C’è aria di tasse – di Dina Nerozzi

tassa sull'ariaNuove tasse alle viste: sull’aria che respiriamo.   #ariaditasse

[cryout-pullquote align=”right” textalign=”justify” width=”25%”]Dina Nerozzi, medico psichiatra, abbandonata la psicanalisi e la psichiatria biologica, va a caccia dei miti pseudo-scientifici del nostro tempo[/cryout-pullquote]In principio era il Global Warming, poi è diventato Climate Change adesso si è trasformato in Climate Disruption, il nome cambia mano a mano che emergono le pecche della definizione, ma la storia di base è sempre la stessa: l’uomo, con i suoi potenti mezzi, sta riscaldando il pianeta e, dunque, bisogna intervenire rapidamente per evitare la catastrofe di ghiacciai che si sciolgono, di mari che si innalzano, di città che sprofondano…
Sembra incredibile eppure ci sono persone colte e anche intelligenti che si bevono la favola dell’uomo che sarebbe in grado di cambiare niente di meno che il clima del pianeta.
Le stesse persone colte e intelligenti che 50 anni fa si sono bevute la storia dell’uomo che sarebbe in grado di cambiare il sesso biologico degli infanti e degli adulti, favola che ci perseguita ancora oggi con le leggi antidiscriminazione sull’orientamento sessuale e l’identità di genere, leggi che rischiano di mandare in galera chiunque sostenga che l’uomo non è in grado di cambiare le leggi della natura, per quanta buona volontà possa mettere in campo.
[cryout-pullquote align=”left” textalign=”justify” width=”25%”]La terra formata da tre parti di acqua ed una di terra ferma (peraltro abitata in una sua infinitesima parte) è totalmente indifferente all’azione dell’uomo[/cryout-pullquote]E per darci queste preziose notizie “scientifiche” si sono mobilitati nel tempo eserciti di ricercatori, fior fiore di scienziati, orde di giornalisti tutti riuniti nello sforzo comune di informare il popolo ignorante delle meravigliose conquiste della scienza, ma anche dei danni prodotti dalla sconsideratezza dell’uomo.
Senza essere scienziati, chiunque, armato di un minimo di buonsenso, può capire che essendo la terra formata da tre parti di acqua ed una di terra ferma (peraltro abitata in una sua infinitesima parte) è totalmente indifferente all’azione dell’uomo. Con tutta la buona volontà non è possibile modificare il clima del pianeta. Quello che si può fare è modificare il microclima, cioè il clima di un’area delimitata, se si crea, ad esempio, una diga che raccoglie un bacino d’acqua abbastanza grande. Si può anche causare il degrado di alcuni territori sottoposti a sfruttamenti, a costruzioni dissennate, si possono localmente avvelenare i terreni per quello che ci si sversa dentro. Ma il clima del pianeta proprio non si può cambiare perché esso dipende da quell’astro stupendo che brilla di giorno sulle nostre teste e che si chiama sole.
E’ il sole che controlla il clima e lo fa, per nostra fortuna, indipendentemente dall’operato umano. E’ il sole che irraggia la terra in maniera adeguata per consentire la fotosintesi e dunque la vita, è sempre il sole che regola la temperatura dell’acqua degli oceani sempre per consentirvi la vita.
Dire che l’uomo è la causa dei mutamenti climatici è come dire che l’uomo è in grado di controllare il sole. C’è qualcuno in grado di ragionare che sosterrebbe apertamente una tesi di questo genere?
Eppure ci sono legioni di scienziati impegnati nel settore, esiste quel l’Intergovernamental Panel of Climat Change IPCC delle Nazioni Unite, che si riunirà prossimamente a Lima in Perù, che ci vuole convincere che le emissioni di gas serra causate dall’uomo stanno cambiando il clima.
[cryout-pullquote align=”left” textalign=”justify” width=”25%”]Global Warming, poi è diventato Climate Change adesso si è trasformato in Climate Disruption, il nome cambia mano a mano che emergono le pecche della definizione[/cryout-pullquote]Attenzione, perché come la pseudo-scienza che ci diceva che l’uomo è in grado di cambiare il sesso delle persone, mirava a un risultato politico ed economico, il cambiamento della morale sessuale della popolazione e il dominio dell’uomo sul processo della procreazione, la pseudo-scienza del riscaldamento globale mira a un risultato di natura economica: il pagamento di una nuova tassa. Sarebbe la realizzazione del sogno lungamente vagheggiato da tutti i politici: tassare anche l’aria che si respira, a livello globale.

