Lodo Moro, la verità dello 007 che lo negoziò

aldomoroLodo Moro, il patto Moro-Arafat: l’Italia evitò le bombe ma USA e Gran Bretagna erano furibondi. Lo svela uno 007 italiano 

Rieccolo, il tormentone “lodo Moro”, come ad ogni anniversario della morte dello statista. Che cos’è il Lodo Moro? Il giudice Carlo Mastelloni, intervistato da La Stampa, ha un’idea precisa: «Era un accordo non scritto, che si è andato affinando nel tempo. Qualcosa del genere lo siglarono anche i francesi. Il nostro, però, era più articolato: prevedeva, in cambio della non belligeranza dei palestinesi contro [cryout-pullquote align=”right” textalign=”justify” width=”25%”]liberoIntervista, Libero 30 maggio 2016[/cryout-pullquote]l’Italia, sostegno politico nelle sedi internazionali e molti aiuti materiali. Mi risultano consegne di armi, nascoste dietro il sistema delle triangolazioni, e poi camion, ospedali, soldi, borse di studio per i loro studenti, i quali peraltro tutto facevano meno che studiare, libero transito per il nostro territorio di armi e di combattenti. L’accordo prevedeva anche la liberazione di terroristi palestinesi nel caso la polizia li avesse arrestati».
È vero? È falso? Ascoltiamo uno che conosce la materia di prima mano.
Il generale Armando Sportelli è stato un agente segreto operativo al massimo livello, non un passacarte, per intenderci. Ha concluso onorevolmente la carriera a metà degli anni ’80, da dirigente di vertice del SISMI. Quando l’Italia contava qualcosa nel Mediterraneo, egli tenne le fila dei rapporti con Olp, Mossad, servizi iraqeni, egiziani, libici nonché con i servizi statunitensi e inglesi nel Mediterraneo. Come tutti i bravi agenti, non ha la faccia da 007, piuttosto lo si direbbe un professore di storia in pensione, dall’ottima memoria e una quantità di ricordi da inanellare. Il celebre colonnello Stefano Giovannone fu alle dipendenze del generale Sportelli.

Generale, sui giornali ritorna il lodo Moro. Che cos’è? È esistito, sì o no?

Fu un accordo politico con l’Olp di Yasser Arafat. Il servizio fu sollecitato da Aldo Moro, ministro degli Esteri. Incaricai il colonnello Giovannone per i primi contatti, seguendone gli sviluppi, intervenendo direttamente quando si rese necessario. Giovannone fu alle mie dirette dipendenze finché non lasciò l’incarico di capo centro a Beirut, nell’autunno 1981.

Può spiegare una volta per tutte che cos’è il lodo Moro?

Certo, non è affatto un segreto. Il “Lodo Moro” fu un accordo politico fra Olp e Italia, che Aldo Moro volle fin dal 1971, affinché gli uomini di Arafat non facessero attentati in Italia. Noi offrimmo in cambio appoggio politico affinché l’Olp fosse riconosciuta dalla Comunità Economica Europea. Questa fu l’unica moneta di scambio. Non capisco questi “scoop”: la verità sul lodo Moro l’ho testimoniata più volte davanti alla magistratura; non c’è nulla di segreto.

Il giudice Mastelloni sostiene che l’Olp ebbe mano libera, grazie al lodo Moro, per una quantità di azioni illegali, dal trasporto di armi ed esplosivi agli attentati…

Non fu concesso nulla di tutto questo all’Olp. L’accordo, stipulato sulla parola da Giovannone con Yasser Arafat, lo ripeto con Yasser Arafat e non con altri, non previde alcuna immunità. La contropartita all’Olp arrivò col Vertice della Comunità Europea (CEE) di Venezia, il 12-13 giugno 1980, che riconobbe ai palestinesi il loro diritto all’autodeterminazione. La CEE – attraverso l’Italia – avviò il dialogo euro-arabo, strategico per gli approvvigionamenti energetici.

[cryout-pullquote align=”left” textalign=”justify” width=”33%”]Le responsabilità della decandenza dell’Italia sono nelle cerchie che disinformano sul lodo Moro e su coloro che danno credito a costoro per le più inconfessabili ragioni (P. Laporta)[/cryout-pullquote]

Generale, in cambio della sicurezza di non subire attentati, la “dichiarazione di Venezia” appare poca cosa.
Al contrario, fu importantissima per Arafat. Fino alla “Dichiarazione di Venezia”, Arafat era un bandito e l’Olp la sua accozzaglia. Dopo il 13 giugno 1980, furono legittimati a livello internazionale. Senza quel riconoscimento, oggi l’indipendenza della Palestina sarebbe una chimera.

