Alfio Marchini oppure i soliti malfattori e incapaci

marchiniAlfio Marchini? Giacchetti? Raggi? Meloni? Fassina? Ogni romano dubita dei candidati; ogni romano sogna Roma amministrata per sempre dal prefetto Francesco Tronca. Eppure ci sarebbe una soluzione… 

Bravissimo Tronca. In cinque mesi ha rimesso in moto il Campidoglio nonostante le ventennali voragini di bilancio; recuperato multe non pagate; stanato abusivi dalle case comunali, privilegiati che pagavano (quando pagavano) spiccioli per appartamenti in centro. Ha rimesso in strada centinaia di vigili urbani. Ha denunciato cinquanta dirigenti malandrini, cinquanta intoccabili sin dai tempi delle giunte di Francesco Rutelli e Valter Veltroni. Si capisce perché negli uffici comunali non vedono l’ora che Tronca vada via.
I malandrini aspettano il nuovo sindaco per continuare l’andazzo che dura dagli anni d’oro del fancazzismo, dal 1993-1994 in poi. Mentre tutti s’allupavano per Tangentopoli si gettarono le basi per le camarille oggi dilaganti; si strinsero i patti sul territorio coi Casamonica, si spartirono le competenze territoriali fra i vari palazzinari. Quando subentrarono due sciocchi velleitari – Gianni Alemanno prima e Ignazio Marino poi – tutto continuò come prima e peggio: il Campidoglio in mano a dirigenti corrotti. Chi fra i candidati potrebbe impensierirli?
Giorgia Meloni, per esempio. Cerca di perdere l’allure da badante ben maritata, esibendosi incinta e anty gay al Circo Massimo per i voti dei cattolici. Prima tirò la volata a Gianni Alemanno e, con lui, ai Buzzi e ai Carminati. Poi, agli albori di questa campagna elettorale propose Rita Dalla Chiesa come sindaco di Roma. Le competenze di costei oltre alla tivvù gossip? Zero. Gli obiettivi della candidata per il Campidoglio? Buche, trasporti, aree e palazzi occupati, asili, turismo, periferie e bruttezza. Dove ha imparato a concepire, pianificare e controllare un piano che affronti uno solo dei sette obiettivi dichiarati? A parte concepire, non ha altra esperienza. Se fosse eletta sarebbe la gioia dei dirigenti sferzati da Tronca.
Un pensiero su Virginia Raggi? Avvocato, a suo agio fra leggi e pandette. Se questo bastasse, candideremmo sempre l’avvocato Previti. Che cosa propone l’avvocato Raggi? «Sarà un giorno di protesta e riscatto, un giorno di rabbia, coraggio, sarà un giorno di unione e comunità. Sarà il giorno in cui torneremo a gridare che vogliamo una città diversa. Ma, soprattutto, sarà un giorno in cui presenteremo le nostre idee per la Capitale. Nessuno di noi prima di oggi avrebbe mai pensato di poter arrivare così vicino a cambiare il corso della storia. Invece ci siamo. E con noi ci saranno cantanti, attori e artisti di ogni genere, che hanno scelto di sostenere insieme al M5S l’idea di una città a misura, finalmente, non più dei poteri forti ma dei cittadini.»
[cryout-pullquote align=”left” textalign=”justify” width=”25%”]Il fiorentino smargiasso è solo un cameriere internazionale. L’Italia deve trovare un leader credibile se non vuole sprofondare del tutto. Marchini è l’unica alternativa a questa politica criminale. Nel PD lo sanno e lo temono, ne paventano la crescita politica, indipendentemente dagli esiti delle amministrative.[/cryout-pullquote]

In una parola: chiacchiere. Stessa velleità oratoria di Ignazio Marino, con una differenza. Quello alle spalle ebbe un PD litigioso, la Raggi ha un M5S compatto. Tuttavia Pizzarotti potrebbe spiegarle da Parma che questo non sempre aiuta.
[cryout-pullquote align=”right” textalign=”justify” width=”25%”]Giachetti dice di volere “una riscossa”: più che altro sarebbe il proseguimento della riscossione[/cryout-pullquote]

