Come Siamo Diventati Schiavi della UE – Settima Parte

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Dopo l’Africa, Parigi vuole prendersi l’Italia. L’Eliseo tiene sotto scacco il Continente nero col franco africano. Noi vuole dominarci attraverso l’euro. Il bottino è ricco: siamo secondi al mondo per risparmio privato, siamo terzi per le riserve auree. L’immigrazione è l’arma per piegarci

Altri importanti eventi seguirono quelli del 1992: Tangentopoli, il G8, l’11 settembre, la grande crisi del 2008, le dimissioni di papa Benedetto XVI, l’elezione controversa di Bergoglio, una quantità di guerre, le primavere mussulmane, le tensioni in e con la Russia… Brillano il 2011 e la caduta di Silvio Berlusconi, l’uccisione di Muammar Gheddafi e l’ascesa di Mario Monti.

[cryout-pullquote align=”left” textalign=”justify” width=”33%”]Settimo di otto articoli, pubblicato su La Verità il 24 Agosto 2018[/cryout-pullquote]

Poi si parlò di «colpo di Stato», come a Mosca nel 1991, con altrettanta fumosità. Il Cavaliere, «vittima del golpe »? Suvvia, alla prova dei fatti non difese il proprio governo e neppure gli interessi nazionali, lasciandoci nelle mani di Mario Monti, insediato a Palazzo Chigi da Giorgio Napolitano, seguendo il principio di Charles-Maurice de Talleyrand :«La politica non è altro che agitare il popolo prima dell’uso»; popolino agitato dalla grande stampa, dai bankster e, neanche a dirlo, dalla letterina della Commissione Ue.

Berlusconi mancò al dovere di impedire a Napolitano di riunire il Consiglio supremo di difesa, di impedire a Ignazio La Russa, ministro della Difesa, di partecipare a quell’oltraggio alla Costituzione, sbracando davanti alla Francia. Bombardarono Gheddafi, l’alleato con il quale avevano sottoscritto un trattato solo sei mesi prima. Bombardarono, costoro, i nostri interessi strategici, in spregio al Parlamento, i cui componenti, invece di sollevarsi, pensarono al proprio vitalizio, salvo ora paventarne i tagli. Codardia passata.

Mentre i generali italiani lasciavano volare indisturbati i bombardieri francesi sul territorio italiano per colpire Gheddafi, fu chiaro che il governo e le autorità istituzionali italiane, civili e militari, agivano da fedeli vassalli del governo sovrano di Parigi, esattamente come i vassalli dell’Africa francofona. Questi aggiogati con il franco africano, noi con l’euro franco prussiano.

Avete capito bene: la Francia stampa moneta in Africa, la stampa con parità fissa sull’Euro fuori dal controllo della BCE. In altre parole stampa Euro!  Una sporcizia vecchia, risalente all’immediato dopoguerra, ignorata da troppi. Il 65% delle riserve di valute dei Paesi africani francofoni – tranne Algeria e Tunisia – sono nella Banca centrale francese, sotto il controllo del ministero delle Finanze di Parigi dal 1961. Togo, Benin, Burkina Faso, Guinea Bissau (ex colonia portoghese) , Costa d’Avorio, Mali, Niger, Senegal, Togo, Camerun, Repubblica Centrafricana, Ciad, Congo Brazzaville, Guinea Equatoriale (ex colonia spagnola) e Gabon sono sotto il tacco francese: pagano il pizzo sui contratti di forniture, sulle esportazioni, su ogni centesimo del loro Pil, adottano il franco della Comunità finanziaria d’Africa (Fca), stampato a Parigi.

La Francia succhia da questi popoli 500 miliardi di euro ogni anno. Secondo talune fonti la cifra è doppia. I governanti delle colonie hanno due opzioni. Se dissentono, muoiono: per infarto, per incidente aereo, per un colpo di Stato… Se obbedisco, vivono da satrapi. Le loro popolazioni? Povere e disperate, sono sollecitate a migrare. Se rimanessero monterebbe una violenza irresistibile e crescente almeno dal 2000, quando allo sfruttamento francese si è aggiunto quello cinese. Devono dunque emigrare. Dove? Vorrebbero andare in Francia o, se possibile, in Germania, persino nell’Euro pa del Nord, ricca e felice, magari a Bruxelles, in Belgio, ex Paese coloniale dove si parla francese. Dopo tutto si sentono affini, quasi mitteleuropei, francesi per cultura e lingua dopo un secolo di sfruttamento. La Francia, la Germania e l’Ue preferiscono che rimangano in Italia.

