ATAC e ghigliottina

autobus-130222173342_mediumRubati 70milioni coi biglietti ATAC clonati dal gangsterismo politico. Pubblicato un anno fa, questo articolo è tuttora attuale, e lo sarà a lungo.

Banditi assediano Roma, come ogni dove del paese. Hanno anche la faccia tosta – Il Messaggero in prima linea – di zufolare che il bottino servì a “finanziare la politica”, dimenticando che i sontuosi rimborsi elettorali ai partiti sono già sovrabbondanti e dissipati com’è ben noto. Hanno quindi rubato su un tavolo oppure sull’altro, anzi su entrambi.

L’azienda municipalizzata del trasporto urbano romano, ATAC, una SPA con 12mila dipendenti, offre un’immagine desolante anche senza la ruberia milionaria. Oltre 200 milioni di disavanzo annuale, un tasso di produttività inferiore del 30% rispetto al contratto, come emerge nella relazione dell’amministratore delegato, Danilo Broggi, e dell’assessore alla Mobilità, Guido Improta, secondo il quale: “Tra il 2010 e il 2012 l’Atac ha accumulato una perdita di esercizio di 650 milioni”, quasi 800milioni di indebitamento totale.
Il 60% dei bus, con età media di 8 anni, è inefficiente e non esce dai parcheggi. La metropolitana è ammalata del pari: le due linee della Capitale, Metro A e metro B, dispongono solo della metà dei treni che l’azienda acquistò coi nostri soldi.
La stessa relazione ufficiale assicura che la fusione di Atac, Trambus e Metro, avvenuta nel 2010, non ha portato risparmi. Ha causato dunque ulteriori dissipazioni ma non lo dicono.
ghigliottinaLa manutenzione delle linee a Roma costa 1 euro a chilometro, cioè il doppio della media nazionale, pari a 0,54 centesimi. Perché? Occorre un magistrato che agguanti le ditte appaltatrici delle manutenzioni e si faccia spiegare questo arcano. Intanto il deficit sale e le spese di consulenza sono aumentate del 46%.
L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato lo scorso 23 gennaio indicò una grave illegalità del Consiglio Comunale della Capitale che aveva affidato all’ATAC, dal 2013 al 2019 l’intero servizio di trasporto pubblico comunale, violando le regole della concorrenza.
Quale criterio indusse il Comune di Roma a preferire l’ATAC SpA, anziché bandire una gara per l’affidamento al miglior offerente del trasporto pubblico locale? L’efficienza delle ruberie nell’ATAC, oggi non c’è dubbio.
Il sindaco Ignazio Marino oggi si dice parte lesa. Egli dimentica tuttavia che fra i suoi primi atti di governo municipale, varando la gigantesca struttura dirigenziale dell’ATAC, vi è stata la conferma dei cosiddetti manager legati al suo predecessore, Gianni Alemanno, con un occhio di riguardo a quelli provenienti da Trenitalia. E non è stato certo lui a scoperchiare questa cloaca.
Molti addetti ai lavori sono convinti che c’è un piano in atto per fare dell’ATAC uno spezzatino con le parti in deficit accollate al Comune, cioè a noi, quelle produttive a Trenitalia, un altro Leviatano che sarebbe ora di mettere sotto attento esame.
Se un imprenditore ha una SPA e gli mangiano 70milioni all’anno, costui è un fesso se non se ne accorge e i suoi manager (nel caso di Roma, pure super pagati) da sbattere in galera. I padrini politici di questa gentaglia sono gli stessi che vanno  predicando l’inevitabilità delle tasse, la necessità di pagarle e già fanno intendere di voler mettere mano alle pensioni per gonfiarsi ancor più le tasche.
Hanno voglia a urlare contro la magistratura. A ben vedere, è l’unica forma di opposizione rimasta a contrastare questi ladri insopportabili e volgari.
Ho fatto un sogno. Una ghigliottina innalzata sul Campidoglio. Una macchina distributrice di biglietti per la fila. Il boia che… zac.. fa cadere la lama e poi una voce, mentre sul display balena il nuovo numero:”Serviamo il numero… ” e sotto un altro dei super manager super pagati e super ladri. Solo un sogno, dopo tutto, mentre oggi la gente si suicida e non arriva a fine mese.

Pubblicato a novembre 2013, questo articolo è tuttora attuale, e lo sarà a lungo.

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Informazioni su Piero Laporta

Dal 1994, osservate le ambiguità del giornalismo italiano (nel frattempo degenerate) Piero Laporta s’è immerso nella pubblicistica senza confinarsi nei temi militari, come d'altronde sarebbe stato naturale considerando il lavoro svolto a quel tempo, (Ufficio Politica Militare dello Stato Maggiore della Difesa). Ha collaborato con numerosi giornali e riviste, italiani e non (Libero, Il Tempo, Il Giornale, Limes, World Security Network, ItaliaOggi, Corriere delle Comunicazioni, Arbiter, Il Mondo e La Verità). Ha scritto “in Salita, vita di un imprenditore meridionale” ed è coautore di “Mass Media e Fango” con Vincenzo Mastronardi, ed. Leonardo 2015. (leggi qui: goo.gl/CBNYKg). Il libro "Raffiche di Bugie a Via Fani, Stato e BR Sparano su Moro" ed. Amazon 2023 https://shorturl.at/ciK07 è l'inchiesta più approfondita e documentata sinora pubblicata sui fatti del 16 Marzo 1978. Oggi, definitivamente disgustato della codardia e della faziosità disinformante di tv e carta stampata, ha deciso di collaborare solo con Stilum Curiae, il blog di Marco Tosatti. D'altronde il suo più spiccato interesse era e resta la comunicazione sul web, cioè il presente e il futuro della libertà di espressione. Ha fondato il sito https://pierolaporta.it per il blog OltreLaNotizia. Lingue conosciute: dialetto di Latiano (BR) quasi dimenticato,, scarsa conoscenza del dialetto di Putignano (BA), buona conoscenza del palermitano, ottima conoscenza del vernacolo di San Giovanni Rotondo, inglese e un po' di italiano. È cattolico; non apprezza Bergoglio e neppure quanti lo odiano, sposatissimo, ha due figli.
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