Umberto Eco nel Circolo dei Signori

Umberto EcoUmberto Eco, guru della comunicazione, non ama il popolo del web, che ricambia sbertucciandolo

Non fosse per Ansa parrebbe una cyber bufala. Il comunicatore d’Italia scomunica i social media: «…danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli». Umberto Eco, proprio lui. Il popolo del web lo ha coperto di contumelie.
Questa reazione non vi fu quando, tempo addietro, Antonio Ricci, guru della tivvù, fu ben più caustico che Eco: «Fa diventare ciechi. Internet è una gigantesca pippa di massa, un onanismo transcontinentale» spargendo tuttavia ironia, invece assente in Eco, il quale, storicizzando astiosamente il fenomeno, appare anzi vessillifero d’una tesi reazionaria, aleggiante fra la rivoluzione industriale e la prima guerra mondiale: “I signori parlano, i cafoni tacciano”.
Chi può ricordare – Eco ne parrebbe anagraficamente idoneo –  converrà che, non il bar dello sport, bensì il “Circolo” (sotto varie specie: Unione, dei Signori, dei Nobili, della Cultura, ecc.) ospitò i futili conversari della classe dominante. Per i rimanenti vi fu l’osteria e le sue sbronze, con imprecazioni e frustrazioni da sbollirsi in camera di sicurezza coi carabinieri oppure a casa, con una dormita o picchiando l’incolpevole compagna, ovvero con le possibili combinazioni di tutto ciò. La necessità d’altri modi di comunicare fu testimoniata dalle Camere del Lavoro, dalle Case del Fascio o dagli oratori, con dialettiche note, ben prima del postfascista democristiano bar dello sport.
Ricci, irriverente e crudo, appare più vero di Eco. Si direbbe, a sentire Eco, che la classe dominante ghettizzi il web come un tempo l’osteria: ti inebri nel social network, discuti virtualmente, lasciando nel limbo dell’irrisolto montagne di problemi. Prima o poi potrebbero destarsi le coscienze degli avventori inebriati, convincendosi che il circolo dei signori sia stato rifondato per mano di quelli come Eco, facendo loro rimpiangere l’aborrito bar dello sport.
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Informazioni su Piero Laporta

Dal 1994, osservate le ambiguità del giornalismo italiano (nel frattempo degenerate) Piero Laporta s’è immerso nella pubblicistica senza confinarsi nei temi militari, come d'altronde sarebbe stato naturale considerando il lavoro svolto a quel tempo, (Ufficio Politica Militare dello Stato Maggiore della Difesa). Ha collaborato con numerosi giornali e riviste, italiani e non (Libero, Il Tempo, Il Giornale, Limes, World Security Network, ItaliaOggi, Corriere delle Comunicazioni, Arbiter, Il Mondo e La Verità). Ha scritto “in Salita, vita di un imprenditore meridionale” ed è coautore di “Mass Media e Fango” con Vincenzo Mastronardi, ed. Leonardo 2015. (leggi qui: goo.gl/CBNYKg). Il libro "Raffiche di Bugie a Via Fani, Stato e BR Sparano su Moro" ed. Amazon 2023 https://shorturl.at/ciK07 è l'inchiesta più approfondita e documentata sinora pubblicata sui fatti del 16 Marzo 1978. Oggi, definitivamente disgustato della codardia e della faziosità disinformante di tv e carta stampata, ha deciso di collaborare solo con Stilum Curiae, il blog di Marco Tosatti. D'altronde il suo più spiccato interesse era e resta la comunicazione sul web, cioè il presente e il futuro della libertà di espressione. Ha fondato il sito https://pierolaporta.it per il blog OltreLaNotizia. Lingue conosciute: dialetto di Latiano (BR) quasi dimenticato,, scarsa conoscenza del dialetto di Putignano (BA), buona conoscenza del palermitano, ottima conoscenza del vernacolo di San Giovanni Rotondo, inglese e un po' di italiano. È cattolico; non apprezza Bergoglio e neppure quanti lo odiano, sposatissimo, ha due figli.
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