Il governo francese ha schierato al confine con Ventimiglia i peggiori scherani che mai si sono visti dai tempi di Vichy. Per 70 anni, dal Manifesto di Ventotene, ci dissero che «nazione» è una bestemmia, invece «europeismo» è la medicina. Oggi è chiaro: nazione è una bestemmia, a meno che non sia «nazione francese» e «nazione tedesca». Se qualche africano vuole abbeverarsi direttamente alla fonte della cultura francese, deve fermarsi nel lager di Ventimiglia.

Il franco delle colonie francesi d’Africa (Fcfa), oggi detto della comunità finanziaria d’Africa (Fca), fu l’esito coloniale degli accordi di Bretton Woods, a partire dal 26 dicembre 1945. Caduti quegli accordi, il 15 agosto 1971, per la Cfa non mutò nulla. Le banche centrali africane sono tuttora sotto la sovranità francese, con il cambio fisso sulla divisa europea. La piena convertibilità con l’euro è garantita dal Tesoro francese, con un fondo comune di riserva di moneta estera, cui partecipa tutta la Cfa, con il 65% delle riserve depositato presso il Tesoro francese, garante del cambio monetario.

Prima dell’euro, il franco Cfa mantenne la parità rispetto al franco francese. Introdottosi l’euro, il franco Cfa è fissato alla nuova valuta, sotto l’esclusivo controllo della Banca di Francia e non della Banca centrale europea. In altri termini, la Francia sovranista cura i propri interessi con la valuta delle colonie africane e con quella delle colonie europee.

Questa condizione francese apparentemente forte, tracotante, è in realtà il tallone d’Achille dell’impero franco prussiano. Francesi e tedeschi lo sanno bene. Per tale motivo devono tenerci sotto il tacco, trovando sponda nella dirigenza del Partito Democratico, così come in precedenza – in misura meno avvertibile – la trovarono nella dirigenza del Partito socialista italiano e in frazioni importanti della Democrazia cristiana e del Partito comunista italiano. Aldo Moro, per capirci, è morto a Parigi prima ancora che gli sparassero a Roma.

L’oppressione franco tedesca, come qualunque dominio illegale, deve crescere incessantemente; se si arresta è destinata a soccombere alla reazione dei dominati. La crescita incontrollata di tale dominio l’ha reso tuttavia avvertibile anche da quanti si illudevano fino a pochi mesi fa che l’arroganza franco tedesca fosse fisiologica. Parigi e Berlino non possono tornare indietro, non possono fermarsi, ora devono puntare al bottino grosso. Spogliare la Grecia fu uno scherzo: aeroporti, qualche isola, industrie zero, terre poche, risparmi privati ridicoli, Pil inferiore alla Brianza. Bastò un boccone, eppure se i greci fossero stati ben guidati avrebbero potuto farcela.

Spogliare l’Italia è più complicato. Un capitale enorme, tanto appetibile quanto arduo da ingoiare. Siamo secondi al mondo per risparmio privato, primi per abitazioni di proprietà. Abbiamo terreni di pregio e coste meravigliose. Biodiversità superiore alla somma di tutti gli altri Paesi europei. Abbiamo la terza riserva aurea al mondo. Fummo la quinta potenza industriale al mondo prima dell’euro, siamo l’ottava oggi. Il made in Italy è ancora oggi il marchio numero uno al mondo, davanti alla Coca cola. Il patrimonio artistico è di gran lunga superiore a quello del resto del mondo. Con il 1992 e quanto è seguito, Francia e Germania, più qualche fondo americano, cinese e arabo hanno fatto la spesa da noi a «paghi uno e prendi quattro». Tutto il lusso e la grande distribuzione sono passati ai francesi insieme ai pozzi libici, da Eni a Total. Il sistema bancario è passato ai francesi insieme all’ali – mentare. I tedeschi si sono presi la meccanica e il cemento. Gli indiani l’acciaio. I cinesi hanno quote di Terna e tutto Pirelli agricoltura. Se ne sono andate Tim, Telecom, Giugiaro, Pininfarina, Pernigotti, Buitoni, Algida, Gucci, Valentino, Loro Piana, Agnesi, Ducati, Magneti marelli, Italcementi, Parmalat, Galbani, Locatelli, Invernizzi, Ferretti yacht, Krizia, Bulgari, Pomellato, Brioni, Valentino, Ferrè, la Rinascente, Poltrona Frau, Edison, Saras, Wind, Ansaldo, Fiat ferroviaria, Tibb, Alitalia, Merloni, Cartiere di Fabriano…..