Stefano Fassina conta zero virgola; nel PD rimane Roberto Giachetti. Ascoltiamolo: «Non voglio guidare una campagna elettorale, ma una riscossa, civica e politica. Lo dico a voce alta. Perché una politica buona esiste, e, scusate la presunzione, l’ho praticata anche in Campidoglio (sì, si può fare anche lì) dal 93 al 2001, anni in cui decine di opere strategiche per Roma sono state progettate, messe in cantiere e realizzate senza nemmeno un avviso di garanzia.» Mei cojoni… si odono i romani stupefatti da tanta umiltà e onestà; stupefatti al punto da perdonargli la smemoratezza incipiente… La “buona politica” dei suoi anni d’oro insediò i dirigenti denunciati da Tronca oggi. La “buona politica” negoziò opere ciclopiche nei feudi dei Casamonica. La “buona politica” fece affari d’oro con la schiuma del Vaticano e con le imprese che riparano, diciamo così, le buche di Roma. La “buona politica” riempì le case comunali di amici degli amici che non pagavano il canone. La “buona politica” portò a Roma migliaia di sale del gioco d’azzardo della camorra e della ‘ndrangheta, le quali naturalmente non sono state grate alla “buona politica”. 😉 Fu la “buona politica” a spalancare Roma alle coop d’ogni colore, quelle che portarono in vetta i Buzzi e i Carminati. 😉 Fu la “buona politica” a consegnare Roma a Carrefour, Auchan, Leclerq, Leroy Merlin, Total Elf e via colonizzando in francese. I coloni naturalmente non sono stati grati alla “buona politica”, vero Giachetti? 😆 Mentre s’arrapavano con Tangentopoli, la municipalità organizzata degli anni ‘90 anticipò la Roma odierna con la sua “buona politica”. Giachetti vuole non di meno il bis. Vuole la riscossa, dice. Avanti popolo, si sa, alla riscossa, ma più che altro è una continua riscossione, Giachetti, onesto, sincero e un po’ smemorato.  😉 

Che cosa si fa con questa capitale allo sfascio? Non resta che Alfio Marchini, blasone difficile e pesante. Il nonno fu dirigente dei Gap romani, quelli di via Rasella per intenderci. D’altronde nonno Alfio non ne fece vanto come altri. Badò al sodo: Botteghe Oscure la costruì con l’oro di Dongo; riempì casse e tasche del Pci con affari limpidi e non, sempre profittevoli, col denaro in arrivo da ogni dove, Washington e Mosca incluse. Era di casa a San Marino come a Lugano. Ma il suo amore mai tradito fu la Lubjanka, con cui mantenne i contatti per conto del Kgb; sì, avete capito bene: non “attraverso” ma “per conto”. Dette denaro a tutti ma il suo se lo guadagnò sia pure con la spregiudicatezza che lo distinse.
[cryout-pullquote align=”right” textalign=”justify” width=”30%”]Chi ha a cuore Roma, abbia a cuore l’Italia e condivida questo articolo con quanti elettori possibile, a Roma e non solo.[/cryout-pullquote]

Il nipote oggi, al solo nominarlo, dà la tarantola alle cariatidi del Pci. Un esempio per tutti, Massimo D’Alema. Non potrebbe spiegare ad Alfio Martini chi fosse suo nonno senza sentirsi puntualizzare chi fu il padre di Baffino e come entrò nel Pci arrivando dal ferrarese. Insomma il giovane Marchini è malvisto dai rimasugli del defunto Pci e dalla mafia del vecchio comitato centrale, i cui dossier non pesano nulla contro il nipote del vecchio gappista, che mandava a quel paese i Pajetta, i Longo e un paio di volte anche il Migliore. Buon sangue non mente, il nipote del vecchio stalinista non degna d’uno sguardo i frikkettoni, sedicenti eredi della “sinistra”, femminette in lacrime a ogni batosta, cortigiani d’ogni congiura, malfattori d’ogni malaffare.
Alfio Marchini, discendendo da un nonno con due grossi attributi, in perfetto equilibrio fra politica e lavoro, è l’unico in grado di rappresentare l’Italia, in vista di divenirne un leader riconosciuto e democraticamente eletto; l’unico che possa tentare di sanare definitivamente le fratture del paese. Cattolico non bigotto, onesto non giustizialista, ricco senza iattanza. Sa amministrare, non è comunista, non è fascista. È “italiano” che ha superato l’artefatto “destra-sinistra”, impostoci per separare l’Italia alla maniera dei capponi di Renzo, per dare forza ai servi corrotti. Alfio Marchini infine non soggiace ai denari di Berlusconi (maturo per la casa di riposo), ancor meno ai dossier, ai ricatti e agli affari dei vecchi citrulli Pci e Dc.
Comunque vada al Campidoglio, Marchini è dieci spanne sopra Matteo Renzi, se teniamo in primo piano l’interesse nazionale e lo sviluppo equilibrato del paese, oggi in mano a una cricca di banditi che svendono tutto quanto possono.
Lo smargiasso fiorentino è solo un cameriere internazionale. L’Italia deve trovare un leader credibile se non vuole sprofondare del tutto. Marchini è l’unica alternativa a questa politica di stupidi e criminali. Nel PD lo conoscono e lo temono, ne paventano la crescita politica, indipendentemente dagli esiti delle amministrative. Qui è il punto dolens dei partiti, qui è l’indecisione di Berlusconi. Marchini è oltre la portata di destra e sinistra, le due mani d’una banda di gangster.
Chi ha a cuore Roma, abbia a cuore l’Italia e condivida questo articolo a quanti elettori possibile, a Roma e non solo.

