubblico (si faceva ancora il giuramento) scoprii con sorpresa – non ricordo più se sancito dall’ordinamento o da sentenze della CC – che non venivo pagato per la mia opera ma per il mio TEMPO. In alcune circostanze, insomma, avrei anche potuto non produrre nulla ma guai se avessi barato di un minuto sull’orario di servizio: truffa allo Stato, cavoli amari. Bei tempi: adesso i veri lavoratori pubblici (comuni, sanità ecc., non ministeri ed enti) sono soffocati dalle incombenze, dalla burocrazia – che sotto la foglia di fico dell’informatizzazione produce tonnellate di carta – e dal blocco del turn over.

  2. ugo scrive:

    P.S.

    “I Pirati”, dai quali Grillo ha copiato l’idea (balorda, dico io) di democrazia liquida, sostengono che abbbia solo un garn fiuto per i soldi!

  3. ugo scrive:

    Caro Piero,
    condivido moltissimo il tuo articolo.
    Nutro – tuttavia – forti dubbi sul fatto che Grillo abbia fiuto per gli umori della massa. Canalizzare ed enfatizzare il malcontento è un’operazione qualunquistica che a lui (meglio che a chiunque altro) riesce molto bene, solo perchè lui ha “mestiere”. Il figlio sedicenne del poliziotto senza prospettive che manifesta la sua disperazione, rappresenta già un discorso più raffinato per uno come lui che si limita agli inviti ai medesimi poliziotti a manifestare. Questa è roba trita, già vista.
    Grillo ha preso a “regalare” un pò a destra un pò a sinistra, un pò qua e un pò là.
    Ma come diceva gente che la sapeva lunga: timeo Danaos et dona ferentes!

    • Piero Laporta scrive:

      Non avrà fiuto, Grillo, ma sta occupando spazi politici importanti e la risposta inconsulta della Cancellieri – sorvolo sulle baggianate dei fumogeni rimbalzati dal ministero della Giustizia – sono passaggi che portano in gol anche senza tirare in porta. Il Signore acceca chi vuole perdere… a proposito di quelli che la sapevano lunga. Buona domenica.

  4. salvatore ricciardini scrive:

    A volte mi chiedo se gli alti gradi delle Forze dell’Ordine sono stati negli USA per fare corsi accellerati di controllo
    delle folle. Mi pare che negli ultimi tempi le manovre di spegnimento di rivoluzione di masse studentesche delle scuole medie-superiori siano perfizionate,.
    Però ,se fossi un uomo delle forze dell’ordine sarei preoccupato un tantino. I tagli sulle spese potrebbero lambire anche loro, non potento delocalizzare la polizia,potrebbero importare ad un quarto di costo truppe scelte nepalesi ,che oltre tutto non capiscono la nostra lingua.Non si corre il rischio di combine.

  5. Danilo D'Antonio scrive:

    Gentile Signor Laporta,
    vista la tragica situazione italiana e globale, quale semplice cittadino son qui ad informare di cosa che, pur pregna ed urgente, difficilmente oggi potrà raggiungerla in altro modo. La prego, mi conceda due minuti.
    Nel comune interesse, mi permetta di riferire che il processo di democratizzazione, già avviato in epoca monarchica con una prima introduzione delle elezioni politiche, con l’avvento della Repubblica avrebbe dovuto estendersi anche alla Funzione Pubblica. I pubblici impieghi non sono semplici posti di lavoro ma detengono sempre una certa dose di potere pubblico. Essi sono parte di quella Res Publica conquistata dal popolo divenuto sovrano. Avrebbero quindi dovuto anch’essi, come i ruoli di governo, venire periodicamente restituiti al popolo per essere riassegnati ad altri cittadini aventi i necessari requisiti.
    Senonchè una politica nata marcia ha fatto sì che il pubblico impiego continuasse ad essere assegnato a vita. E’ qui il vero problema delle “moderne” società, che si dichiarano democratiche ma lo sono ancora solo in piccola parte. Non soltanto i politici ma anche i pubblici dipendenti devono tornare alle loro case per permettere un generale rinnovo partecipativo. Le luci dei media illuminano i politici e noi ci focalizziamo su di essi. Ma è nel buio che si nasconde il vero problema, non solo nostro ma del mondo intero: un mare di inamovibili statali, 3.200.000 nella solo Italia, i quali hanno di fatto più potere degli stessi governanti.
    I governi devono sempre fare i conti con loro, con gli statali.
    I governi cambiano, gli statali restano, da veri tiranni quali sono.
    Sono gli statali, seguendo l’antico disegno politico del re e del duce, ad impedire ai cittadini di accedere alla loro stessa Res Publica, a mantenere separato il popolo dal suo stesso potere, ad imprigionare la cultura ed ogni altro importante aspetto della vita. Sono gli statali a farci credere che la democrazia sia un fatto inerente le sole DECISIONI e non innanzitutto le onnipresenti MANSIONI PUBBLICHE. Sono gli statali ad erigere una nera muraglia intorno ai governi tale che i politici, facilmente corrotti da cricche, lobby, mafie e potentati, possono fare il peggior comodo che vogliono. Sono gli statali ad impedire la presa di coscienza che il tipo di funzione pubblica influenza fortemente l’operato dei governi.
    Precisamente:
    – circondati da assunti a vita o da operatori privati, i Governi tendono a divenire AUTORITARI.
    – avendo attorno coinvolti cittadini che si alternano, i Governi tendono a divenire AUTOREVOLI.
    Signore, oggi si pretende cambiare la società concentrandosi sulla politica. E’ però irrazionale credere che la politica possa cambiare rimanendo circondata da una Funzione Pubblica in mano ad una CASTA di autoritari, presuntuosi e prepotenti statali. Anche quando i migliori ideali progressisti venissero presi in considerazione, la politica se ne servirebbe per perseguire i sempre medesimi scopi di tutela delle Elite a scapito della popolazione. Solo cambiando tipo di Funzione Pubblica la politica potrà cambiare realmente. Perché la prima fornisce alla seconda un fondamentale IMPRINTING. Solo democratizzando le Funzioni Pubbliche l’Italia ed il mondo potranno evolvere ed uscire da queste paludi.
    Sperando tutto ciò possa trovarla interessato, sensibilizzare la sua arte e coinvolgerla, ringrazio per l’attenzione ed auguro ogni buona cosa.
    Danilo D’Antonio

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