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Informazioni su Piero Laporta

Dal 1994, osservate le ambiguità del giornalismo italiano (nel frattempo degenerate) Piero Laporta s’è immerso nella pubblicistica senza confinarsi nei temi militari, come d'altronde sarebbe stato naturale considerando il lavoro svolto a quel tempo, (Ufficio Politica Militare dello Stato Maggiore della Difesa). Ha collaborato con numerosi giornali e riviste, italiani e non (Libero, Il Tempo, Il Giornale, Limes, World Security Network, ItaliaOggi, Corriere delle Comunicazioni, Arbiter, Il Mondo e La Verità). Ha scritto “in Salita, vita di un imprenditore meridionale” ed è coautore di “Mass Media e Fango” con Vincenzo Mastronardi, ed. Leonardo 2015. (leggi qui: goo.gl/CBNYKg). Il libro "Raffiche di Bugie a Via Fani, Stato e BR Sparano su Moro" ed. Amazon 2023 https://shorturl.at/ciK07 è l'inchiesta più approfondita e documentata sinora pubblicata sui fatti del 16 Marzo 1978. Oggi, definitivamente disgustato della codardia e della faziosità disinformante di tv e carta stampata, ha deciso di collaborare solo con Stilum Curiae, il blog di Marco Tosatti. D'altronde il suo più spiccato interesse era e resta la comunicazione sul web, cioè il presente e il futuro della libertà di espressione. Ha fondato il sito https://pierolaporta.it per il blog OltreLaNotizia. Lingue conosciute: dialetto di Latiano (BR) quasi dimenticato,, scarsa conoscenza del dialetto di Putignano (BA), buona conoscenza del palermitano, ottima conoscenza del vernacolo di San Giovanni Rotondo, inglese e un po' di italiano. È cattolico; non apprezza Bergoglio e neppure quanti lo odiano, sposatissimo, ha due figli.
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14 risposte a C’è aria di tasse – di Dina Nerozzi

  1. Enrico Ceotto scrive:

    Accanto all’uso intensivo di fonti di energia fossile (petrolio, gas naturale e carbone) il problema dei gas ad effetto serra deriva anche da una profonda alterazione del ciclo dell’azoto da parte delle società industrializzate.
    Mi spiego: nel periodo della Germania nazista, due chimici tedeschi, Haber e Bosh misero a punto un processo industriale per la fissazione dell’azoto atmosferico in ammoniaca. Lo scopo iniziale era produrre esplosivi a base nitrati, e quindi sterminare un gran numero di persone. E tuttavia questo è un caso di serendipity, infatti alla fine della seconda guerra mondiale questo processo è stato utilizzato per produrre fertilizzanti azotati, e quindi nutrire miliardi di persone. La produttività agricola è di molto aumentata grazie a questo processo, e con essa il benessere delle nostre società. Non è azzardato dire che il processo di Haber Bosh è una delle piu’ importanti scoperte del 900. Circa metà delle proteine contenute nei nostri corpi deriva da quel processo, la rimanente metà è fissata naturalmente da batteri fissatori.
    Ma questo porta con sé anche una conseguenza negativa: circa il 5% dell’azoto applicato con i fertilizzanti torna in atmosfera, prima o poi, sotto forma di protossido di azoto (N2O) un potente gas serra, con un potere di riscaldamento globale pari a 296 volte quello della CO2. Questo potere deriva da un lunghissimo tempo di residenza in atmosfera di questo gas, circa 57 anni.
    Quindi non solo la CO2, ma anche il protossido di Azoto hanno visto impennare le proprie concentrazioni in amtosfera. Poi c’è anche il metano (CH4) con un potere di riscaldamento globale pari a 21 volte la CO2.
    Il fatto che la concentrazione di questi gas serra stia aumentando vertiginosamente è certo e misurabile, il fatto che le temperature medie stiano aumentando progressivamente, e che aumenti la frequenza di eventi estremi (piogge torrenziali con alluvioni, periodi di marcata siccità) è altrettanto certo.
    Il nesso di causa ed effetto tra i due fenomeni difficilmente potrà essere provato con certezza, nel senso che potrebbero esserci cause o concause “naturali” alla base dei cambiamenti climatici. E tuttavia potrebbe essere imprudente trascurare il problema delle emissioni. Anche perché ridurre le emissioni significa risparmiare energia, e questo è un vantaggio in ogni caso, anche se potrebbero esserci interessi economici che remano contro affinché ciò non avvenga.