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Che cosa manca? Sono rimasti le case e i risparmi degli italiani, poche industrie, i fondi pensione. Ora vogliono questo. Paolo Savona – dichiaratamente contrario a questo – fu ricusato da Sergio Mattarella, con il plauso franco tedesco. Come possono rapinarci? Il sistema è sempre il medesimo: creare il caos per imporre il proprio ordine, uccidendo, calunniando, rovinando, indagando chiunque si opponga: Enrico Mattei, Giovanni Leone, Aldo Moro, Benedetto XVI, Paolo Savona, Matteo Salvini, Luigi Di Maio…

Un tempo bastò attizzare «gli opposti estremismi» e prezzolare qualche banchiere. Oggi devono operare su scala più vasta e più subdola: l’immigrazione incontrollata è l’arma perfetta, disarticola il sistema socio politico italiano, allenta la tensione in Africa, prepara la strada a una nuova discesa dei barbari al di qua delle Alpi, annunciati dalla Trojka, per conquistare il bottino italiano, beninteso in nome dell’Unione europea e della solidarietà. www.pierolaporta.it (7. Continua)

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Informazioni su Piero Laporta

Dal 1994, osservate le ambiguità del giornalismo italiano (nel frattempo degenerate) Piero Laporta s’è immerso nella pubblicistica senza confinarsi nei temi militari, come d'altronde sarebbe stato naturale considerando il lavoro svolto a quel tempo, (Ufficio Politica Militare dello Stato Maggiore della Difesa). Ha collaborato con numerosi giornali e riviste, italiani e non (Libero, Il Tempo, Il Giornale, Limes, World Security Network, ItaliaOggi, Corriere delle Comunicazioni, Arbiter, Il Mondo e La Verità). Ha scritto “in Salita, vita di un imprenditore meridionale” ed è coautore di “Mass Media e Fango” con Vincenzo Mastronardi, ed. Leonardo 2015. (leggi qui: goo.gl/CBNYKg). Il libro "Raffiche di Bugie a Via Fani, Stato e BR Sparano su Moro" ed. Amazon 2023 https://shorturl.at/ciK07 è l'inchiesta più approfondita e documentata sinora pubblicata sui fatti del 16 Marzo 1978. Oggi, definitivamente disgustato della codardia e della faziosità disinformante di tv e carta stampata, ha deciso di collaborare solo con Stilum Curiae, il blog di Marco Tosatti. D'altronde il suo più spiccato interesse era e resta la comunicazione sul web, cioè il presente e il futuro della libertà di espressione. Ha fondato il sito https://pierolaporta.it per il blog OltreLaNotizia. Lingue conosciute: dialetto di Latiano (BR) quasi dimenticato,, scarsa conoscenza del dialetto di Putignano (BA), buona conoscenza del palermitano, ottima conoscenza del vernacolo di San Giovanni Rotondo, inglese e un po' di italiano. È cattolico; non apprezza Bergoglio e neppure quanti lo odiano, sposatissimo, ha due figli.
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2 risposte a Come Siamo Diventati Schiavi della UE – Settima Parte

  1. Romano Carafoli scrive:

    Otto articoli uno più interessante dell’altro
    . Incisivi e graffianti .
    Ora però resi edotti ( fatti che solo in piccola parte conoscevo) cosa possiamo fare ?
    Politici ” inefficienti ” , deboli di morale e senso dello stato ci lasciano allo sbando .
    USIAMO LA RETE . Condividete,condividete, gente

    Un grazie sentito al generale Piero

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