Lei esclude la “man salva” per l’OLP, altri tuttavia potrebbe averla concessa a sua insaputa.

Nel merito, ebbi stretti rapporti con Arafat, verificando il negoziato passo dopo passo. La Dichiarazione di Venezia fu una contropartita gradita e del tutto soddisfacente per loro. Nel metodo, solo dei governanti stupidi avrebbero garantito immunità all’Olp in Italia. Noi non eravamo sprovveduti, tanto meno Aldo Moro. Non aveva senso né tecnicamente né politicamente concedere immunità perché avremmo legato le nostre sorti ai capricci altrui. D’altronde Arafat non ebbe mai alcun interesse a mettere in difficoltà l’Italia, paese amico. Basti ricordare che quando lasciò Beirut, nel 1982, volle la protezione del contingente italiano, comandato dal generale Franco Angioni.

Eppure Mastelloni non è il solo a sostenere che il lodo funzionò proprio così: voi palestinesi fate quel che vi pare contro gli ebrei, ma lasciate in pace gli interessi italiani.
Se carabinieri, polizia o servizi avessero favorito reati vi sarebbe stato un diluvio di processi. Allora spieghino come s’è realizzata tecnicamente tale immunità. Sa, dopo tutto occorre dare ordini al brigadiere e all’ispettore che sudano in strada e non sanno nulla di accordi internazionali. Il politico che si fosse assunto la responsabilità di concedere l’immunità ai palestinesi, doveva essere certo che carabinieri e polizia, informati dell’accordo, fossero coordinati tempestivamente, attuandolo e, si badi, violando la legge, mentre l’Olp scorrazzava. È ridicolo. Sarebbe stato un segreto di pulcinella. Veda le cronache: nel 2008, durante l’estate, furono lanciate le prime polpette avvelenate sul Lodo Moro, cioè trent’anni dopo la sua morte. Basta questo enorme ritardo a qualificarla come bufala. Occorre ripeterlo: un suicidio politico strategico, questo sarebbe stato.

Mastelloni ricorda che Mario Moretti trasportò armi palestinesi per le Brigate Rosse, così come Daniele Pifano trasportava missili. La fecero franca ambedue. Come lo spiega?

Non sono io a dovere delle spiegazioni su queste vicende. Mario Moretti, nel 1979 è il capo delle Brigate Rosse, prelevò armi ed esplosivi dall’FPLP, controllato da Abu Abbash che non rispondeva a Yasser Arafat. In quanto alla cattura di Saleh Abu Anzeh, assieme a Daniele Pifano e altri di Autonomia Operaia, avvenne mentre trasportavano missili SAM-7 Strela (missili contraerei, NdR). Quel trasporto fu per conto del FPLP.
E visto che ci siamo, le ricordo che la bufala del “lodo Moro tana salva tutti” è sparata per la prima volta sul Corriere della sera nel 2008 da Bassam Abu Sharif, del FPLP.
 
I trasporti quindi ci furono, generale; è pertanto difficile negare l’immunità che Mastelloni ha richiamato.
Ah, sì? Moretti e Pifano trasportarono armi dell’FPLP, che non è l’Olp. Se altri, non conoscendo la nebulosa palestinese, ne discetta, non so che farci. L’immunità dell’FPLP non deve essere spiegata da carabinieri, polizia o servizi segreti. Moretti trasportò le armi del FPLP e la magistratura lo perseguì lievemente mentre dette addosso ai servizi italiani. Il capo delle BR vive da tempo agiatamente e libero. In quanto a Saleh e Pifano. Erano anche queste armi del FPLP. I due furono catturati con un’operazione dei carabinieri, concepita autonomamente. Ambedue i terroristi furono liberati, non dai carabinieri e neppure dai servizi. Quindi chi dette l’immunità a chi? Di certo, non i servizi italiani né i carabinieri. Chiedetelo a Mastelloni.
 
Generale, qualcosa non quadra. L’Italia fece l’accordo con Arafat per stare sicura. Eppure quegli anni furono terribilmente cruenti a causa del terrorismo. Ma insomma il lodo funzionò, sì o no?
Andiamo con ordine. Il lodo è un accordo internazionale, col quale si dà e si prende. Noi prendevamo sicurezza da Arafat e davamo appoggio politico all’Olp nella comunità Europea. Questo funzionò. Sfido chiunque a dimostrare che Arafat ci abbia mai danneggiato dopo quel lodo. Quell’accordo però non coinvolse l’FPLP, come abbiamo già detto. Fu inoltre stipulato senza chiedere il permesso a Israele, agli Usa o alla Gran Bretagna; sa nel Mediterraneo contano tutt’ora, mi pare, ma a quel tempo noi eravamo molto indipendenti e molto abili.
 
