Carabiniere: 200 e non li dimostra

carabiniere monumentoDuecento anni del Carabiniere, più protagonista che mai.

Dal dopoguerra sono stati innumerevoli gli sforzi, pure intensi, per annacquarne la natura militare, per mettere il Carabiniere al servizio di questo o quell’altro potentato, infine di farne un tutt’uno con la polizia di stato, invano.

Si è sviluppato intanto un dibattito surreale nel corso del quale è affiorata la volontà di snaturare una figura che tuttavia funziona, il Carabiniere, mentre nel rimanente mondo militare – nell’Esercito in particolare e molto meno nella Marina e nell’Aeronautica – è affiorata l’incapacità di comprendere che cosa davvero distingua il Carabiniere.

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Col crescere della Guardia di Finanza – per tutt’altre e meno commendevoli ragioni – e di altri corpi armati, come forestali, penitenziari e guardacoste, il cittadino contribuente è progressivamente consapevole d’un fatto incontrovertibile: il Carabiniere è indispensabile, costa molto meno, rende molto di più rispetto ai rimanenti e non presenta petecchie infettive comparse altrove.

Le ragioni del forte legame col popolo e della terribile efficienza del Carabiniere sono nella preparazione tecnica profonda dei quadri, nella selezione spietata dei leader  e soprattutto nella capacità di rinnovarsi nella tradizione.

Il tentativo di letture distorte di questa verità non regge alla prova dei fatti. L’ultimo libro del pur ottimo Fabio Mini (I Guardiani del Potere, ed. Il Mulino) presenta il distacco del Carabiniere dallEsercito come frutto d’una congiura di palazzo. E’ possibile, ma la congiura, se c’è stata, ha portato un esito migliore dell’antefatto e certamente adeguato ai tempi. Sicché non mi sono stupito, durante la lettura, di rammentare un’osservazione propostami tanti anni fa:”Fra i generali dei Carabinieri vi sono molte personalità eccezionali, taluni sono anche manigoldi travestiti da gentiluomini, fessi tuttavia non se ne sono mai visti”. E  mi pare che non se ne vedano tuttora; occorre tenerne conto nelle analisi.

A partire dal 1992 fu evidente che l’Esercito non era in grado né di fronteggiare la temperie in cui entrava il paese né d’assicurare al Carabiniere una credibile gerarchia di comando. Il risultato fu inesorabilmente indirizzato al distacco del Carabiniere da un Esercito tutt’ora spesso privo di identità, tutt’al più incline ai lavori ancillari per le polizie, per consentire loro di andare in vacanza, come fu a partire dai “Vespri Siciliani”.

Quanti hanno l’età ricordano che il generale Giovanni De Lorenzo, ingegnere e artigliere di vaglia – era un altro Esercito – portò il Carabiniere nel mondo moderno, dotandolo della migliore tecnologia e di autonomia amministrativa dall’Esercito, a costi convenienti rispetto agli sciali precedenti.

Un altro comandante sta lasciando un’impronta indimenticabile: è quello attuale, il generale Leonardo Gallitelli, il quale traghettando il Carabiniere verso i prossimi 200 anni ha dimostrato sagacia, lungimiranza e perfetta conoscenza del Palazzo. Chi lo detesta gli fa carico d’una ambizione smisurata; quella dimostrata sinora ha dato buoni esiti, tuttavia, come quel monumento davanti al Quirinale, cinque metri di storia nel bronzo, una risposta a quanti invocano la smilitarizzazione o peggio ancora il rimescolamento con altri innumerevoli, inefficienti e talvolta nebulosi corpi di polizia.  

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Informazioni su Piero Laporta

Dal 1994, osservate le ambiguità del giornalismo italiano (nel frattempo degenerate) Piero Laporta s’è immerso nella pubblicistica senza confinarsi nei temi militari, come d'altronde sarebbe stato naturale considerando il lavoro svolto a quel tempo, (Ufficio Politica Militare dello Stato Maggiore della Difesa). Ha collaborato con numerosi giornali e riviste, italiani e non (Libero, Il Tempo, Il Giornale, Limes, World Security Network, ItaliaOggi, Corriere delle Comunicazioni, Arbiter, Il Mondo e La Verità). Ha scritto “in Salita, vita di un imprenditore meridionale” ed è coautore di “Mass Media e Fango” con Vincenzo Mastronardi, ed. Leonardo 2015. (leggi qui: goo.gl/CBNYKg). Il libro "Raffiche di Bugie a Via Fani, Stato e BR Sparano su Moro" ed. Amazon 2023 https://shorturl.at/ciK07 è l'inchiesta più approfondita e documentata sinora pubblicata sui fatti del 16 Marzo 1978. Oggi, definitivamente disgustato della codardia e della faziosità disinformante di tv e carta stampata, ha deciso di collaborare solo con Stilum Curiae, il blog di Marco Tosatti. D'altronde il suo più spiccato interesse era e resta la comunicazione sul web, cioè il presente e il futuro della libertà di espressione. Ha fondato il sito https://pierolaporta.it per il blog OltreLaNotizia. Lingue conosciute: dialetto di Latiano (BR) quasi dimenticato,, scarsa conoscenza del dialetto di Putignano (BA), buona conoscenza del palermitano, ottima conoscenza del vernacolo di San Giovanni Rotondo, inglese e un po' di italiano. È cattolico; non apprezza Bergoglio e neppure quanti lo odiano, sposatissimo, ha due figli.
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