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Informazioni su Piero Laporta

Dal 1994, osservate le ambiguità del giornalismo italiano (nel frattempo degenerate) Piero Laporta s’è immerso nella pubblicistica senza confinarsi nei temi militari, come d'altronde sarebbe stato naturale considerando il lavoro svolto a quel tempo, (Ufficio Politica Militare dello Stato Maggiore della Difesa). Ha collaborato con numerosi giornali e riviste, italiani e non (Libero, Il Tempo, Il Giornale, Limes, World Security Network, ItaliaOggi, Corriere delle Comunicazioni, Arbiter, Il Mondo e La Verità). Ha scritto “in Salita, vita di un imprenditore meridionale” ed è coautore di “Mass Media e Fango” con Vincenzo Mastronardi, ed. Leonardo 2015. (leggi qui: goo.gl/CBNYKg). Il libro "Raffiche di Bugie a Via Fani, Stato e BR Sparano su Moro" ed. Amazon 2023 https://shorturl.at/ciK07 è l'inchiesta più approfondita e documentata sinora pubblicata sui fatti del 16 Marzo 1978. Oggi, definitivamente disgustato della codardia e della faziosità disinformante di tv e carta stampata, ha deciso di collaborare solo con Stilum Curiae, il blog di Marco Tosatti. D'altronde il suo più spiccato interesse era e resta la comunicazione sul web, cioè il presente e il futuro della libertà di espressione. Ha fondato il sito https://pierolaporta.it per il blog OltreLaNotizia. Lingue conosciute: dialetto di Latiano (BR) quasi dimenticato,, scarsa conoscenza del dialetto di Putignano (BA), buona conoscenza del palermitano, ottima conoscenza del vernacolo di San Giovanni Rotondo, inglese e un po' di italiano. È cattolico; non apprezza Bergoglio e neppure quanti lo odiano, sposatissimo, ha due figli.
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8 risposte a Alfio Marchini oppure i soliti malfattori e incapaci

  1. Armando Stavole scrive:

    E purtroppo come si dimostra i romani avranno cio’ che si saranno meritati divisi fra acefala rabbia ed altrettanto acefalo edonismo (calcio in testa a tutto).

  2. oscar scrive:

    Quando non c’è nulla di meglio in giro, il saggio sospende il giudizio!

    • Piero Laporta scrive:

      Be’ proprio nulla non mi pare: “Comunque vada al Campidoglio, Marchini è dieci spanne sopra Matteo Renzi, se teniamo in primo piano l’interesse nazionale e lo sviluppo equilibrato del paese, oggi in mano a una cricca di banditi che svendono tutto quanto possono.”

  3. giorgio rapanelli scrive:

    I romani – pane e giochi – non meritano il meglio. Avrebbero bisogno di un Caligola, o di un Pol Pot. O di un Prefetto di Ferro dal grilletto facile.
    Censurami, perché sono schizzato.

  4. oscar scrive:

    Nel tuo articolo – in verità alquanto agiografico – ho trovato un’affermazione che mi sembra forte: …sa amministrare .. !
    Cosa Piero, le sue aziende?
    I migliori statisti e amministratori italiani di tutti i tempi (se mai ce ne sono stati) non erano e non sono stati imprenditori.
    ….poi, provenienti dall’edilizia?
    Grande rispetto per gli imprenditori edili. Ci mancherebbe!
    Ma quando si parla del sacco di Roma è luogo comune evocare i palazzinari di tutti i tempi e di tutti i luoghi.
    Un’ultima cosa. Ma tu pensi che Marchini l’abbia scelto Berlusconi? … io penso a chi per lui.
    Chi ha scelto Renzi aveva già in panchina Marchini.
    Credimi. E’ difficile pensare che questo paese si possa ancora salvare. Coraggio, il peggio deve ancora venire.

  5. Pino scrive:

    A valutare da lontano i protagonisti dell’arena politica attuale a me sembra che Tu non sia lontano dalla realtà.

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