Sta dicendo che il lodo urtò delle suscettibilità?
Più d’una. Washington e Londra erano furibondi, ci rinfacciarono di non averli consultati, come fosse stato un dovere tradito da parte nostra.
 
E gli Israeliani? Dubito che abbiano brindato per la stipula del patto.
Furono molto contrariati, è vero, ma non ebbero reazioni scomposte. Anzi, ci fecero sapere che comprendevano: stavamo seguendo l’interesse nazionale. Essi del resto sono negoziatori spregiudicati. Proprio perché non concedemmo alcuna immunità, la stretta osservanza politica dell’accordo non poteva esserci contestata. Vede, ora che mi fa pensare, asserire che il lodo consentisse l’immunità per le stragi contro gli ebrei, pone in capo al Mossad un movente per l’uccisione di Moro.
 
È una mela avvelenata?
Non commento
 
[cryout-pullquote align=”right” textalign=”justify” width=”33%”] Le Brigate Rosse e quant’altri vollero la morte di Aldo Moro – Berlinguer, Cossiga e Andreotti in testa – nascosti dietro l’alibi “intransigenza”, erano schierati oggettivamente con gli USA e la Gran Bretagna (P.Laporta) [/cryout-pullquote]

Alcuni membri della Commissione Moro hanno trovato documenti che attestano accordi sia con Gheddafi fin dal 1971, sia con l’FPLP
Non mi meraviglia né l’una né l’altra cosa. Noi abbiamo realizzato accordi con Gheddafi che altri hanno tentato ma hanno fallito. Quegli accordi erano nell’interesse nazionale. E mi pare che l’attuale condizione della Libia lo testimoni. In quanto a un accordo con l’FPLP dopo il 1979, due osservazioni. Innanzi tutto Moro non c’entra nulla perché morì il 9 maggio 1978, a meno che l’accordo non sia stato stipulato con una seduta spiritica. Inoltre, Bassam Abu Sharif, dell’FPLP, nell’intervista al Corsera del 14 agosto 2008 svela un accordo fra Italia e FPLP dopo il vertice di Venezia del 1980. Bastava leggere il giornale: è uno scoop di otto anni fa.
 
È possibile che il FPLP abbia stipulato un accordo all’insaputa di Arafat? Con chi?
Capo del FPLP fu Abu Abbash, caparbiamente autonomo rispetto a Yasser Arafat, il quale fu per i palestinesi come Tito per gli jugoslavi. Abbash violò gli accordi stipulati da Arafat? Non finché Moro visse. Un altro leader palestinese, Abu Nidal, fu condannato a morte da Yasser Arafat quando cercò di vulnerarne la leadership.
 
Abu Nidal, quello sospettato della strage alla sinagoga romana del 1982?
Molto, molto più che sospettato. Indagai personalmente sull’attentato. Quel commando sembrò venuto e tornato dal buio, agenti operativi del tutto ignoti. La polizia ebbe informazioni intossicate che conducevano all’Olp; gli israeliani concordavano con me che l’Olp non c’entrava. La strage della Sinagoga fu emblematica. Il commando di Abu Nidal fu abile, ma anche ben protetto da qualcuno certamente lontano da Arafat, dai servizi italiani e dal Mossad. Non ho mai escluso che volessero metterci gli uni contro gli altri. Se fossero riusciti, il lodo Moro, quello vero, sarebbe saltato.
 
Generale, perché allora si continua con le bufale ancora oggi, perché proprio in questo momento?
Superficialità? Voglia di mettersi in mostra? Oppure piace parlare del terrorismo passato piuttosto che interrogarsi su quello incombente. D’altronde confido che la magistratura indaghi sul terrorismo di oggi con efficacia e tempestività maggiori di quanto poté fare per quello di ieri, magari verificando che fra l’uno e l’altro non si celino vecchie complicità e tratti comuni.

^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Qualunque sito o blog può pubblicare liberamente metà dell’articolo se e solo se rimanda per la lettura completa alla pagina originale 

Lodo Moro, la verità dello 007 che lo negoziò

Differenti utilizzi dei contenuti di questo sito sono consentiti solo col consenso dell’autore. Le foto di questo sito vengono in larga misura da Internet, valutate di pubblico dominio. Se i soggetti fotografici o gli autori non fossero d’accordo, lo segnalino a info@pierolaporta.it e si provvederà alla immediata rimozione delle immagini.