  2. Enrico Ceotto scrive:

    Francamente credo che il buon senso non basti, poiché ognuno è convinto di possederne uno. Per queste problematiche è necessario il metodo scientifico, che si basa su osservazioni, misure e riproducibilità dei fenomeni. Ovviamente la scienza non è come la religione che procede per dogmi: un teoria scientifica ha bisogno di essere dimostrata, ed in molti casi può essere confutata, sempre sulla base di dati oggettivi e misurabili.

    • Sigmund scrive:

      Per buon senso intendo dire che la parte del globo antropizzata è minima, questo è un dato di fatto che chiunque è in grado di valutare, non so se questo dato di fatto inoppugnabile sia sufficientemente scientifico a suo parere.
      Par di capire che la questione di fondo messa in evidenza dall’articolo sia la seguente: l’uomo è veramente in grado di modificare il clima del pianeta?

  3. Enrico Ceotto scrive:

    Francamente credo che il buon senso non basti, poiché ognuno è convinto di possederne uno. Per queste problematiche è necessario il metodo scientifico, che si basa su osservazioni, misure e riproducibilità dei fenomeni. Ovviamente la scienza non è come la religione che procede per dogmi: un teoria scientifica ha bisogno di essere dimostrata, ed in molti casi può essere confutata, sempre sulla base di dati oggettivi e misurabili.

  4. Enrico Ceotto scrive:

    La concentrazione attuale (2013) nella troposfera (parte più bassa dell’atmosfera terrestre) è di 399 ppm, con trend in aumento. Venti anni fa era di 360 ppm. Si tratta di misure, non di opinioni. Per maggiori ragguagli sull’andamento del fenomeno basta guardare anidride carbonica su wikipedia, senza scomodare le riviste scientifiche dedicate all’argomento. Il nesso tra l’aumento di CO2 ed i cambiamenti climatici viene da taluni messo in discussione, anche in ambito scientifico. La virtù del dubbio è giusto coltivarla, ma su argomenti scientifici il metodo dovrebbe essere scientifico.

  5. Enrico Ceotto scrive:

    La signora Dina Nerozzi farebbe bene ad evitare di parlare di cose che non sa. Per carità, è padrona di avere una opinione, ma non ce la venda come oro colato a fronte di una vasta letteratura scientifica sull’argomento. Le cose sono semplici e non possono essere ignorate: dall’inizio dell’era industriale l’uomo ha iniziato ad utilizzare in modo vorace fonti di energia fossile, rilasciando in atmosfera gas ad effetto sera, in primis anidride carbonica (CO2), ma anche metano (CH4) e protossido di azoto (N20). L’aumento della concentrazione di CO2 in atmosfera è un dato oggettivo, misurabile, così come il progressivo aumento della temparatura media dell’aria negli ultimi 30 anni.

    • Piero Laporta scrive:

      L’aumento della concentrazione dove? Per quanto tempo? In che misura? Mi pare che si lei a porgere rispettabili opinioni come oro colato, discendenti da Giove tonitruante. Suvvia, un po’ di lievità, come aria, appunto.

      • pippero scrive:

        Che tristezza, citare una psichiatra che parla di clima (sigh) con l’appoggio di due servitori in cerca di gloria e di soldi (e probabilmente di patrocinio):
        pennivendoli in vendita.
        Fate loro un po’ di carità, ne hanno bisogno

        • sigmund scrive:

          Caro signor pippero,
          vedo che lei è attento ai dettagli e non si sofferma sulla sostanza delle cose.
          Non conta tanto chi scrive cosa ma come viene svolto il ragionamento.
          Nel caso specifico il ragionamento centrale sembra essere il dubbio che l’uomo sia in grado di modificare il clima globale e dunque sia in grado di interferire con la forza del sole.
          Forse questa è la ragione per la quale si sarà sentito in dovere di intervenire uno psichiatra.

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