Informazioni su Piero Laporta

Dal 1994, osservate le ambiguità del giornalismo italiano (nel frattempo degenerate) Piero Laporta s’è immerso nella pubblicistica senza confinarsi nei temi militari, come d'altronde sarebbe stato naturale considerando il lavoro svolto a quel tempo, (Ufficio Politica Militare dello Stato Maggiore della Difesa). Ha collaborato con numerosi giornali e riviste, italiani e non (Libero, Il Tempo, Il Giornale, Limes, World Security Network, ItaliaOggi, Corriere delle Comunicazioni, Arbiter, Il Mondo e La Verità). Ha scritto “in Salita, vita di un imprenditore meridionale” ed è coautore di “Mass Media e Fango” con Vincenzo Mastronardi, ed. Leonardo 2015. (leggi qui: goo.gl/CBNYKg). Il libro "Raffiche di Bugie a Via Fani, Stato e BR Sparano su Moro" ed. Amazon 2023 https://shorturl.at/ciK07 è l'inchiesta più approfondita e documentata sinora pubblicata sui fatti del 16 Marzo 1978. Oggi, definitivamente disgustato della codardia e della faziosità disinformante di tv e carta stampata, ha deciso di collaborare solo con Stilum Curiae, il blog di Marco Tosatti. D'altronde il suo più spiccato interesse era e resta la comunicazione sul web, cioè il presente e il futuro della libertà di espressione. Ha fondato il sito https://pierolaporta.it per il blog OltreLaNotizia. Lingue conosciute: dialetto di Latiano (BR) quasi dimenticato,, scarsa conoscenza del dialetto di Putignano (BA), buona conoscenza del palermitano, ottima conoscenza del vernacolo di San Giovanni Rotondo, inglese e un po' di italiano. È cattolico; non apprezza Bergoglio e neppure quanti lo odiano, sposatissimo, ha due figli.
Questa voce è stata pubblicata in polis. Contrassegna il permalink.

12 risposte a Lodo Moro, la verità dello 007 che lo negoziò

  1. Cristina scrive:

    Sì, ma intanto la terza Commissione Moro ha secretato integralmente l’ audizione di Armando Sportelli avvenuta il 16/5/2017. Quindi ci sono cose che non possono essere riferite e, con ogni evidenza, l’interessato (Sportelli) mantiene il riserbo e riferisce nelle interviste, ciò che può riferire, nulla di più.

  2. stefano rolando scrive:

    La nostra democrazia ha talmente tanti limiti che sarei disposto a barattarla in cambio di una serie di verità su cui mi arrovello da anni,cominciando da Kennedy…ma se questa mia operazione andasse in porto ne uscirebbe un’altra di democrazia,molto più compiuta,che sarebbe magari meglio accettata quando ci venisse in mente di esportarla,cosa che ora non mi sembra.

  3. Alessandro Gentili scrive:

    Troverei assolutamente normale -lo riterrei anzi un sacrosanto dovere- il fatto che chi governa un paese civile e democratico possa accordarsi con realta’ non istituzionali comunque in grado di condizionare la vita del paese stesso. Tutte le argomentazioni contrarie cadono come castelli di sabbia se si pensa per un attimo che tutti gli stati hanno e impiegano i cosidetti servizi segreti. E non per giocare a briscola!
    Quindi non ho nulla da ridire sul lodo moro come nessuno dovrebbe recriminare sull’ ormai famigerato accordo stato-mafia. Un paese come il nostro che introduce nel proprio ordinamento un istituto barbarico, schifoso e ributtante come quello dei collaboratori di giustizia osa scandalizzarsi se un governo possa essere costretto ad accordarsi con qualche esponente della criminalita’. Ma per favore!

  4. Federico Dezzani scrive:

    Con la morte di Aldo Moro, la cacciata di Santovito dalla direzione del SISMI a l’avvento di Lugaresi, cambia lo spartito… I servizi segreti italiani diventano una succursale del Mossad, che in Italia farà il bello ed il cattivo tempo. La strage alla Sinagoga romana entra già in questa fase…

  5. Renzo Romano scrive:

    Armando Sportelli è persona seria e leale servitore dello Stato. Ce ne fossero! Non dubito di una sola parola. Le bufale sono materia quotidiana: trattiamole come tali! Comprese quelle “magistrali”.

    • Piero Laporta scrive:

      Impazzano cosiddetti “esperti” che hanno gabellato aria fritta per oro colato sul “lodo Moro”, fra questi un magistrato celebre per aver chiuso le sue inchieste dopo essere andato in pensione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *